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Esteri
Guerra Ucraina? Quello che i media non dicono nel film di Stone del 2016

Ucraina. La ricetta per le “rivoluzioni” in salsa Usa ha tre ingredienti, spiega il documentario: soldi, media e tecnica. L’isteria occidentale serve a nascondere i fatti - Guarda il film

Perché Zelensky continua a chiedere di fare entrare l’Ucraina nella Nato, quando tutti i leader Ue insistono che “non è in agenda”? La risposta è nel film del premio Oscar Oliver Stone “Ucraina in fiamme” del 2016, prima censurato da Youtube e poi riattivato tra le proteste. La guerra in Ucraina non è la storia che vediamo sui media: è la storia di un Paese diviso in due da centinaia di anni, fatta di sangue e di conflitti insanabili che gli americani stanno utilizzando per i loro scopi di supremazia.
Al tentativo di censura di Youtube l’altro premio Oscar Susan Sarandon ha twittato:  “Non siete curiosi del perché non vogliono che lo vediate?” Il film spiega le strategie Usa di un colpo di Stato orchestrato in Ucraina a danno del governo precedente, fatto passare come filo russo, mostrificato e abbattuto. 
La ricetta per le “rivoluzioni” in salsa Usa ha tre ingredienti, spiega il documentario: soldi, media e tecnica. Gli americani sono professionisti del settore trasformando delle comuni proteste pacifiche in sommosse contro i governi in carica.

Ucraina. Il grande giornalista Usa Robert Earle Parry spiega la strategia di conquista Usa

Uno degli intervistati da Stone è il grande giornalista investigativo Robert Earle Parry, famoso negli anni ‘80 per aver mostrato come la CIA assassinasse i Contras nicaraguensi e favorisse il traffico di cocaina negli Usa per finanziare gli sforzi dei guerriglieri antiregime (caso poi portato alla ribalta dal premio Pulitzer Gary Webb, morto con due colpi di fucile in faccia, morte ridicolmente derubricata a suicidio). Parry spiega come le strategie siano sempre le stesse e uguali per tutte le grandi superpotenze: agevolare i governi amici, qualsiasi sia il loro regime, ostacolare e abbattere i governi nemici. Gli Usa l’hanno fatto continuamente costruendo contesti sociali di persone organizzate per la rivolta. Le rivoluzioni sono fatte di simboli, azioni e movimenti di persone unite anche “a livello inconscio”. Nella costruzione di questi particolari mix gli Usa sono maestri.

Nel film si parla delle ONG finanziate e che stavano in Ucraina già 10 anni fa, lautamente foraggiate anche dall’onnipotente George Soros, e che hanno creato il contesto con sovvenzioni e sussidi, dei giornalisti stipendiati dagli Usa, i nuovi canali televisivi d’informazione creati ad hoc prima delle rivolte del 2013-2014, i politici Usa (McCain , ex candidato alla presidenza, Murphy) che arringano le folle nelle piazze ucraine o nelle strade in rivolta come Victoria Nuland a Piazza Maidan. Eloquente quando nel film si ascolta l’audio scandalo del massimo responsabile americano per le relazioni con la Ue, Nuland, che durante le sommosse del 2014 dice “l’Unione europea si fotta“, visto che la Ue voleva un accordo tra il governo ucraino e l’opposizione. L’Ucraina è il campo di battaglia Usa, come lo sono state lo Yemen, la Siria, la Libia, l’Iraq. Anche i simboli ideati per i rivoltosi (un pugno), sono sempre gli stessi e passano da un Paese all’altro. Ma quella dell’Ucraina è una storia antica e controversa, luogo di passaggio per arrivare alla Russia.

Ucraina. Le grandi balle dei media mainstream. Senza l’appoggio dell’opinione pubblica Occidentale non si può fare una guerra

Un Paese diviso, l’Ovest con l’Occidente, l’Est con i Russi, spiega il doc di Stone. E qui forse c’è il punto più debole della ricostruzione di Stone che non spiega che per tenersi vicina l’Ucraina i giochi sporchi e le torture della storia siano arrivati da tutte le parti. Come con l’Holodomor, il periodo di carestia creata ad arte da Yosef Stalin tra il 1932 al 1933 causando diversi milioni di morti ucraini e un risentimento popolare antirusso. O nel 2004 quando diventa presidente il filoccidentale Viktor Yushchenko, la cui moglie aveva lavorato per il Dipartimento di Stato americano durante l’amministrazione Reagan, viene raccontato nel film, ma che venne anche avvelenato con la diossina dagli avversari. Il documentario ha però il grande pregio di mostrare come il governo ucraino successivo, quello di Viktor Yanukovich, abbattuto nel 2014 con la regia Usa, non era affatto un governo fantoccio russo, come i media mainstream anche italiani cercano di far intendere. Per risollevare le sorti dell’Ucraina prima Yanukovich cerca l’appoggio della Ue e poi del Fondo Monetario Internazionale ma si ritrova proposte capestro stile Grecia della crisi del 2008. Come ultima spiaggia non gli resta che la Russia e i suoi mercati.
Eloquente la descrizione della rivolta in piazza Maidan a Kiev nell’inverno tra il 2013 e il 2014 che ha fatto poi esplodere la successiva crisi del Donbass. Stone intervista il ministro dell’Interno Vitalij Zacharčenko che riceve notizie di manifestazioni innocue e pacifiche in piazza. La mattina si risveglia e scopre che il capo dell’amministrazione presidenziale, Sergej Levochkin, col pretesto dell’albero di Natale da collocare sulla piazza, aveva dato l’ordine di disperdere con la forza i manifestanti. La piazza si era trasformata in un campo di guerra con relativo assalto agli edifici del governo. In quel momento cruciale comparvero insieme alla polizia dei militanti dell’estrema destra che cominciarono a lanciare pietre e ad accendere fuochi. “Una prodigiosa coincidenza, ma il signor Levochkin era un intimo amico di molti politici americani”, viene puntualizzato nel film quando appare la foto di Victoria Nuland, rappresentante ufficiale del Dipartimento di Stato Usa.


Poi Stone chiede chiarimenti all’ex presidente Yanukovich “se avesse avuto la sensazione di essere nella mani della CIA”. L’ex Presidente, spiega che non è normale che fossero arrivate molte delegazioni che si erano messe al fianco dei manifestanti, aizzando la folla e gli scontri per far cadere il suo governo, nessun Paese al mondo accetterebbe cose così.
Ma la guerra vera si fa sui media statunitensi o occidentali, spiega Stone. La costruzione del nemico, del mostro non si fa in Ucraina ma nel contesto Occidentale e Usa. Senza l’appoggio dell’opinione pubblica non si può condurre una strategia nel Paese eletto a scenario di conquista. Per questo chi esprime pareri differenti ben che vada viene ridicolizzato, quando non viene fatto diventare un soggetto filo putiniano.

Guarda il film di Oliver Stone - Ucraina in Fiamme


Stone, da sempre un antimilitarista (dopo che è stato soldato in Vietnam, ha vinto per 2 volte l'Oscar alla regia per “Platoon” e “Nato il quattro luglio” e per la sceneggiatura di “Fuga di mezzanotte”, ha girato film memorabili come “Wall Street”, “Assassini nati”, “Ogni maledetta domenica” e l’ultimo su Edward Snowden e la scoperta del controllo di massa degli Usa), ha condannato l’attacco di Putin: “Sebbene gli Stati Uniti abbiano molte guerre di aggressione sulla coscienza, non giustificano l'aggressione di Putin in Ucraina. Una dozzina di torti non fanno una ragione. La Russia ha sbagliato a invadere”.

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