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EY Summit, transizione digitale ed energetica: “Due pilastri per il Paese”
Foto di Connor Houtman

EY Summit sulle Infrastrutture, al centro la transizione digitale ed energetica

Dopo l’incontro dello scorso 8 aprile dedicato a costruzioni e intermodalità, l’EY Summit sulle Infrastrutture ritorna con un secondo appuntamento streaming dedicato alla transizione digitale ed energetica. Ernst & Young, leader e network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità, transaction e formazione, si propone nuovamente come piattaforma di dialogo su temi cruciali per la ripartenza del Paese.

Con l’incontro di oggi si sono messe in luce le dinamiche che animano i distretti industriali in periodo pandemico, ponendo l’accento sull’importanza della transizione energetica, da considerare non svincolabile da quella digitale, e su come stimolare la domanda da parte delle filiere produttive. Filo conduttore del discorso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, inquadrato all’unanimità come la più grande opportunità di sviluppo degli ultimi e dei prossimi anni.

A parlare sono stati protagonisti del settore, key player e istituzioni, fra cui Matteo Andreoletti di Whitehelm Capital, Massimiliano Bianco di Iren, Silvia Candiani di Microsoft, Marcello Fiori della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianna Fracassi di Cgil, Giuseppe Gola di Acea, Paolo Grossi di Eni Rewind, Luigi Gubitosi di Telecom Italia, Luca Manuelli di Ansaldo Nucleare, Elisabetta Ripa di Open Fiber, Francesco Starace e Guido Stratta di Enel, moderati da Roberto Arditti, Presidente di Katesis e dalla giornalista Anna Migliorati.

“Con transizione digitale ed energetica parliamo di due pilastri fondamentali per la trasformazione del Paese”, ha esordito Massimo Antonelli, CEO di EY Italia, all’apertura dei lavori. “Fenomeni connessi fra di loro perché l’economia digitale di domani sarà costruita proprio sulle spalle della transizione energetica, in particolare di quella elettrica che si sta producendo oggi. Parliamo di due fattori che impatteranno trasversalmente il Paese, perché osserveremo fenomeni di trasformazione nella pubblica amministrazione, nelle aziende e in tutti noi cittadini. Tutto questo emerge anche dai dati della recente indagine condotta con lo Studio SWG sulle infrastrutture digitali ed energetiche: dai quattrocento manager che abbiamo intervistato, le priorità sono legate al 54% alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e circa il 40% alla transizione energetica ed ecologica”.

La digitalizzazione della rete di distribuzione per abilitare la transizione energetica

“La parola ‘digitale’ ha delle implicazioni molto profonda nell’evoluzione di molti dei segmenti industriali”, ha dichiarato Francesco Starace, CEO di Enel, prima delle voci ascoltate durante la mattina. “Io parlo del nostro, di quello dell’energia e delle utilities, in cui il digitale insieme alla scienza dei materiali sono il driver principale della grande trasformazione energetica. Il fatto che la capacità di calcolo e l’interconnessione abbiano portato alla rivoluzione delle rinnovabili, insieme al continuo miglioramento della scienza dei materiali, è alla radice del loro successo e di quello che hanno a loro volta scatenato all’interno del settore industriale di cui facciamo parte.

“Non potevamo esserne solo spettatori e come Enel abbiamo deciso di sfruttare al massimo questa grande leva di creazione di valore, sia trasformando digitalmente Enel, sia anticipando i tempi e gli esiti della trasformazione digitale nell’economia del mondo”, continua Starace. “Fino ad adesso gli eventi sono andati nella direzione che pensavamo. Ci troviamo in un mondo che ha imboccato con decisione una strada ineluttabile. Con Enel abbiamo in un certo senso anticipato l’inevitabile conclusione che il digitale porta a tanti player che operano nel campo dell’energia”.

Infrastrutture digitali ed energetiche: agenda degli investimenti

“La trasformazione che stiamo vivendo è una trasformazione radicale e attraverserà tutti i settori industriali”, ha dichiarato Elisabetta Ripa, CEO di Open Fiber. “Con il Covid siamo stati fortemente esposti alla digitalizzazione e abbiamo preso coscienza di come il digitale possa impattare sulla nostra vita sia personale che professionale, ma ancora non abbiamo compreso a pieno quello che sarà la trasformazione digitale sull’industria e sulla trasformazione delle diverse filiere produttive, che tenderanno ad essere non solo interconnesse, ma molto più unite al punto da rendere più difficile individuarne i confini. Il minimo comune denominatore della giornata di oggi, della distribuzione energetica e della distribuzione vicino all’utilizzatore e la trasformazione in generale dei processi, ha come fattore abilitante la connettività. Ovvero la disponibilità di un’infrastruttura di telecomunicazioni che sia in grado di supportare questa mole enorme di dati, e di farlo attraverso una modalità distribuita sul territorio con una copertura il più possibile capillare, non solo delle grandi aree metropolitane ma anche dei centri rurali”.

