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Esteri
Israele-Hamas, rischio escalation. Il ruolo esplosivo di Iran e Stati Uniti
Guerra Israele Palestina

Israele-Hamas, escalation a un passo

La nuova guerra in Israele tra Hamas e lo Stato ebraico si è trasformata in una vera e propria polveriera pronta ad esplodere e deflagrare appena una scintilla la colpisca. E questa scintilla si chiama Iran, un vero e proprio Stato con un suo apparato militare e con tanta ideologia anti-occidentale dietro. In realtà c’è anche un’altra minaccia e cioè quella della Cina che poche ore fa ha dichiarato che “Le azioni sono oltre l’ambito dell’autodifesa”, riferendosi a Israele che nel frattempo sta ammassando ingenti truppe sul confine della Striscia di Gaza e che probabilmente da lunedì inizierà una operazione di terra, supportata contemporaneamente da forza navali, che vedrà un acuirsi del conflitto e del numero delle vittime.

Israele, infatti, andrà a caccia casa per casa dei capi di Hamas per ucciderli. Nel contempo, l’aviazione di Tel Aviv bombarda incessantemente la città di Gaza, ma anche i palestinesi non hanno cessato il lancio di razzi e l’allarme suona ancora a Gerusalemme. Tel Aviv, su consiglio americano, ha dato però un preavviso di 25 ore ai civili palestinesi perché sgombrino il territorio, ma sarà difficile perlustrare ad esempio la cosiddetta “metropolitana di Gaza” che innerva il sottosuolo della città e dove c’è un grande traffico di uomini, derrate ed armi verso l’Egitto e lo stesso Israele.

Parimenti è iniziato lo sgombro della città israeliana di Sderot posta sul confine (un solo chilometro) e già attaccata da Hamas con razzi. Questa notte l’Iran ha inviato un avvertimento, un monito e una minaccia a Israele. Lo ha fatto tramite l’inviato Onu in Medio Oriente dichiarando che se Israele continua gli attacchi contro Gaza interverrà militarmente. Una situazione esplosiva che complica ulteriormente il già difficile teatro di guerra. La missione presso l’Onu di Teheran ha continuato così: “La responsabilità (della continuazione degli attacchi israeliani) spetta alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza e agli Stati che stanno portando il Consiglio verso un vicolo cieco”.

La discesa in campo dell’Iran allargherebbe a dismisura il conflitto. Intanto l’attacco di Hamas di sabato scorso ha già ottenuto un risultato significativo: ha fatto riavvicinare la potente e ricchissima Arabia saudita, sunnita, con il suo rivale, l’Iran sciita. Da notare come poco prima dello scoppio del conflitto si parlasse addirittura di un riconoscimento diplomatico da parte di Riad di Tel Aviv. Sembrava dunque imminente l’accordo tra Israele e Mohammed Bin Salman dell’Arabia Saudita ma appunto i recenti fatti lo hanno allontanato; infatti, Riad ha dovuto subito dichiarare che “Israele è responsabile” e questo costituisce già una prima vittoria fondamentale di Hamas (e dell’Iran che lo sorregge).

Proseguì poi il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita: “Il Regno dell’Arabia saudita considera Israele responsabile, per le sue ripetute provocazioni e la privazione di diritti inflitta ai palestinesi”. Dunque l’intero mondo islamico, sia gli sciiti che i sunniti, si sono improvvisamente ed inaspettatamente ricompattati intorno ad Hamas che ora appare solo una pedina in una partita a scacchi molto più grande di lei.

Nel contempo anche Hezbollah sta impegnando Israele dal Libano e la stessa Giordania è in un tumulto con migliaia di manifestanti pro-Hamas al confine con Israele che nel frattempo ha arrestato 330 palestinesi del West Bank dove i coloni israeliani hanno attaccato nei territori occupati. Gli Stati Uniti stanno cercando di mediare ma nel contempo il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha mandato nel Mediterraneo la più potente portaerei del mondo, la USS Gerald R. Ford con 5.000 uomini di equipaggio ed ha annunciato l’invio di una seconda, la Eisenhower. Il monito è chiaramente diretto verso l’Iran e potrebbe preparare uno scenario molto pericoloso di confronto diretto sul piano militare tra i due nemici storici.

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