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Srm-Intesa e l’economia del mare. Gros-Pietro: "L'Italia ha del potenziale"
Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

Srm-Intesa Sanpaolo: presentazione del Rapporto sull’economia del mare del Centro studi napoletano

Il commercio marittimo continua a rappresentare il principale veicolo dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci viaggia via mare, mentre i trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del Pil globale. E nel 2021 il volumi di traffico via mare dovrebbero aumentare del 4,2%. Per quanto riguarda l’Italia, il valore degli scambi via mare ha registrato oltre 206 miliardi di euro, il 17% in meno rispetto al 2019. In questo contesto, i porti meridionali hanno visto un calo delle attività del 3,4% contro il -10% dell’Italia. 

Il Pnrr assegna alla portualità un nuovo ruolo, quello di essere uno dei driver di sostenibilità e digitalizzazione per il Paese e quindi tutti gli scali dovranno mettere in campo politiche attive per sviluppare questi asset. Soprattutto i porti del bacino del Mediterraneo dovranno essere in prima fila per guidare i loro territori verso nuove strade di sviluppo ed essere più geen, più competitivi e sempre più volano di attrazione per gli investimenti. Condizioni irrinunciabili per connettere i territori e le imprese verso i mercati mondiali; un’opportunità di sviluppo per il tessuto economico visto che le imprese italiane realizzano la metà del loro import/export via mare. Eppure, come ha sottolineato oggi via web il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, chiudendo i lavori a Napoli dell’annuale Rapporto sull’Economia marittima a cura di Srm, Centro studi legato allo stesso Gruppo bancario, e presentando l’Euro-Mediterranean Investment Forum-Febaf, l’Italia “non ha ancora un ruolo all’altezza delle sue potenzialità nel Mediterraneo”. 

Attardato da inadeguate infrastrutture e da una burocrazia insopportabile, Il Belpaese rischia di perdere il bastimento carico di benefici di lunga durata, proprio in un momento in cui porti, rotte, noli e shipping sono lo specchio di un cambiamento globale. Per questo, ha affermato Gros-Pietro, per le sue relazioni internazionali il Paese deve puntare sul binomio-sostenibilità e logistica investendo in infrastrutture materiali, intermodalità e tecnologia. Proprio per questo, a maggior ragione, “il nostro impegno va nella direzione di puntare su queste priorità indicate nel Pnrr”, ha ribadito Gros-Pietro. In questo contesto, ha ricordato Giuseppe Nargi, direttore regionale di Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo, la banca sosterrà questi processi con ingenti risorse finanziarie ritenendo le Zes leva di sviluppo per mettere a sistema l’industria con i porti e le attività di logistica

Massimo Deandreis, direttore di Srm, dal canto suo, ha rilevato come sia in corso un processo di regionalizzazione della globalizzazione e del commercio mondiale in cui il Mediterraneo si trova ad essere il punto di congiunzione tra Asia, Africa, Ue e Nafta sempre più in competizione tra loro. “Tutto questo, se si investe in portualità e logistica, può essere una straordinaria opportunità di crescita per l’Italia e per il Mezzogiorno in particolare. Nel Pnrr si trova questa visione e ci sono le risorse. La vera sfida è attuarlo in fretta e bene”.

Alcuni dati del Rapporto

Per la portualità italiana, l’indagine conferma un impatto sul traffico commerciale pari al -10%, ma le marci in container, in controtendenza, rilevano un +3% dovuto alla performance di Gioia Tauro. Ancora un incremento del 3% l’import/export via mare nei primi tre mesi del 2021. Ciononostante il 52% del traffico merci nel Belpaese continua a viaggiare su strada. In calo nel 2020 anche il trasporto ro-ro, elemento di pregio del traffico marittimo italiano, che registra 105 milioni di tonnellate rilevando un -7% sul 2019. In proposito, lo studio di Srm evidenzia che per ogni tonnellata movimentata nei porti mediante ro-ro vengono eliminati 44 kg di Co2. Sostanzialmente stabili tutti gli altri tipi di traffico: per quanto riguarda i container, il Paese non riesce a dare la giusta spinta verso l’ alto, visto che il valore è ancora ancorato ai 10 milioni di Teu. L’Italia è però leader nello short sea shipping nel Mediterraneo con 244 milioni di tonnellate di merci trasportate, con una quota di mercato pari al 37%. I porti del Mezzogiorno, comunque, si confermano con 207 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2020 una risorsa strategica per il Paese e per le attività produttive locali. In questa chiave, è ritenuta strategica la candidatura di Napoli come sede del Centro regionale del Mediterraneo dell’Emsa, l’Agenzia europea per la sicurezza marittima.

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