Esteri
Missiroli: “Attacchi russi in Polonia? Mossa per testare l’unità della Nato. Il silenzio di Trump incoraggia Putin a riprovarci”
Il Senior advisor dell’ISPI: “Il nostro territorio nazionale non è sotto minaccia diretta"

La strategia russa e gli obiettivi di Putin: l’analisi di Missiroli per Affaritaliani
Dopo l’incursione di droni russi in territorio polacco, crescono le tensioni ai confini della NATO e si riaccende la paura di un rischio di escalation. Lo scenario internazionale si complica, sollevando nuovi interrogativi e preoccupazioni. A fare chiarezza è Antonio Missiroli, Consigliere senior dell’ISPI, già Sottosegretario Generale della NATO per le Minacce alla Sicurezza Emergenti, che in un’intervista ad Affaritaliani ha spiegato la strategia russa e gli obiettivi di Vladimir Putin: “Dividere l’Occidente, ottenere il massimo vantaggio nel conflitto ucraino e indebolire i suoi avversari internazionali”.
Dottor Missiroli, quali sono le implicazioni immediate dell’attacco russo in Polonia per la sicurezza europea? Si può parlare di un’escalation pericolosa?
“Non so se si possa definire un attacco armato in senso stretto: a quanto risulta, i droni non erano carichi di esplosivo, ma del tipo che i russi usano spesso come "decoy", esche per far sprecare agli ucraini munizioni antiaeree prima di lanciare attacchi veri e propri su vasta scala.
Quindi, più che un’aggressione militare, potrebbe trattarsi — come ha detto il premier polacco Donald Tusk — non solo di una provocazione, ma anche di un test. Un test militare, per verificare la reazione delle forze alleate, e un test politico, per osservare le reazioni delle capitali europee, da Bruxelles a Washington. Finora, ci sono state risposte efficaci: i droni sono stati abbattuti e il discorso di Ursula von der Leyen al Parlamento europeo ha fornito un primo segnale politico chiaro”.
La NATO risponderà militarmente o adotterà un atteggiamento attendista?
“Il Segretario generale sta ancora cercando di determinare con precisione la natura dell’incursione e i rischi che ne derivano. Per alcuni giorni si lavorerà in questa direzione. Nel frattempo, da domani (venerdì) inizierà “Zapad 2025”, una grande esercitazione militare congiunta tra Russia e Bielorussia che coinvolgerà decine di migliaia di soldati al confine con la NATO e l’Ucraina.
Bisognerà capire se questa esercitazione diventerà un nuovo pretesto per provocazioni o atti intimidatori. La preoccupazione è fondata: nell’autunno 2021, la precedente Zapad fu usata per dispiegare forze speciali russe al confine bielorusso-ucraino, poi impiegate nell’invasione del febbraio 2022. Oggi, il livello di allerta delle forze alleate è stato alzato, sia in Polonia che a Bruxelles”.
Quali potrebbero essere le prossime mosse di Putin? La Russia intende davvero allargare il raggio d’azione?
“Mosca sta cercando di testare la tenuta, la coesione e la capacità di reazione dell’Occidente. In Europa, la principale preoccupazione riguarda oggi l’ambiguità degli Stati Uniti. Mentre molte capitali europee hanno espresso solidarietà immediata alla Polonia, la risposta della Casa Bianca è stata più sfumata. Il presidente americano ha pubblicato un messaggio piuttosto criptico su Truth Social e si è limitato a una telefonata di cortesia al presidente polacco - che è, peraltro, un suo alleato politico. Trump ha sostenuto Nawrocki nella campagna presidenziale recente.
L’assenza di una posizione netta da parte americana rischia di essere interpretata da Mosca come un segnale di via libera - o almeno come una forma di tolleranza - per continuare con provocazioni e pressioni, anche militari”.
Potremmo davvero rischiare un conflitto su scala continentale?
“Non credo che la Russia abbia interesse ad attaccare direttamente i Paesi della NATO. Fino a 48 ore fa, Mosca si era sempre astenuta dal superare questa soglia, questa “linea rossa”, sin dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. Tuttavia, è evidente che la strategia russa punta a dividere l’Occidente, ottenere il massimo vantaggio nel conflitto ucraino e indebolire i suoi avversari internazionali. Questa logica continuerà, anche se non penso sfocerà in un conflitto su larga scala - a meno che non si creino fratture significative tra i Paesi alleati. Il quadro che vedo è quello di un confronto a bassa intensità per l’Occidente, ma ad alta intensità per l’Ucraina. È lo scenario più probabile per le prossime settimane e mesi”.
Qual è il ruolo dell’Italia in questo contesto? E quali misure dovrebbe adottare per proteggere la propria sicurezza nazionale?
“L’Italia è coinvolta direttamente. Anche ieri erano attivi alcuni aerei italiani di sorveglianza e monitoraggio all’interno del dispositivo alleato schierato in Polonia dopo l’invasione russa. Il nostro Paese partecipa alla missione NATO anche nei Paesi baltici, in particolare in Lettonia, ma è presente anche in Romania e Bulgaria. Non siamo dunque assenti da questo sforzo collettivo di dissuasione e deterrenza.
Il nostro territorio nazionale probabilmente non è sotto minaccia diretta, né credo che sia nell’interesse della Russia allargare il conflitto fino al Mediterraneo. C'è però un nodo strategico: il possibile ritiro parziale delle forze americane presenti in Italia, nel quadro della riorganizzazione militare annunciata da Trump. Questo renderebbe l’Italia più vulnerabile e ci costringerebbe a compensare con risorse nostre una capacità militare americana difficilmente sostituibile. Più in generale, credo che maggiori investimenti nella difesa siano inevitabili. Non solo per il conflitto in Ucraina, ma anche per il nuovo assetto che potrebbe delinearsi con la futura amministrazione americana”.
Il presidente Mattarella ha detto: “Rischiamo il baratro come nel 1914”. È un’esagerazione o un monito realistico?
“Credo che il suo monito si riferisse soprattutto al rischio di calcoli sbagliati, quelli che in inglese si chiamano miscalculations. Molti storici ritengono che la Prima Guerra Mondiale sarebbe stata evitabile, se nell’estate del 1914 ci fosse stata maggiore saggezza politica. Il pericolo, oggi, è lo stesso: che una reazione eccessiva o una valutazione errata - da una parte o dall’altra - possa innescare un’escalation fuori controllo. L’incursione dei droni russi in Polonia poteva essere una di queste situazioni.
Il rischio esiste, dipende molto dai comportamenti degli attori in campo. Il premier polacco ha evocato persino il 1939, non solo il 1914. La tensione in Europa è reale, e serve grande senso di responsabilità da parte delle leadership politiche in questa fase così delicata”.