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Economia
Mps, l'equilibrismo di Letta alla "prova UniCredit": tradirà i senesi o Draghi
Mario Draghi, Enrico Letta ed Andrea Orcel
(Lapresse)

A che gioco sta giocando Enrico Letta sul Montepaschi? Quasi in camera caritatis, faccia a faccia con i bancari Mps, prima della delicata consultazione elettorale senese che ha vinto, il segretario del Pd andava dicendo di essere d’accordo con la permanenza pubblica nel capitale del Monte, almeno per dare più tempo all'istituto di credito e al Tesoro di studiare soluzioni alternative alle nozze annega-marchio con UniCredit. Con cui anche per il continuo alzare la posta da parte del capo di Piazza Gae Aulenti Andrea Orcel (l’ultimo sui crediti di Stage 2 che aumenterà il costo per lo Stato), l’operazione, pare chiosi Letta, non è scontata.

mps
 

In più, puntellando le proprie posizioni alla vigilia del voto, il segretario del Pd continuava a essere convinto che sul deal Mps-UniCredit ci dovrà essere un passaggio parlamentare (anche perché lo prevede l'ultima legge di bilancio sui benefici fiscali delle deferred tax asset). Dove, è il non detto, la politica potrà dire la propria bocciando l’operazione.

Non è un segreto infatti che Lega e M5S in primis, oppositori a cui si è aggiunto anche il partito di Giorgia Meloni, siano contrari all’uscita dello Stato dal capitale (ora al 64,2%) di Rocca Salimbeni. E dunque anche il Pd di Letta, pur consapevole della strada in salita per gli accordi presi dal Tesoro nel 2017 con la Dg Comp, non sarà la voce fuori dal coro spaccando il Parlamento, oltretutto proprio ora dopo le elezioni.

Mps, Natale (Amco): noi facilitatori successo aggregazione/ Il ruolo di Amco nella partita per la cessione di un perimetro di Mps a UniCredit è quello di "facilitatore" per supportare "il successo della transazione". Così Marina Natale, amministratore delegato di Amco in audizione davanti alla Commissione Finanze della Camera, il ruolo della partecipata del Mef nella trattativa che il ministero di via XX Settembre sta conducendo con UniCredit per l'aggregazione della banca di Rocca Salimbeni. Natale, dopo aver ricordato che Amco ha firmato un accordo di confidenzialità, afferma: "Su Mps abbiamo un ruolo ben preciso; siamo partecipi di una transazione che ci vede agire come facilitatori di un derisking della transazione. Se compriamo un portafoglio o se vendiamo protezione su altra parte del portafoglio, consentiamo un'aggregazione con un minor livello di rischio sul credito e quindi agiamo secondo questa direttrice per supportare il successo della transazione". Oltre ai Npl, Amco dovrebbe intervenire pure per i crediti Stage 2 (ancora performing).

Peccato che sulla partita Mps l’ex presidente della Bce Mario Draghi e l’ex Banca d’Italia Daniele Franco, ora alla guida del Mef, non sono certo i soggetti più adatti a rimangiarsi l’intesa sull’uscita dal capitale post-ricapitalizzazione precauzionale, anche perché come spiegato dallo stesso Franco, oltre al gruppo di Piazza Gae Aulenti, non c'è la fila fuori dalla porta per rilevare la banca più antica del mondo. UniCredit o niente, dunque. E subito dopo la vittoria, il segretario del Pd si è affrettato a puntellare il consenso post-elettorale dell’esecutivo, spiegando che "la nostra vittoria rafforza l’Italia perché rafforza il governo Draghi”.

Una dedica singolare, perché cosa farà Letta se il Mef e UniCredit, fra cui le trattative continuano serrate, raggiungeranno un'intesa sul perimetro dell’operazione Mps? Continuerà a definirsi convinto della necessità del passaggio parlamentare, tendendo un’imboscata al caro premier o appoggerà iter parlamentari alternativi, magari solo in commissione Finanze, ispirati da abili tecnicismi pilotati dal Tesoro per ridurre la visibilità dello scomodo dossier per la politica? In Via XX Settembre non possono permettersi di far deragliare un'intesa, anche se dispendiosa per le casse dello Stato. 

Ieri sera, appena appreso il responso delle urne, il segretario del Nazareno ha risnocciolato, rassicurando gli elettori senesi, sui punti fermi del Pd per il futuro del Monte: tutela dei livelli occupazionali, tutela del marchio e del territorio e continuità del ruolo dello Stato. Punti che giocano un po’ sull’ambiguità. Specialmente per quanto riguarda la tutela dei livelli occupazionali, visto che i bancari possono godere del ricco ammortizzatore sociale di settore come il Fondo esuberi che garantisce il prepensionamento con scivolo fino a 7 anni, con assegno mensile pari a circa l'85-90% dell'ultima retribuzione e la continuità del ruolo dello Stato, visto che post-privatizzazione, il Mef potrebbe ritrovarsi con una quota del capitale di UniCredit in portafoglio. Dunque, "lo Stato c'è ancora" potrebbe essere la formula da spendere di fronte agli elettori traditi. 

I sindacati di Rocca Salimbeni, potrebbero firmare, come sempre fatto a Siena nei progressivi piani industriali post disastro Antonveneta, altri accordi sugli esodi, ma non intendono transigere sulla cessione, oltre a quelli richiesti dall’Antitrust, di tutti gli sportelli di Mps in Sicilia e in Puglia (150) e sullo spezzatino della banca specialmente per quanto riguarda le controllate di Mps come il Consorzio Operativo, Mps Capital Service, Mps Leasing e Mps Factoring. Asset che UniCredit non vuole acquisire e che le sigle vogliono assolutamente mantenere nell'ambito di un perimetro bancario.

(Segue...)

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