Esteri
Bulgaria nell’euro dal 2026, arriva l'ok definitivo di Bruxelles
Molteplici i benefici strutturali con l’adozione dell’euro, tra cui maggiore stabilità dei prezzi, più trasparenza nei costi, riduzione delle spese di cambio e aumento della competitività

Dal 1° gennaio 2026 la Bulgaria entrerà nell'area euro come 21° membro
Via libera del Consiglio dell’Unione europea all’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona, a partire dal 1° gennaio 2026. Con l’adesione, il Paese diventerà ufficialmente il 21° membro dell’area della moneta unica. Nella stessa occasione è stato fissato il tasso di conversione del lev bulgaro a 1,95583 per un euro, in linea con il tasso centrale stabilito all’interno del Meccanismo di cambio europeo (ERM II), a cui la Bulgaria partecipa dal luglio 2020. La Banca centrale europea (BCE) e la Banca nazionale bulgara hanno concordato di mantenere il lev ancorato all’euro fino alla data dell’introduzione ufficiale. Inoltre, dal 1° ottobre 2020, con l’attivazione del quadro di cooperazione rafforzata tra le due banche centrali, la BCE ha assunto il ruolo di vigilanza diretta su quattro istituti bancari sistemici e di supervisione su altri tredici soggetti finanziari minori operanti nel Paese.
Con questa decisione, Sofia avvia la fase operativa per l’introduzione della nuova valuta. Durante il periodo transitorio, le autorità bulgare dovranno completare una serie di passaggi tecnici e informativi: dalla doppia esposizione dei prezzi in lev e in euro, prevista a partire da un mese dopo la decisione del Consiglio e fino a un anno dopo il passaggio effettivo, alla distribuzione anticipata di banconote e monete, all’adeguamento degli sportelli bancomat, fino alla sorveglianza dei prezzi e al monitoraggio degli operatori economici per evitare rincari ingiustificati. L’ingresso della Bulgaria nell’euro è il culmine di un processo di allineamento economico e finanziario iniziato con l’introduzione del currency board nel 1997, e proseguito con l’adesione al ERM II e all’Unione bancaria nel 2020. Secondo la Commissione europea, le precedenti introduzioni dell’euro nei nuovi Paesi membri hanno avuto un impatto minimo sui prezzi al consumo, oscillante tra lo 0,1% e lo 0,3% e limitato nel tempo.
A lungo termine, l’adozione dell’euro comporta benefici strutturali: maggiore stabilità dei prezzi, più trasparenza nei costi, riduzione delle spese di cambio e aumento della competitività, in particolare nei settori legati all’export, che rappresentano una quota rilevante del PIL bulgaro. Attualmente, tutti gli Stati membri dell’UE sono legalmente tenuti ad aderire all’euro, fatta eccezione per la Danimarca, che ha ottenuto una clausola di opt-out permanente. Tuttavia, non esiste un calendario obbligatorio e spetta ai singoli Paesi stabilire tempi e modalità per il passaggio alla valuta unica. I membri entrati nell’Unione dopo il 1999 - come quelli che hanno aderito nel 2004, 2007 e 2013 - hanno avuto il tempo necessario per adeguarsi ai criteri di convergenza previsti dai Trattati.