A- A+
Economia
Microchip, la crisi manderà in fumo nel 2021 dai 4 ai 7 milioni di automobili

Un “buco nero” da circa quattro milioni di automobili. Ecco quanto potrebbe costare al mercato dell’automotive, già messo a dura prova dalle terribili conseguenze della pandemia e dei lockdown che ha falcidiato nel 2020 la domanda di quattroruote, la crisi della componentistica nella fornitura dei microchip. La previsione è della società di consulenza globale AlixPartners che ha previsto un “buco” di produzione globale da quattro milioni di automobili e un minor fatturato per l'industria globale di 110 miliardi di dollari. Buco che per la società di ricerca americana dedicata al settore auto, Autoforecast Solutions, potrebbe arrivare addirittura a sette milioni. 

Come dimostrano gli ultimi annunci di ieri da parte dei primi due colossi mondiali delle quattroruote Toyota e Volkswagen, decine di fabbriche che sfornano automobili in tutto il mondo si stanno fermando per la carenza di componenti elettronici. I leader del mercato automotive, che stavano cavalcando la ripresa economica post 2020, non riescono a stare al passo con la richiesta.

Ma com’è iniziata questa forte crisi di questi sofisticati componenti? Tra le cause scatenanti di quello che gli anglofoni chiamano “chip crunch”, c’è proprio la pandemia. Nel 2020 le persone sono state costrette a restare a casa per contenere i rischi di contagio e, come conseguenza molto prevedibile, si sono dovuti adeguare avviando l'acquisto in massa di dispositivi elettronici. Computer per lo smart working e la didattica a distanza, ma anche consolle e altri oggetti di svago. Tutti accomunati dalla presenza di chip, elementi imprescindibili per il funzionamento di qualsiasi gingillo tecnologico.

Questo aumento della domanda registrato lo scorso anno non era stato previsto dalle aziende produttrici, in particolare dalla taiwanese leader di mercato Tsmc, produttori che, anzi, temevano che la domanda sarebbe calata. Poi alcuni incendi nella principali fabbriche di microchip che hanno imposto uno stop agli impianti, fermata che si è protratta poi per i nuovi rischi sanitari legati al diffondersi della variante Delta del Covid. 

Ma vediamo nel dettaglio la situazione delle più grandi case automobiliastiche del mondo.

Volkswagen

Dopo aver fatto sapere a fine aprile di non essere stata in grado di costruire 100.000 auto a causa della carenza di chip, Volkswagen ha appena comunicato che potrebbe dover tagliare ulteriormente la produzione. Il settore auto è alle prese con nuove difficoltà dopo che la ripresa della domanda ha minato le catene d'approvvigionamento a inizio 2021, mentre le epidemie di Covid-19 in Asia hanno influenzato la produzione di chip e le attività presso i porti commerciali.

Toyota

Il colosso nipponico ha annunciato un taglio della produzione del 40% entro settembre. Toyota, infatti, avrebbe dovuto produrre meno di 900 mila auto nel mese di agosto, ma ha ridotto il target a 500 mila unità. Decisione che pesa anche sul titolo. Ieri Toyota ha perso alla Borsa di Tokyo il 4,4%. A pesare sul calo anche la diffusione della variante Delta che colpisce anche l'approvvigionamento di ricambi auto, crisi globale e le ripercussioni sulle catene di fornitura.

Renault

Renault prevede che la mancanza di semiconduttori costeranno all'azienda circa 200.000 veicoli quest'anno. Il gruppo francese ha di fatto raddoppiato le cifre della produzione andata persa a causa della carenza globale di chip, segnalando che i problemi nella catena di approvvigionamento e l'aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe fortemente frenare la ripresa di redditività quest'anno.

La casa transalpina ha segnato nel semestre un utile netto di 368 milioni da una perdita di 7,4 miliardi registrata l'anno scorso e ha dato un guidance, per la prima volta quest'anno, prevedendo un margine operativo per l'intero anno nello stesso ordine del 2,8% raggiunto nel primo semestre, al di sotto degli obiettivi più a lungo termine. I risultati sono il frutto della strategia di Renault "focalizzata sulla redditività", ha detto l'amministratore delegato Luca de Meo aggiungendo che “segnano solo il primo passo della nostra svolta, che dovrebbe accelerare con l'arrivo dei nuovi veicoli in preparazione”.

Nissan

Dopo gli stop alla produzione per contenere la pandemia, il crollo delle vendite durante i mesi di lockdown, adesso ci si è messo pure lo shortage di microchip a comprimere il fatturato di Nissan, in un periodo storico in cui le automobili non sono mai state così tecnologicamente avanzate, e quindi più vincolate proprio a quei componenti elettronici che è diventato quasi impossibile recuperare. Il risultato? Per voce dell’amministratore delegato Makoto Uchida, è stato reso noto che “l’impatto che prevediamo sulla produzione di quest’anno è di circa 500 mila unità”.

