Economia
Spese militari, tutto fa brodo: "La diga di Genova serve per il 5% del Pil"
Dopo il Ponte sullo Stretto tocca all'infrastruttura simbolo del Pnrr. I desiderata del governo e le proteste delle opposizioni

Spese militari, le mosse del governo per raggiungere il 5% del Pil
La Nato ha imposto a tutti i paesi membri di raggiungere il livello del 5% del Pil per le spese militari entro il 2035. Per l'Italia il conto è particolarmente salato, visto anche il maxi debito pubblico, serviranno secondo le stime circa 100 miliardi annui (rispetto ai 35 attuali). Una cifra enorme. Per questo il governo cerca delle soluzioni. Non ci sarà solo il ponte sullo Stretto ma anche la nuova diga foranea del porto di Genova - riporta Il Fatto Quotidiano - nella lista delle infrastrutture a valenza anche militare. Una quota di quel 5% infatti (l'1,5%), potrà essere spesa anche per progetti non strettamente militari.
Leggi anche: Trump ha mandato le prime letterine: c'è chi dovrà pagare il 40% di dazi. I paesi più colpiti
Una vocazione a cui - prosegue Il Fatto - si stava lavorando da mesi anche per la diga genovese, mega-opera da 1,3 miliardi (già lievitati a 1,6 coi lavori nemmeno arrivati al 10%) pensata per ampliare la capacità del porto. Naturale quindi che il "dual use", potenziale viatico di nuovi esborsi, - prosegue Il Fatto - abbia scatenato la polemica politica. "Ora Genova rischia di diventare un obiettivo sensibile dal punto di vista militare. L’opera di per sé ha enormi criticità, mai correttamente gestite. Se ora sarà anche "tinta" di verde militare, oltre al danno si aggiungerà la beffa. Il governo ha il dovere di chiarire questo disegno surreale", hanno dichiarato il deputato M5S Roberto Traversi e il senatore M5S Luca Pirondini, annunciando un'interrogazione parlamentare.