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Economia
"Mps, subito il dossier in Parlamento". Ecco il piano della Lega

"Il portafoglio crediti è stato abbastanza pulito. Lo Stato deve restare azionista della  banca che deve essere ripensata in un’ottica di vicinanza e di aiuto al territorio. E’ necessario quindi rifare il piano industriale, essendo aperti mentalmente a vendere parti del business non core e puntando su partnership commerciali, di piattaforma e incrocio prodotti per generare sinergie di costo". Claudio Borghi, ex presidente dela Commissione Bilancio della Camera, una delle "menti economiche" della Lega spiega ad Affaritaliani.it il piano del Carroccio, anticipato da Salvini, per sviluppare in ottica stand-alone la banca che il Tesoro deve privatizzare entro fine anno. "Non capisco perché lo Stato debba mettere moltissimi soldi per darla a una banca più grande come UniCredit che poi, come prima cosa, inizierà a ragionare non in termini di servizio ma di puro profitto, generando esuberi”, dice il parlamentare. Che aggiunge: "Oltre alla minusvalenza, se devo spendere molti miliardi per convincere un privato a comprarsi una banca che posso far funzionare con meno risorse, non sto sprecando soldi pubblici, ma li sto risparmiando”. 

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L'INTERVISTA

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha chiesto di rimandare la vendita di Mps, di cui il Tesoro ha il 64,2%, anche perché in questo momento si andrebbe incontro a una forte minusvalenza. “Meglio piuttosto una partnership con una banca più forte”, ha spiegato. Qual è il piano del Carroccio per la banca toscana?
“Lo vado spiegando fin da quando ero consigliere in Regione, dove oltretutto sul tema non trovavo opposizione. Il Montepaschi non è una banca come le altre, per la questione storica e per il forte legame territoriale. La prima banca del mondo non è un’azienda come le altre. Fa parte della storia del Paese. Non può, quindi, essere trattata a cuor leggero come può esser trattata invece una banchetta costituita da qualche avventato imprenditore in tempi recenti”. 

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E quindi?
“In Toscana in molti comuni c’è soltanto la filiale del Monte. Se mettiamo assieme la storicità e il servizio pubblico che l'istituto di credito svolge, capiamo che il dossier non può essere trattato soltanto con criteri di economicità. Dal nostro punto di vista, quindi, Mps dovrebbe rimanere statale, com’è sempre stato per molto tempo. Tempo in cui non è mai successo niente. Anzi, l’Italia si è sviluppata tranquillamente anche con delle banche di proprietà dello Stato, istituti pubblici che sono presenti anche in Europa. Molti di quelli nazionalizzati durante la crisi dei subprime sono ancora di proprietà statale. Quella crisi avrebbe dovuto far riflettere sul dogma della privatizzazione a prescindere, quanto meno in alcuni settori vigilati come quello bancario. Almeno per la parte retail e commerciale. Nel caso del Monte, la riflessione è ancora più urgente, perché stiamo parlando di un marchio storico e di un istituto che potrebbe tranquillamente essere ripensato in un’ottica di territorio”.

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Il Tesoro, però, sta lavorando su altre soluzioni, dettate dal fatto che secondo gli accordi presi a luglio 2017 dall'Italia con l’Unione europea sulla ricapitalizzazione precauzionale, l’azionista pubblico deve disegnare una way-out entro fine 2021…
“Certo, ma mi sembra veramente assurdo rispettare delle scadenze che erano già sbagliate prima e che post-Covid diventano ridicole. Come si può obbligare il Tesoro a vendere un asset in questa fase?”. 

Quindi, secondo lei, anche facendo leva sul credito di cui gode il premier Mario Draghi in Europa, l’Italia dovrebbe chiedere a Bruxelles di rivedere gli accordi…
“Assolutamente sì. Anche perché se il Tesoro volesse convincere una UniCredit, piuttosto riluttante all’operazione, a inglobare Mps dovrebbe mettere sul tavolo parecchi miliardi, per farla diventare conveniente all’acquirente. Tanto vale ragionare su una modalità stand-alone. Oltre alla minusvalenza, se devo spendere 20 di denaro pubblico per convincere un privato a comprarsi una banca che posso far funzionare con 10, non sto sprecando risorse pubbliche, al contrario le sto risparmiando”. 

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Dal punto di vista industriale, quindi, qual è il piano stand alone della Lega sul Monte?
“Lo Stato deve restare azionista della  banca che deve essere ripensata in un’ottica di vicinanza e di aiuto al territorio. E’ necessario quindi rifare il piano industriale. Dobbiamo essere mentalmente aperti a vendere parti del business che possono essere considerate non core, per mantenere invece una forte attività bancaria legata alle comunità locali, perché ormai l’attività di pulizia di portafoglio crediti a Siena è abbastanza completata. L’enorme danno si è avuto ed è già stato computato. Non capisco perché lo Stato debba mettere moltissimi soldi per darla a una banca più grande come UniCredit che poi, come prima cosa, inizierà a ragionare non in termini di servizio ma di puro profitto. Sappiamo poi cosa questo significhi”. 

Esuberi…
“Sì, verranno licenziati metà dei dipendenti. Circolano cifre per rendere attraente l’operazione per una banca più grande come UniCredit che non mi sembrano realistiche”.

(Segue: le partnership commerciali, di piattaforma e incrocio prodott, le critiche al bail-in e l'asse in Parlamento con M5S e parte del Pd...)

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