La post presidenza per Donald Trump non sembra essere cominciata nei migliore dei modi. Infatti oltre al secondo impeachment di cui è stato accusato dai democratici, e alla probabile comparizione al Tribunale di New York per rispondere di frode fiscale, un’altra tegola gli si è abbattuta addosso.
E’ di questi giorni infatti la notizia che il gruppo di controllo Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (CREW), ha registrato e denunciato 3.700 atti di corruzione che hanno coinvolto l'ormai ex presidente degli Stati Uniti.
Un numero aumentato di ben 400 casi tra il 2020 e il 2021, secondo quanto riferito dall’organizzazione apartitica fondata nel 2003. Fondata per denunciare tutte le violazioni all'etica dell'inquilino della Casa Bianca e che, da allora, ha acceso l’attenzione su funzionari e istituzioni governative con l'obiettivo di ridurre il ruolo del denaro in politica e quindi gli atti correttivi.
Le attività di CREW includono segnalazioni, indagini e contenzioso per un non corretto ‘modus operandi’ del governo.
Un’indagine assolutamente bipartisan dato che ,solo tra il 2005 e il 2014, i rapporti annuali hanno registrato ‘cattivi comportamenti’ di 25 democratici e 63 repubblicani.
Oltre a CREW, l'associazione di ristoranti nota come ROC United, l'organizzatore di eventi dell'hotel Embassy Row, Jill Phaneuf e il proprietario dell'hotel e del ristorante Eric Goode hanno avviato indagini di questo tipo contro Trump,
Tra le altre presunte illegalità, le accuse a Trump riguardano le potenziali violazioni della clausola sugli affari esteri, che vieta al presidente e a qualsiasi altro funzionario federale di accettare doni o pagamenti da governi stranieri.
La CREW aveva presentato la sua denuncia nel lontano 23 gennaio 2017, poco dopo l’inizio della presidenza Trump, e il 18 aprile dello stesso anno la denuncia è stata ampliata con l'aggiunta di querelanti dell'industria alberghiera e della ristorazione.
Trump era riuscito a bloccare il processo alla fine del 2017, per una questione di forma. I querelanti non avevano rispettato un requisito burocratico, ma il caso è andato alla Corte d'Appello che ha ripristinato la causa .
Due giorni prima che Trump lasciasse la Casa Bianca, l'ex direttore dell'FBI James Corney aveva detto che gli Stati Uniti stavano affrontando ore "pericolose" a causa di un soggetto da lui definito come “un boss gangster". Non certo un buon viatico per una pensione di tutta serenità.
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