Economia
Tax Rate, sulle Pmi italiane arriva al 44%
Mentre il G20 si prepara a dare il via libera al piano dell’Ocse per combattere l’elusione fiscale da parte delle multinazionale, una ricerca del Consiglio nazionale dei Commercialisti ha calcolato che, tra il 2009 e il 2013, l’incidenza di Ires e Irap sul reddito delle piccole e medie imprese ha oscillato tra il 41 e il 51%. Il valore più altro del tax rate mediano so registra nel 2011 con io 53%. Se prendiamo in considerazione il Total Tax Rate, che prende in considerazione anche altre imposte e tributi gravanti sulle imprese, il tasso di attesta attorno al 65,4%.
“La tassazione mediana che abbiamo individuato - commenta il consigliere nazionale dei commercialisti con delega ai principi contabili, Raffaele Marcello - ci restituisce comunque il quadro di un sistema imprenditoriale nazionale gravato da un carico fiscale davvero abnorme. E' ormai a tutti chiaro che il rafforzamento della ripresa in atto deve necessariamente passare da un alleggerimento consistente proprio del tax rate. Il super ammortamento messo in stabilità dall'esecutivo va nella giusta direzione, anche se sarebbe auspicabile una sua estensione anche agli immobili. Così come, ovviamente, è positivo il taglio dell'Ires, che ci auguriamo possa scattare già dal 2016".
Al fine di ridurre il tax rate gravante sulle imprese, i commercialisti propongono il ricorso a ulteriori misure. "Pensiamo - spiega il consigliere nazionale delegato alla fiscalità, Luigi Mandolesi - all'incremento della percentuale di deducibilità degli interessi passivi, oggi limitata ad una misura pari al 30% del risultato operativo lordo".
I commercialisti propongono infine la riapertura della possibilità di affrancamento delle riserve in sospensione d'imposta costituite in occasione delle precedenti leggi di rivalutazione dei beni d'impresa. "Il disegno di legge di Stabilità 2016 ripropone la possibilità di rivalutare i beni di impresa risultanti in bilancio al 31 dicembre 2014, dietro pagamento di un'imposta sostitutiva, nonché la possibilità di affrancare il saldo attivo di rivalutazione con un'imposta sostitutiva del 10 per cento. L'occasione potrebbe essere propizia - spiega Mandolesi - per riaprire i termini per l'affrancamento dei saldi attivi risultanti dalle precedenti rivalutazioni all'epoca non affrancati per carenza di risorse finanziarie da parte delle imprese. L'affrancamento libererebbe dunque tali riserve rendendole utilizzabili per scopi produttivi, oggi impediti da una tassazione ordinaria troppo gravosa".
