Coronavirus: Israele vara il secondo lockdown, no alle celebrazioni
Per contrastare il nuovo aumento dei contagi da Covid-19, Israele si richiude in un confinamento drastico, poco gradito dalla popolazione perché impedisce la celebrazione delle festività ebraiche al via proprio oggi 18 settembre. "Il sistema sanitario ha alzato una bandiera rossa", ha spiegato il primo ministro Benjamin Netanyahu, per giustificare questo secondo "lockdown", in vigore da mezzogiorno e per tre settimane. Il periodo coincide con le feste ebraiche del Rosh Hashanah (il capodanno ebraico), Yom Kippur (giorno del perdono) e Sukkot (festa dei tabernacoli). Dall'inizio di settembre era stato deciso un confinamento parziale nelle zone del Paese con i tassi di contagi più marcati, soprattutto nelle località abitate dagli ultraortodossi o dagli arabi israeliani
A Tel-Aviv in centinaia manifestano contro la drastica decisione
Nonostante questi provvedimenti, i contagi sono continuati ad aumentare. Fra giovedì sera e venerdì a mezzogiorno, il ministro della Salute ha registrato 5.238 nuovi casi, mai così tanti. "Abbiamo tentato di tutto per trovare un equilibrio fra le esigenze della salute e quelle dell'economia, ma siamo testimoni di un aumento inquietante dei contagi e dei malati gravi in questi ultimi due giorni", ha detto Netanyahu. Ieri, a Tel-Aviv centinaia di manifestanti hanno protestato contro questa decisione drastica, che "nuoce alla popolazione e all'economia, produce disoccupazione e suicidi", secondo l'organizzatore. I casi finora registrati nel paese ebraico sono 175.256, e i decessi 1.169.
Commenti