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Esteri
Pallone spia, la convinzione cinese: strategia Usa per sabotare il dialogo

La teoria cinese: pallone-spia usato dai falchi Usa per far saltare il dialogo

"Gli Stati Uniti hanno bombardato l'ambasciata cinese a Begrado, hanno fatto schiantare un aereo cinese alle porte della Cina, hanno lanciato una guerra commerciale contro la Cina e hanno bandito Huawei, e la Cina li ha sopportati: un futuro luminoso attende coloro che tollerano". A parlare così è Hu Xijin, influente giornalista cinese ed ex direttore del tabloid nazionalista Global Times. Per ora il governo di Pechino tende a restare sottotraccia nelle sue esternazioni. O meglio, risponde anche con forza nel merito della vicenda del pallone-spia ma senza tirare in ballo altri fronti sui quali invece in passato si era molto lamentata. Lasciandolo fare a giornalisti e analisti.

Ma intanto, si fa strada un'idea ben precisa nella mente di Pechino: e cioè che la vicenda del pallone-spia sia stata "gonfiata" (verbo utilizzato non a caso) allo scopo di far saltare la visita di Antony Blinken a Pechino e dunque sabotare il possibile riavvio del dialogo sul fronte Usa-Cina, uno sviluppo che sembrava desiderato sia dalla Casa Bianca sia da Xi Jinping, disposto a incontrare il segretario di Stato. Non scontato, vista la differenza di grado. Sarebbe stato il primo incontro tra il presidente cinese e un capo della diplomazia americana sin dal 2017 con Rex Tillerson, cioè prima dell'inizio dela guerra commerciale e di tutto il resto.

Ma perché Pechino si è fatta questa idea? Innanzitutto, perché la vicenda del presunto pallone-spia non è certo la prima. In passato sarebbero stati molti altri i casi di palloni di sorveglianza scoperti sia dall'amministrazione Biden che da quella Trump. Secondo Jake Sullivan, consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca, Biden ha dato ordine alla comunità di intelligence di "aumentare la nostra vigilanza e le risorse che stavamo dispiegando per essere in grado di rilevare gli sforzi cinesi per spiare gli Stati Uniti".

La domanda che si fanno a Pechino, ammesso e non concesso che la versione dell'aeromobile "meteorologico" fuori controllo sia falsa, è: perché nei casi precedenti non è stato detto nulla e stavolta non solo l'informazione è stata resa pubblica ma è stata trattata come una minaccia alla sicurezza nazionale? Il tempismo insospettisce, visto che tutto ciò è avvenuto a meno di 48 ore dall'arrivo previsto di Blinken a Pechino.

Il precedente di Nancy Pelosi a Taiwan

Ecco perché sui social cinesi in molti sostengono che si tratti di una sorta di sabotaggio da parte di qualcuno negli Stati Uniti che vuole impedire la ripresa del dialogo. Non è la prima volta che si fa largo un'ipotesi simile. Era accaduto anche lo scorso agosto, quando Nancy Pelosi si recò a Taiwan. Anche in quel momento Washington e Pechino stavano cercando il riavvio del dialogo, Biden e Xi Jinping avevano appena avuto un colloquio telefonico. Quel viaggio fece saltare tutto. Biden prese le distanze dal viaggio di Pelosi, che sarebbe nato anche allo scopo di far saltare il dialogo con la Cina, come desideratosia dai repubblicani sia dai falchi democratici.

Stavolta sarebbe in sostanza successo una cosa simile, almeno secondo quanto in molti pensano a Pechino. Una teoria che può non avere riscontri certi sul rapporto di causa-effetto, ma che di certo come conseguenza ha ancora una volta quanto detto da parte cinese: il rallentamento o proprio la sospensione totale del dialogo.

Il ministero degli Esteri di Pechino, tra le righe, suggerisce qualcosa di simile, analizzando la risposta americana dopo l'iniziale rammarico espresso da parte cinese per l'incidente: "gli Stati Uniti hanno fatto finta di niente e hanno reagito in modo eccessivo insistendo sull'uso abusivo della forza nei confronti del dirigibile civile che era in rotta per lasciare lo spazio aereo statunitense".

"Ciò che gli Stati Uniti hanno fatto ha avuto un grave impatto e ha minato gli sforzi e i progressi compiuti dalle due parti per stabilizzare le relazioni tra Cina e Stati Uniti da quando i leader dei due Paesi si sono incontrati a Bali, in Indonesia", ha dichiarato ancora il ministero degli Esteri, avvertendo: "Il governo cinese sta seguendo da vicino l'evolversi della situazione, salvaguarderà con determinazione i diritti e gli interessi legittimi della società cinese interessata e tutelerà gli interessi e la dignità della Cina, riservandosi il diritto di reagire ulteriormente in risposta a questa vicenda, se necessario".

Viene subito in mente la possibilità che aerei e navi militari americani nel Pacifico possano essere trattati con maggiore aggressività, aumentando il rischio di uno scontro. Anche se in tal modo Pechino finirebbe per confermare la versione dei "falchi" americani. Un rebus di difficile soluzione anche per il politico forse più potente al mondo.

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