“Per rendere possibile la trasformazione di cui abbiamo parlato è fondamentale avere una rete internet interamente in fibra, per questo diventa ancora più importante accelerare la realizzazione di infrastrutture”, ha continuato Ripa. “Questo è possibile non solo attraverso la disponibilità di mezzi finanziari (a cui possiamo più facilmente accedere vista la molta liquidità e l’interesse verso investimenti con un così importante ritorno), ma attraverso riforme strutturali che ci consentano di mettere a terra progetti e una seria riforma del lavoro, che ci conceda di accedere in maniera flessibile a quelle competenze e risorse umane di cui abbiamo bisogno per rendere possibile questa rivoluzione digitale”.

“Sicuramente arriveremo a un mondo che saranno al 90% produzioni rinnovabili, ma è importante oggi iniziare ad aggredire le fonti che sono maggiormente impattanti sull’ambiente”, ha dichiarato Paolo Grossi, CEO di Eni Rewind. “Le problematiche scaturite nel periodo della pandemia sono una criticità. Lo sono in termini di completamento di certi percorsi, dal momento in cui presentiamo un progetto di bonifica a quando viene approvato da tutti gli enti passano almeno tre anni, accelerare questo processo per un’attività che poi dura dieci anni è fondamentale, ed è importante anche la sequenza. Oggi accelerare l’auto elettrica, se il mix energetico è ancora un mix con un’importante quota di carbone, rischia di produrre un effetto contrario. Quindi dobbiamo dare dei messaggi coerenti e, avendo chiari gli obiettivi finali, costruire e implementare un discorso a tappe in cui le tappe intermedie siano coerenti con l’obiettivo finale. È molto complesso, ma abbiamo tutti gli strumenti e la volontà per riuscirci”.

Infrastrutture digitali come abilitatori della trasformazione

“Tim è un attore importante e sarà fondamentale per questo processo, ma sicuramente non è il solo”, ha dichiarato Luigi Gubitosi, CEO di Telecom Italia. “È importante che vi sia uno sforzo coordinato di tutti gli operatori, non a caso il principio su cui stiamo spingendo è il coinvestimento, dove appunto più soggetti lavorano insieme per evitare duplicazioni e per accelerare i tempi. Perché i tempi che ci siamo dati sono raggiungibili ma ambiziosi”.

“Per quanto riguarda i principali asset”, ha continuato Gubitosi, “Tim è l’unica realtà e l’ultimo operatore italiano basato in Italia con tutte le tecnologie, questa è la grande differenza con altri attori presenti sul mercato italiano, che siamo presenti in tutti i settori. Questo ci dà la possibilità di far sì che siano tutti perfettamente integrati, perché noi parliamo tantissimo di rete, che è una rete efficace ed efficiente di ultima generazione, ed è un fattore abilitante importantissimo per il Paese. Da sola, però, serve relativamente a poco, per completare almeno una prima fase del processo di trasformazione e digitalizzazione del Paese ci dovranno essere i cloud, una cyber security all’altezza, le tecnologie del mondo del web come la blockchain. La rete quindi è una condizione necessaria allo sviluppo, ma da sola non sufficiente. Un altro aspetto è quello delle competenze, perché è fondamentale che vi siano sforzi importanti per dare competenze a chi non le ha, altrimenti avremo un Paese che va a due velocità”.

Un nuovo impulso alla domanda di infrastrutture digitali ed energetiche nelle filiere produttive

“La pandemia sta modificando questo sistema della progressiva urbanizzazione delle città”, ha spiegato Massimiliano Bianco, CEO di Iren. “Noi come operatori che gestiamo grandi città, ma anche aree di minore dimensione, abbiamo le caratteristiche adatte per far fronte a entrambe le esigenze. C’è un tema dell’infrastruttura, già farla determina lo sviluppo dei sistemi produttivi, calcoliamo un moltiplicatore di almeno due volte il valore aggiunto degli investimenti e di quattro volte in termini occupazionali. I nostri obiettivi sono migliorare la qualità della vita delle persone che abitano nelle aree in cui operiamo e migliorare la competitività delle imprese. Servizi innovativi che trasformano da fruitori di commodity a parte attiva del sistema di consumo, che potremmo definire a chilometro zero. Basti guardare alla comunità energetica, ci sono caratteristiche chiave in termini di servizi che le infrastrutture che andremo a realizzare abiliteranno. Credo che questa sia la giusta direzione”.

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