Ucraina, da Varsavia alla Slovenia: perché la guerra del grano fa male all'Ue - Affaritaliani.it

Economia

Ucraina, da Varsavia alla Slovenia: perché la guerra del grano fa male all'Ue

di Enrico Verga

Se da una parte il commercio Ue è in mano trader che hanno interesse a vendere a buon prezzo, dall'altra la partita geopolitica è sempre più "calda"

Quando Putin dichiarò che una buona parte delle esportazioni ucraine di materie prime alimentari era inviato nel mercato europeo venne accusato di paranoia. La versione ufficiale del progetto per esportare cereali ucraini era che le commodities alimentari sarebbero andate completamente ai paesi del terzo mondo, affamati a causa della guerra. L’extracomunitaria Ucraina, in materia agricola, non deve sottostare a tutte le regolamentazioni che invece sono obbligatorie per gli agricoltori europei. Per questa ragione il prezzo delle materie prime alimentari è vantaggioso, rispetto ai prezzi praticati dai produttori dell’Unione. Abolendo dazi e altri balzelli vigenti tra Ue e Ucraina, l’esportazione delle commodity alimentari dall’Ucraina verso l’Europa è diventata un fiume in piena.

È da tenere presente che, mentre i cereali verso i paesi del terzo mondo sono stati in parte gestiti dal World Food Program, il commercio Ucraina-Ue è in mano ai trader (in buona parte turchi o basati in Turchia). I trader hanno interesse a vendere il grano a buon prezzo, spazzando via la concorrenza locale, di fatto effettuando un dumping commerciale indiretto. Questa pratica si è tradotta in un’ottima opportunità per gli speculatori agricoli, che possono fare più margini tenendo gli stessi prezzi alla Gdo. Diversamente è divenuta una tragedia per i milioni di agricoltori di Romania, Ungheria, Polonia, Slovenia, Bulgaria e Repubblica Ceca.