Ucraina, pane e pasta alle stelle: conseguenze pesanti sugli italiani
Ne parla Mauro Agnoletti, professore associato dell’Università di Firenze e Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale
Guerra ucraina, le conseguenze sui prezzi di pane e pasta
“La guerra fra Ucraina e Russia propone anche il tema degli approvvigionamenti alimentari dell’Italia. Siamo diventati un paese trasformatore: dobbiamo tornare a produrre sul suolo italiano per contrastare le oscillazioni dei Mercati”, è quanto afferma Mauro Agnoletti, professore associato dell’Università di Firenze e Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dichiara.
Il professore spiega che l’abbandono di quasi metà delle superfici agricole è dovuto “non tanto e non solo per le trasformazioni economiche e sociali del paese, ma perché i prezzi delle nostre produzioni non sono giudicati vantaggiosi rispetto a quelli di altri paesi”. La conseguenza è “un progressivo scollamento dell’industria agroalimentare dal nostro territorio, mettendo fuori mercato le nostre aziende agricole, incrementando l’abbandono del territorio rurale, l’invecchiamento della popolazione, ed il degrado del nostro paesaggio rurale”, aggiunge Agnoletti.
Una situazione, questa, che sta rendendo l’Italia un Paese trasformatore di materie prime alimentari, in un modo simile a quanto accade nell’industria metalmeccanica, con conseguenze paradossali. “La guerra, incidendo sulle notevoli importazioni di cereali da Russia e Ucraina porta ad una riduzione degli approvvigionamenti e un aumento dei prezzi e suggerisce una riflessione sulla necessità diventare più autosufficienti da questo punto di vista dato che i terreni agricoli per coltivare cereali certo non ci mancano”, sottolinea il docente.
La necessità di una maggiore indipendenza alimentare è indispensabile “anche per produrre prodotti tipici realmente italiani e non solo lavorati in Italia, con la pretesa paradossale poi di proteggere il Made in Italy”. Quest’etichetta, infatti, è un’indicazione di provenienza che certifica l’origine italiana dei prodotti. Ad oggi, la reputazione del Made in Italy raggiunge il 7° posto tra i consumatori di tutto il mondo, secondo un report del 2017, realizzato da Statista.
“La Russia è il più grande esportatore di grano al mondo, seguita al quarto posto dall'Ucraina e i due paesi sono responsabili del 29% del commercio globale di grano, quasi il 20% delle esportazioni di mais e l'80% delle esportazioni di olio di girasole: il clima di guerra – conclude Agnoletti - sta facendo lievitare anche i prezzi del pane e della pasta procurando una ulteriore stangata, oltre a quelle energetiche alle famiglie italiane”.
Commenti