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Economia
Protesta agricoltori, Confagricoltura: "La Pac europea è un fallimento"

Confagricoltura, Giansanti punta il dito contro l'Europa: "Diventa sempre più difficile competere con chi corre"

«Non si può chiedere agli agricoltori di produrre meno e poi meravigliarci se vanno in piazza a protestare. La politica agricola comune ha mancato tutti i suoi obiettivi». Non usa giri di parole il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti nel suo intervento al Global Summit sulla sostenibilità di Torino. Lo riporta Gambero Rosso.

Lo spunto è la protesta dei trattori che coinvolge mezza Europa e che in Italia oggi ha portato gli agricoltori a Verona, dove è stata inaugurata Fieragricola.

Per Giansanti, pronto a partire per Verona, non vi è dubbio sui motivi che hanno portato all’esasperazione di chi lavora nel settore primario: «L’errore principale della Pac è stato quello di considerare gli agricoltori dei nemici, invece che dei paladini del territorio, e pensare di poter dire loro come, cosa e quanto produrre. Il risultato è stato deleterio: la crescita si è fermata e non c’è un piano pluriennale di sviluppo. Oggi, invece di gestire le eccedenze, non ci resta che gestire le mancanze».

Giansanti punta, quindi, il dito contro l’Europa, ma anche contro i governi italiani che si sono succeduti negli ultimi anni: «È arrivato il momento di fare un bell’esame di coscienza. Gli americani sono straordinari: pensano e realizzano. I cinesi copiano e conquistano il mercato. Nel frattempo, gli europei pensano solo a regolamentare. In questo modo, diventa sempre più difficile competere con chi corre».

«Il disagio degli agricoltori» continua il presidente di Confagricoltura «passa anche dalla sostenibilità e da quelle regole che finiscono per condizionare la loro vita senza offrire loro prospettive di crescita. Ad esempio, pensare di ridurre drasticamente l’uso dei fitofarmaci senza dare un’alternativa è follia. Sembra di leggere propositi che potevano essere validi 40 anni fa; non oggi».

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"Necessario proteggere i nostri prodotti e le nostre aziende"

Di certo la situazione geopolitica non aiuta. «Sono saltati tutti i negoziati e se Trump dovesse tornare a guidare gli Stati Uniti le cose potrebbero mettersi ancora peggio. Non restano che gli accordi bilaterali per proteggere i nostri prodotti e le nostre aziende. Aziende che, però, non possono più reggere a lungo l’urto globale». Per Giansanti ci sono comparti più virtuosi di altri, come ad esempio il vino «ma» aggiunge «il merito è dei soliti imprenditori che vanno in giro per il mondo a vendere i loro prodotti, non certo di una strategia politica, che in questo momento è totalmente assente».

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