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Economia
Stellantis inizia a sbaraccare in Italia. Ducato a Gliwice. Lettera sindacati

I segnali che stanno arrivando dal quarto gruppo mondiale delle quattroruote non sono rassicuranti. Sul futuro di Sevel e Melfi, i due stabilimenti fiore all’occhiello del gruppo in Italia che fino ad oggi hanno lavorato senza subire stop e prima in sicurezza,  si addensano nubi di forte incertezza: a Melfi, uno dei più grandi stabilimenti di Stellantis in Europa, con 7.200 addetti e all’attivo quasi la metà delle auto prodotte in Italia (sforna Fiat 500 X e le Jeep Renegade e Compass e ospiterà la piattaforma del gruppo per la produzione di 4 modelli ibridi ed elettrici) nel primo semestre dell’anno sono state prodotte 112.976 vetture, il 37,5% in più rispetto al 2020 ma ancora sotto del 26% rispetto ai volumi pre-Covid. Trend che non invertirà con la fermata di settembre (dal sito usciranno 8 mila vetture, per un totale di circa 5-6 giorni lavorativi complessivi nel mese).

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In Val di Sangro, invece, dove si assembla il Ducato, come veicolo di punta di un sito dove l’ex Fca lavorava anche per la concorrenza come Peugeot e Citroen, la produzione (300 mila furgoni) rischia di venir condivisa e settata al di sotto delle richieste di mercato, un ridimensionamento che potrebbe impattare sia sull’occupazione diretta che sull’indotto industriale della componentistica.

La fabbrica, infatti, sta subendo la concorrenza del sito polacco (ex Opel, si produceva l'Astra) di Gliwice, dove Stellantis ha deciso di anticipare a febbraio (rispetto ad aprile prossimo, con un investimento di 280-300 milioni) la produzione del Ducato che a regime sarà di 100 mila unità (ma potrebbe essere maggiore) e che a fine 2022 potrebbe raggiungere già le 40-50 mila unità. Dal reparto Lastratura della Sevel stanno partendo per Gliwice, denunciano i sindacati, intere fiancate del furgone da assemblare oltre confine e alcune aziende dell’indotto abruzzese (Proma, Plastic e Isringhausen) stanno già producendo per lo stabilimento polacco. Aprendo in loco nuove fabbriche anche per sfruttare la decisione di Varsavia di estendere nell’area dal 2020 al 2026 gli incentivi fiscali delle Zes (Zone Economiche Speciali) e l’elevata infrastrutturazione in una zona strategica per servire tutto il mercato europeo.

(Segue...)

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