La partita per la rete unica della banda larga si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo un'estate di attesa ieri mattina il fondo australiano Macquarie ha rotto gli indugi e ha fatto recapitare agli uffici dell'Enel una offerta vincolante per una quota compresa tra il 35 e il 50% di Open Fiber.
Lo scrive Repubblica spiegando che l'arrivo dell'offerta di Macquarie per il 50% di Open Fiber - il cui ammontare non è conosciuto ma che secondo indiscrezioni può variare tra 5 e 6 miliardi equity, cui si devono aggiungere 2 miliardi di debiti, per un totale di valore dell'impresa compreso tra 7 e 8 miliardi- può dare un'ulteriore accelerata all'operazione.
Il ministro Roberto Gualtieri, in qualità di maggiore socio di Enel e in vista del consiglio di amministrazione di oggi, ieri pomeriggio ha convocato in via XX Settembre l'amministratore delegato di Enel, Francesco Starace e quello di Cdp, Fabrizio Palermo.
L'indicazione, seppur non ufficiale, è che la Cdp acquisti un ulteriore 5-10% di Open Fiber da Enel salendo cosi' intorno al 60-65% e lasciando Macquaire in posizione di minoranza, così come è stato fatto con Kkr in FiberCop.
A quel punto, con l'Enel in uscita e con in pancia una congrua plusvalenza (ha sborsato 7-800 milioni per il lancio di Open Fiber e potrebbe incassare 2,5-3 miliardi per il suo 50%) la convergenza tra le due entità potrebbe procedere più speditamente passando alle valutazioni degli altri pezzi di rete da apportare anche in base ai parametri forniti dai fondi Kkr e Macquarie.
L'ulteriore scoglio da superare sarebbe di natura politica, in quanto i 5 Stelle e una parte del Pd non digeriscono il fatto che Tim debba avere la maggioranza assoluta della rete unica. Mentre le autorità di regolazione, AgCom e Antitrust dovrebbero avallare il ritorno a un monopolio verticalmente integrato.
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