Per capire di che cifre stiamo parlando, nel 2019 Nissan (che ha appena presentato il nuovo Qashqai) ha venduto negli Stati Uniti circa 1 milione e 250 mila automobili, mentre nel 2020 solo 820 mila. La situazione stava lentamente migliorando nei primi mesi del 2021, ma pensate di dover togliere mezzo milione al totale: praticamente, significa dimezzare le vendite.

Stellantis

Il gruppo nato dalla fusione fra Psa e Fca ha chiuso il suo primo semestre con risultati in decisa crescita grazie alla ripresa delle attività industriali e al confronto favorevole con il pari periodo dell’anno scorso. Nel dettaglio, il gruppo euro-americano ha messo a segno forti performance in termini di ricavi e redditività operativa e ha pertanto rivisto al rialzo le previsioni per l’intero anno. Tuttavia, non manca la brutta sorpresa della crisi dei chip, la quale ha, di fatto, annullato l’effetto positivo delle sinergie sviluppate dall’integrazione tra le attività ex Fca e Psa, portando a una riduzione di produzione di oltre 200.000 veicoli.

Entrando nel dettaglio del conto economico, i ricavi netti si sono attestati a 75,31 miliardi di euro, a fronte dei 51,67 miliardi pro-forma dei primi sei mesi dell’anno scorso, quando ancora i due costruttori non erano confluiti formalmente in Stellantis. Di riflesso, l’utile operativo adjusted (depurato da voci straordinarie) è salito da 752 milioni a 8,622 miliardi, per un’incidenza sul fatturato balzata dall’1,5% all’11,4%. Il risultato netto è quindi passato da una perdita di 813 milioni a un utile di 5,936 miliardi.

Il conto economico mostra dati in crescita su livelli record, ma dal comunicato diffuso emerge anche una situazione preoccupante. Il gruppo Stellantis, infatti, ha "bruciato cassa" per sostenere gli effetti della crisi dei chip: il flusso di cassa è risultato negativo per 1,2 miliardi per gli impatti negativi sul capitale circolante dovuti a ordini di semiconduttori non evasi. Tale risultato ha sostanzialmente annullato gli 1,3 miliardi di benefici prodotti dal piano di sinergie stabilito in occasione della modifica dei termini della fusione tra la Fiat Chrysler e PSA. A ogni modo, il gruppo ha in cassa una liquidità sufficiente a sostenere le conseguenze della carenza di semiconduttori: attualmente, le sue attività industriali possono contare su 51,4 miliardi di euro disponibili.

General Motors

Il colosso americano General Motors è stato costretto a fermare la produzione dei suoi redditizi pickup full-size nella maggior parte degli impianti statunitensi e messicani a causa della persistente carenza globale di semiconduttori. Il mese scorso GM ha dichiarato che l’attuale crisi dei semiconduttori e l’aumento dell’inflazione delle materie prime potrebbero costare alla società 2-3 miliardi di dollari nella seconda metà di quest’anno. La casa automobilistica prevede che il contesto caratterizzato da un basso livello di scorte proseguirà anche nel 2022 se la domanda resterà solida.

Ford

Per la più piccola delle case automobilistiche di Detroit, secondo i dati analizzati da Buy Shares, la produzione di veicoli dovrebbe registrare un “vuoto” di oltre 230.000 macchine. Riguardo la situazione fabbriche, invece, stando a quanto riportato da Autonews, la casa automobilistica dell’Ovale blu sarà costretta a interrompere la produzione nella maggior parte dei suoi stabilimenti europei.

Non si tratterà di uno stop alla produzione di breve entità, come specificato da un portavoce dell’azienda: “Avevamo già programmato alcuni stop delle attività di breve durata in diversi stabilimenti a causa della carenza di semiconduttori, ma visto che la situazione non sta migliorando abbiamo deciso di programmare interruzioni di produzione più lunghe”.

Partendo dalla Germania, per la precisione a Colonia, dove la casa automobilistica si occupa di assemblare il modello Fiesta: le operazioni di produzione si arresteranno fino all’inizio di luglio, tranne che per una settimana alla fine di giugno. Per un terzo degli oltre 15.000 lavoratori dello stabilimento di Colonia, nei prossimi mesi le attività proseguiranno quindi a orario ridotto. Previste restrizioni produttive anche a Saarlouis, sempre in Germania, dove viene assemblata la Focus. Inoltre, a Valencia, in Spagna, dove ha luogo la produzione dei modelli Mondeo, S-Max e Galaxy, e a Kocaeli. Poi, in Turchia, dove Ford costruisce il Transit, anche nella versione Custom.

 

 

Commenti
    Tags:
    microchipcrisi microchipautomotivecrisi




    
    in evidenza
    Affari in rete

    Guarda il video

    Affari in rete


    motori
    Dacia rivoluziona il nuovo Duster, più tecnologico e sostenibile

    Dacia rivoluziona il nuovo Duster, più tecnologico e sostenibile

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.