Economia
Oltre 11 miliardi di profitti annui. I numeri delle nozze Axa-Generali

Rumors: l'obiettivo più ambizioso del finanziere Vincent Bollorè resta la fusione Generali-Axa, da favorire attraverso la presa del controllo di Mediobanca
C’è chi la chiama la madre di tutte le fusioni, chi ne parla come dell’ultima tentazione di Vincent Bolloré, ma attenzione: non si tratta della futura nascita di “Mediacom”, il matrimonio tra Mediaset e Telecom Italia vanamente inseguito per anni da Silvio Berlusconi e che il finanziere bretone, ormai saldamente sul ponte di comando del gruppo telefonico italiano tramite Vivendi, potrebbe realizzare nei prossimi uno o due anni grazie al probabile ingresso in Mediaset. Si tratta di una futura fusione italo-francese di dimensioni ancora più rilevanti. Ovvero quella tra Axa e Generali, su cui il mercato è tornato a rumoreggiare, vista l'intraprendenza del finanziere bretone, peso massimo nell'azionariato di Mediobanca che di Trieste è il primo socio con il 13% del capitale.
Se Vivendi, 22,8 miliardi di euro di capitalizzazione, potrebbe diventare il socio di riferimento di un gruppo da 20 miliardi di capitalizzazione complessiva e con un giro d’affari attorno ai 23,25 miliardi l’anno e un utile operativo di quasi 3,25 miliardi come la futura “Mediacom”, l’eventuale “Genexa” o “Axani” come stanno iniziando a chiamarla informalmente i broker nelle loro chiacchiere sotto l’ombrellone, sarebbe un colosso da 63,75 miliardi di capitalizzazione, con un giro d’affari che solo nei primi 6 mesi del 2016 ha sfiorato i 57,67 miliardi e un utile operativo di 5,6 miliardi nello stesso periodo. Tradotto su base annua, significherebbe creare un gruppo in grado di macinare quasi 170 miliardi di premi lordi annui, generando un utile operativo vicino agli 11 miliardi, dando vita a un gigante assicurativo con oltre 230 mila dipendenti in tutto il mondo e 160 milioni di clienti, con punti di forza nel ramo Vita, nei Danni e nei prodotti finanziari.
Ma se in “Mediacom” Bolloré potrebbe essere l’azionista di riferimento, attraverso quali leve il finanziere bretone potrebbe dare concretezza a un progetto a lungo accarezzato dal suo mentore, il banchiere d’affari Antoine Bernheim, per decenni socio di Lazard e presidente di Generali fino al 2010, che pure non riuscì mai a concretizzarlo? Bolloré è nel Cda e nell’azionariato di Mediobanca (col 7,97% di capitale), oltre a possedere direttamente una piccola partecipazione (0,13%) di Generali. Andare oltre l’8% in Mediobanca per ora Bolloré non può farlo se non dopo un cambio di statuto e in ogni caso non potrebbe salire, per legge, oltre il 10%. L’eventuale discesa di Unicredit sotto l’attuale 8,7% darebbe spazio al finanziere francese per assumere il ruolo di primo socio di Piazzetta Cuccia, da sempre socio di controllo del Leone di Trieste con una partecipazione del 13,465% che però dovrebbe ridursi nei prossimi anni, compatibilmente con l’andamento del mercato, al 10%.