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Economia
Mercati, il futuro è un’incognita: ecco dove conviene investire ora

Un rischio sottovalutato è la cattiva lettura dello scenario economico, ad esempio dando eccessiva attenzione a “ciò che farà la Fed” o restando ancorati al presente dove i “rumori di fondo” rischiano di sovrastare i segnali. A tre mesi dalla crisi delle banche regionali, si sono ridimensionate le preoccupazioni, i depositi si sono stabilizzati e, come previsto, è rallentata l’erogazione del credito, una dinamica in stridente contrasto con l’intensa dell’attività creditizia del 2022.

Il rallentamento è particolarmente pronunciato nel settore dei prestiti commerciali e industriali, +0,3% da inizio anno rispetto a +7,8% del 2022 ma rallenta anche il credito al consumo, -0,2% da inizio anno contro +4,5% dello scorso anno. L’impulso al credito è fortemente correlato alla crescita del Pil, soprattutto in sistemi dipendenti in larga parte dal credito bancario e per questo è un segnale rilevante: l’indebolimento dell’impulso al credito prelude al rallentamento dell’attività economica, la Fed ne terrà certamente conto, l’obiettivo di Powell è riportare l’inflazione sotto controllo evitando però l’atterraggio duro dell’economia.

Nel nostro scenario principale resta l’ipotesi di una pausa ma non tagli imminenti: mancano ancora segnali di allentamento del mercato del lavoro, le condizioni generali dell’occupazione sono ancora vivaci, crescono i salari e la disoccupazione è su valori storicamente bassi. Si riconoscono altri segnali nell’andamento del mercato azionario. La concentrazione dell’indice S&P 500 è a livelli storici, le cinque società più importanti ne rappresentano quasi il 20%, le prime dieci il 30%, nel 1985 le prime dieci società rappresentavano poco meno del 20% della capitalizzazione dell’indice.

Tornati sugli scudi grazie alla prossimità della pausa nel ciclo dei tassi e soprattutto per le potenzialità dell’intelligenza artificiale, i titoli della tecnologia sono tornati a guidare il listino. Guardando allo scenario complessivo, all’asimmetria temporale tra un presente brioso e un futuro imperscrutabile, gli investitori dovrebbero valutare la diminuzione dell’allocazione (anche passiva) nelle azioni americane, fortemente concentrate negli indici domestici e sovra rappresentate in quelli globali, e orientarsi verso le piccole e medie capitalizzazioni, l’Europa e i mercati emergenti dove le valutazioni esprimono più ragionevoli rapporti P/E.

*Market Specialist di GAM (Italia) SGR

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