Legge di Bilancio 2026, le proposte di Federmanager per rilanciare il Paese - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:07

Legge di Bilancio 2026, le proposte di Federmanager per rilanciare il Paese

Equità fiscale, sanità integrativa e pensioni: le idee dei dirigenti italiani per una manovra più efficace

di Redazione Corporate

Legge di bilancio 2026, Federmanager: “Serve una visione strutturale per rilanciare il Paese”

I dirigenti italiani rientrano in quel 6% di contribuenti, che versano quasi la metà del gettito IRPEF. Nel 2022 questa fascia, con redditi superiori a 55 mila euro, ha versato 79,8 miliardi di euro, pari al 42% delle entrate complessive. Dal 2008 al 2022 il numero di contribuenti nella fascia medio-alta è aumentato di circa 700 mila unità, determinando un incremento del gettito di 16 miliardi e compensando in gran parte le minori entrate provenienti dai redditi inferiori ai 29 mila euro, che rappresentano il 76% dei contribuenti italiani.

Alla luce di questi dati, Federmanager denuncia come i dirigenti siano la categoria su cui maggiormente si riversa il carico fiscale. Per questo motivo, l’Associazione che raggruppa oltre 180 mila dirigenti, ha preso carta e penna per mettere nero su bianco le necessità della categoria in vista della Legge di bilancio che si sta iniziando a delineare in queste settimane prima dell’inizio vero e proprio dell’iter approvativo. Il tutto partendo da un assunto: tra imposte e contributi, un manager inizia a produrre reddito netto per sé e la propria famiglia solo dopo sei mesi di lavoro.

Il nodo fiscale

Sul fronte fiscale, Federmanager auspica una strategia di medio-lungo periodo. La priorità è l’aumento della deducibilità dei contributi ai fondi pensione dagli attuali 5.164 euro, fermi dal 2000, a 8.500 euro e l’introduzione di un meccanismo di rivalutazione automatica legato all’inflazione. L’Associazione propone anche di rivedere le detrazioni IRPEF, eliminando le discriminazioni legate al reddito, e di alleggerire le addizionali regionali per i redditi medio-alti. Per i premi di risultato, oggi riservati a chi guadagna fino a 80 mila euro, Federmanager chiede l’estensione anche ai dirigenti, con soglia agevolata portata almeno a 100 mila euro e quota detassabile fino a 5.000 euro.  Sul welfare aziendale, la proposta è di fissare una soglia uniforme di detassazione a 3.000 euro per tutti i lavoratori. Un altro punto riguarda la formazione. Federmanager chiede di restituire il 20% di prelievo forzoso sui Fondi interprofessionali, così da poter finanziare la riqualificazione dei manager anche in situazioni di crisi aziendale.

La sanità integrativa al centro

Con una spesa privata che supera i 50 miliardi di euro l’anno, i fondi sanitari integrativi vengono indicati come risorsa decisiva per migliorare l’efficienza e la qualità della spesa e favorire l’emersione, nonché alleggerire il carico sul sistema pubblico. Federmanager propone di aumentare la deducibilità dei contributi dagli attuali 3.615 euro a circa 6.000 euro, con adeguamento automatico all’inflazione. L’Associazione chiede inoltre una cornice normativa chiara e organica che valorizzi i fondi ispirati a criteri di mutualità e solidarietà, favorendo esperienze come il Fasi, Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa gestito con Confindustria e tra i più grandi d’Europa, e Assidai, il fondo costituito nel 1990 da Federmanager, che può affiancare il Servizio sanitario nazionale per i dirigenti privi di copertura integrativa.

Pensioni, le criticità più forti

Sul fronte previdenziale, Federmanager ribadisce la necessità di ripristinare la piena perequazione degli assegni, respingendo qualsiasi nuovo congelamento. A tale proposito, la Federazione segnala che i blocchi totali o parziali della perequazione hanno determinato, tra il 2008 e il 2025, una perdita di valore delle pensioni medio-alte superiore al 20%, senza considerare i ripetuti contributi di solidarietà applicati negli anni: una riduzione che è equiparabile a una tassazione patrimoniale.

Criticata anche la norma che esclude i pensionati italiani residenti all’estero dall’adeguamento automatico, considerata una disparità ingiustificata con effetti minimi sui conti pubblici. Fortemente contestata è poi la stretta introdotta con la Manovra 2024 sulla pensione anticipata per chi è interamente nel regime contributivo. L’innalzamento dei requisiti economici, la finestra di tre mesi tra maturazione e decorrenza e, soprattutto il tetto massimo all’assegno, vengono definiti una penalizzazione che solleva un fumus anticostituzionale e che, secondo la Federazione, deve essere eliminata.

Guardare oltre l’emergenza

Per Federmanager l’Italia dispone degli strumenti per affrontare le tante sfide, ma senza una programmazione strutturale con un piano di investimenti, almeno triennale, che metta al centro l’identità e che valorizzi il ruolo dei manager come motore di innovazione e produttività, il Paese rischia di restare intrappolato in una logica emergenziale che ne limita la crescita.