"Orcel verso il ricorso al Consiglio di Stato? Altro che Bpm, il caso Unicredit apre una battaglia europea sulle regole dell'M&A" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:13

"Orcel verso il ricorso al Consiglio di Stato? Altro che Bpm, il caso Unicredit apre una battaglia europea sulle regole dell'M&A"

La battaglia di Orcel può diventare un caso europeo e diventare il precedente che ridisegna i confini del golden power. L'intervista all'avvocato Giuseppe Carteni, partner di Lead

di Rosa Nasti

"Orcel non molla: ricorso al Consiglio di Stato. Da Bpm a Bruxelles, parte la battaglia sulle regole dell’M&A europeo"

Unicredit rilancia la sfida. La banca guidata da Andrea Orcel è pronta a ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha bloccato l’OPS su Banco BPM. La mossa, già anticipata a Palazzo Chigi, avrebbe irritato il governo. Secondo la Repubblica, vertici e consulenti di Unicredit si sono riuniti per mettere a punto l’appello, che dovrebbe essere presentato entro mercoledì.

L’obiettivo? Ribaltare la decisione del 12 luglio, che aveva lasciato in piedi i vincoli più pesanti imposti dal governo. Restano infatti l’obbligo di uscire dalla Russia e quello di mantenere gli investimenti in titoli italiani di Anima Sgr. Insomma, una mossa che promette scintille tra Roma e Bruxelles, dove si attende il verdetto della Commissione sugli eccessi italiani nel Golden Power. Affaritaliani ne ha parlato con Giuseppe Carteni, partner di Lead ed esperto di banking & finance.

Qual è il vero obiettivo di Andrea Orcel nell’appello al Consiglio di Stato: difendere la libertà d’impresa di Unicredit o lanciare un segnale politico a Roma e Bruxelles sul perimetro del golden power?

Non credo sia quello di riaprire davvero il dossier Banco BPM, ma fare un’operazione di principio: togliere di mezzo uno stigma regolatorio che potrebbe pesare su tutte le future M&A di UniCredit (Italia ed estero, Commerzbank in primis). Delimitare il perimetro del golden power, contestando in particolare le clausole più invasive (uscita dalla Russia e vincolo su Anima), considerate sproporzionate e in contrasto con il diritto UE. Quindi l’obbiettivo potrebbe essere la difesa della libertà d’impresa come tassello di un messaggio politico-istituzionale a Roma e Bruxelles.

Se il Consiglio di Stato dovesse dare ragione a Unicredit, come cambierebbero i rapporti di forza tra banche e governo nei futuri dossier strategici, da Banco BPM fino a Commerzbank?

Il governo vedrebbe ridotta la propria discrezionalità nell’imporre condizioni gestionali alle banche tramite golden power. Le banche avrebbero una maggiore capacità negoziale per future operazioni “sensibili”. Sul fronte estero, un successo di UniCredit rafforzerebbe l’idea che le M&A bancarie cross-border devono essere presidiate soprattutto da BCE e Commissione, non da interventi prettamente nazionali. In sintesi forse si cerca di ottenere un rapporto di forza tra le parti più equilibrato .

Quanto rischia Orcel nel logorare il rapporto con Palazzo Chigi?

Può anche essere percepito dal governo come “atto ostile” ma non credo possa generare irritazione nel governo, non avrebbe senso. In uno Stato di Diritto non può essere definito scontro ciò che si limita a persegue chiarezza giuridica. La contrapposizione è tecnica non personale. Nessun logorio, poi se vediamo la crescita di Unicredi da quando cè Orcel non credo che possa rischiare nulla. Dal suo arrivo nel 2021, il titolo Unicredit ha guadagnato quasi il 650%. Orcel ha guadagnato una forte credibilità presso mercato e le istituzioni europee.

L’eventuale decisione della Commissione europea sugli "eccessi" del golden power italiano potrebbe trasformare il caso Unicredit in un precedente capace di ridisegnare le regole per tutte le M&A nel settore bancario europeo?

Sì, il potenziale c’è. Se la Commissione UE (magari insieme a una decisione del Consiglio di Stato) censurasse gli “eccessi” del golden power italiano l’uso dei poteri speciali nel settore bancario verrebbe ricollocato dentro limiti di proporzionalità e di leggi di mercato forse lese dall’esercizio del golden power. il caso UniCredit–Banco BPM diventerebbe il leading case per tutte le future M&A bancarie europee, riducendo lo spazio per interventi nazionali troppo invasivi e rafforzando il ruolo di BCE/Commissione come arbitri principali del consolidamento bancario in UE.

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