Economia
Tassa sugli extraprofitti, la Fabi apre al governo: "Serve una soluzione condivisa, banche pronte a collaborare"
Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, apre alla possibilità di un’intesa tra governo e istituti di credito sulla tassa sugli extraprofitti

Sileoni (Fabi): “C’è spazio per una soluzione condivisa con le banche”
"È vero che le banche hanno guadagnato di più, per tutta una serie di motivi, principalmente legati alla politica dei tassi decisa negli anni passati dalla Banca centrale europea. Conoscendo la sensibilità di questa generazione di amministratori delegati delle banche, sono convinto che ci siano spazi per una soluzione condivisa col governo: un accordo positivo per tutti, fondamentale per la crescita economica del Paese":
Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ospite della trasmissione Sportello Italia, condotta da Paola Bonanni su Radio Rai Uno. "La strada migliore, come già è avvenuto in passato, è mettersi intorno a un tavolo: banche e governo possono trovare la soluzione, perché le banche, quando sono state coinvolte, anche in operazioni di carattere solidaristico, non hanno mai negato il loro contributo".
Il leader della Fabi ha spiegato che "la tassa sugli extraprofitti è stata introdotta in Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Svezia: ci sono precedenti a livello europeo. È chiaro che le banche ancora non hanno in mente la posizione netta da prendere con il governo. Ci sono stati incontri con il direttore generale dell’Abi, Marco Elio Rottigni, e con il Mef. I colloqui proseguono oggi".
"Domani dovrebbe esserci un comitato di presidenza dell’Abi, che racchiude i grandi gruppi bancari, e mercoledì il comitato esecutivo dell’associazione si esprimerà definitivamente. Questa settimana sapremo qual è la posizione ufficiale del settore bancario" Sileoni ha ricordato che "le banche già pagano di più: rispetto all’Ires e all’Irap versano, rispettivamente, un 3,5% e uno 0,75% in più rispetto alle altre imprese. Inoltre, sugli utili, azionisti e piccoli soci pagano il 26%".
"Nel 2026 – ha aggiunto – dovrebbero essere distribuiti dividendi tra 15 e 16 miliardi di euro, relativi a quest’anno, con un gettito per lo Stato di circa 4 miliardi. Ci guadagneranno principalmente i fondi azionisti delle banche, che in Italia e in Europa hanno la cabina di regia, poi tutti gli altri soci, i consigli di amministrazione e gli amministratori delegati".
Sileoni (Fabi): “Spazi per soluzione condivisa su tassa banche”
"Le banche e il governo possono trovare la soluzione, perché quando sono state coinvolte anche in operazioni solidaristiche, non hanno mai negato il loro contributo". Sileoni ha aggiunto che "la tassa sugli extraprofitti è già stata introdotta in vari Paesi europei" e che "il settore bancario sta valutando la propria posizione in vista delle prossime riunioni dell’Abi".
"Conoscendo la sensibilità degli amministratori delegati delle banche, sono convinto che ci siano spazi per una soluzione condivisa col governo. La strada migliore è mettersi intorno a un tavolo: banche e governo possono trovare la soluzione".
Sileoni: “Le banche hanno già dato, ma si può trovare un accordo”
"Il punto di partenza delle banche è che loro ‘hanno già dato’, e un minimo di ragione ce l’hanno. Rispetto all’Ires e all’Irap pagano di più, e sugli utili azionisti e piccoli soci versano il 26%. Ma credo ci siano margini per un’intesa condivisa col governo".