Tari, che mazzata per gli italiani. E per chi vive al Sud è ancora peggio, fino a 600 euro da pagare - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 09:10

Tari, che mazzata per gli italiani. E per chi vive al Sud è ancora peggio, fino a 600 euro da pagare

Ma cosa determina tali differenze? La tariffa non dipende da un’unica voce. Tutti i dettagli

di Sandro Mantovani

Tari, che mazzata per gli italiani

In Italia il costo della Tari cambia drasticamente da territorio a territorio, creando una mappa delle tariffe tutt’altro che uniforme. I cittadini di Catania, ad esempio, si trovano a pagare in media 602 euro l’anno per la gestione dei rifiuti, una cifra che supera di tre volte quella richiesta ai residenti di Cremona, dove la tassa si ferma a 196 euro.

Questo divario riflette una tendenza più ampia: nel Mezzogiorno le famiglie sostengono mediamente i costi più elevati, mentre nel Nord e in alcune regioni del Centro le tariffe risultano sensibilmente inferiori.

Il Rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva mostra come le regioni del Sud — in particolare Puglia, Campania e Sicilia — superino con facilità la soglia dei 400 euro annui, mantenendosi in cima alla classifica nazionale della Tari. All’estremo opposto si collocano territori come Trentino-Alto Adige, Molise e Lombardia, dove i Comuni applicano mediamente le tariffe più contenute. Analizzando le macro-aree, il divario si fa ancora più evidente: il Sud registra un costo medio di 385 euro, un valore superiore del 33% rispetto al Nord (290 euro), mentre il Centro si attesta a 364 euro.

Ma cosa determina tali differenze? La tariffa non dipende da un’unica voce, bensì da una combinazione di elementi: la componente fissa (che comprende circa 7,60 euro di perequazione), l’efficienza gestionale, la dimensione territoriale, la qualità della raccolta differenziata e l’eventuale adozione della Tarip, il sistema che premia chi produce meno rifiuti. A questo si aggiungono la densità abitativa e le caratteristiche logistiche del territorio, che possono far lievitare i costi operativi.

Secondo il report, nei Comuni che utilizzano la tariffazione puntuale la produzione di rifiuto indifferenziato si è ridotta del 18% in tre anni, generando risparmi e una maggiore soddisfazione degli utenti. Il principio “chi meno produce, meno paga” si conferma dunque efficace, con costi tendenzialmente più bassi e una crescente fiducia da parte delle famiglie.

Nel 2025, la spesa media nazionale per la gestione dei rifiuti urbani — calcolata per una famiglia tipo di tre persone in un’abitazione di 100 m², comprensiva di Iva, addizionali e componenti perequative Arera — raggiunge 340 euro, in aumento del 3,3% rispetto ai 329 euro del 2024.