Esteri
Voto in Croazia, conservatori in vantaggio sui social-democratici
Se gli exit poll indicavano un testa a testa in Croazia tra socialdemocratici al governo e opposizione conservatrice nelle elezioni politiche, i primi risultati parziali (il 15 per cento delle schede scrutinate) hanno fatto pendere l'ago della bilancia verso verso l'Unione democratica croata (Hdz) guidata dall'ex capo dei servizi segreti, Tomislav Karamarko, contro l'alleanza di centrosinistra ('Croazia Cresce') guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente, Zoran Milanovic.
Karamarko conferma il vantaggio con 60 deputati, su di un totale di 151 che compongono il Parlamento di Zagabria. Il centrosinistra è fermo a 54 deputati. Entrambi gli schieramenti sperano ancora di poter formare il futuro governo che dipenderà dall'appoggio di un terzo partito, Most (Il Ponte), formazione centrista formata pochi mesi fa da personalità influenti nelle loro comunità locali che chiedono riforme in tutti i settori della società, in particolare dell'economia. L'affluenza è stata buona. Ha votato il 60,06 per cento dei 3,8 milioni degli aventi diritto.
Si tratta delle prime elezioni politiche da quando la Croazia è diventata membro dell'Unione europea nel 2013. Per la destra conservatrice all'opposizione (Hdz) rappresentano l'occasione per prendere il potere, approfittando dei mancati successi, soprattutto in campo economico, del governo di sinistra.
Nel parlamento unicamerale entra però anche una terza formazione che potrebbe decidere il futuro governo. Si tratta del partito denominato 'Il Ponte', una formazione centrista fondata pochi mesi fa da intellettuali indipendenti e leader locali di vari profili ideologici, che diventa la terza forza politica del Paese. Venerdì scorso il loro leader, Boz Petrov, ha sottoscritto una dichiarazione nella quale si impegna a non coalizzarsi dopo le elezioni con nessuno dei due partiti principali. Se i risultati degli exit poll saranno confermati si prospetta un difficile periodo post-elettorale per la ricerca di una maggioranza capace di governare.
Gli elettori croati hanno cominciato ieri mattina a votare per rinnovare il Parlamento unicamerale (Sabor). A fare da sfondo alla campagna elettorale, è la crisi migratoria che ha investito il Paese portando più di 300 mila migranti sul territorio croato, e su cui i leader dei due partiti in campo hanno giocato, anche come utile diversivo per rinviare la proposta di soluzioni reali per rilanciare l'economia stagnante.
Migranti: in centinaia nella nebbia al confine tra Serbia e Croazia
"Il governo ha avuto l'opportunità di mettere in secondo piano gli altri temi grazie alla crisi migratoria", sostiene l'analista politico indipendente Davor Djenero. Milanovic ha mostrato molta empatia con i rifugiati e ha mantenuto le sue posizioni davanti ai colleghi europei, condannando la decisione dell'Ungheria di sigillare le sue frontiere, criticando la Serbia per come ha gestito la crisi, e contemporaneamente sottolineando l'importanza primaria degli interessi nazionali croati. "Milanovic sembrava morto politicamente a sei mesi dall'incarico. Oggi è risuscitato in qualche modo", aggiunge Djenero.
Il leader dell'opposizione, Tomislav Karamarko, ha condotto una campagna elettorale tutta sui toni della retorica nazionalista e anche lui ha cercato di giocare la carta dei migranti, ma senza grande successo.
Se la crisi dei rifugiati ha tenuto banco, il prossimo governo non potrà sfuggire dal problema della stagnazione economica che ha costretto migliaia di croati a cercare lavoro all'estero in questi anni come dimostrano i dati della disoccupazione: a settembre la percentuale dei senza lavoro era al 16,2%, livello alto che diventa allarmante nella fascia giovanile dove tocca il 43,1%. Il debito pubblico ha raggiunto proporzioni mastodontiche, al 90% del pil e l'economia croata è una delle più povere dell'Ue, nonostante una lieve ripresa nei primi trimestri di quest'anno.