Esteri
"Attacchi russi in Polonia? Putin ha voluto testare la prontezza delle nostre difese aeree. Così l'Ue si avvicina a una guerra più ampia"
L’analista geopolitico: “Tusk ha invocato l’articolo 4 della Nato perché la Polonia teme tremendamente che questo conflitto possa portare a una guerra più ampia, a uno scontro frontale tra Russia e Alleanza Atlantica”

Morelli ad Affaritaliani: “L’attacco russo in Polonia? Putin ha testato la prontezza delle difese europee"
Sorgono nuove paure dopo l’attacco russo in Polonia e la conseguente invocazione dell’articolo 4 della Nato da parte del premier polacco Donald Tusk. Che cosa sta realmente accadendo? Si rischia un scontro frontale tra Russia e Nato? Numerosi e nuovi interrogativi si affacciano nello scenario internazionale.
A chiarire ogni dubbio è Elia Morelli, ricercatore di storia presso l’Università di Pisa, analista geopolitico e saggista, che ad Affaritaliani ha illustrato con chiarezza gli obiettivi di Vladimir Putin e le motivazioni dietro l’attacco, sottolineando l’importanza di azioni rapide da parte degli europei e degli Stati Uniti per “smorzare nei prossimi 24-48 ore i toni dello scontro, al fine di evitare una contesa diretta tra Alleanza Atlantica e Russia”.
L’attacco russo in Polonia lo si può leggere come un test di Putin per verificare le difese europee oppure come un preludio a una guerra che coinvolgerà direttamente l’Europa?
“Penso che, innanzitutto, questi oltre dieci droni lanciati direttamente verso il territorio polacco, partiti dalla Bielorussia e sostanzialmente droni Gerber del tipo Koi di fabbricazione russa, servano a mio avviso per testare la prontezza delle difese aeree polacche. È già accaduto ad agosto di quest’anno con la vicina Lituania, quando però in quel caso venne lanciato un solo drone carico di esplosivi direttamente in territorio lituano. Ma si tratta anche di un’azione molto grave che sta mettendo a repentaglio la sicurezza lungo il cosiddetto fronte orientale. Tanto che le diverse autorità si sono mosse di conseguenza, facendo appello soprattutto all’articolo 4 dell’Alleanza Atlantica”.
La richiesta del premier Tusk di attivare l’articolo 4 della Nato segna un passaggio estremamente delicato. Come va interpretato questo gesto?
“Va interpretato nel senso che la Polonia teme tremendamente che questo conflitto, che si sta combattendo in territorio ucraino, possa portare a una guerra più ampia, a uno scontro frontale tra Russia e Alleanza Atlantica. Per questo motivo, attraverso il primo ministro Donald Tusk insieme al presidente Karol Nawrocki, la Polonia ha invocato l’articolo 4 della NATO, che stabilisce un meccanismo di consultazione tra le parti del trattato Atlantico in caso di minaccia all’integrità territoriale, all’indipendenza politica o alla sicurezza di una delle parti dell’alleanza.
È quindi un modo per consultarsi con gli alleati e per cercare di pianificare una qualche reazione. Tuttavia, a mio avviso, si cercherà soprattutto da parte degli europei occidentali e probabilmente anche degli Stati Uniti d’America di smorzare nei prossimi 24-48 ore i toni dello scontro, per evitare una contesa diretta tra Alleanza Atlantica e Russia, che nessuno vuole. Però, nel momento in cui il conflitto dura da qualche anno, siamo su un piano inclinato che, in caso di casualità come questa, può condurre anche a un conflitto più ampio”.
Secondo Lei, è possibile che avvenga un conflitto diretto tra Nato e Russia dopo quanto accaduto?
“Non penso che avverrà un conflitto diretto tra Nato e Russia nei prossimi giorni, ma è indispensabile chiudere al più presto il conflitto tra Russia e Ucraina, perché prolungare quella guerra significa andare incontro probabilmente a un conflitto più ampio. Entrambe le parti si stanno preparando attraverso i negoziati a cercare una via diplomatica per ridurre i toni dello scontro, ma dall’altra parte alcune azioni che vediamo - da un lato l’aggressività di Russia e Bielorussia, dall’altro la volontà degli europei di avviare un massiccio riarmo - sono segnali che avvicinano una guerra, non che la allontanano”.
Il posizionamento di testate nucleari in Bielorussia e Kaliningrad da parte di Mosca è un segnale che va letto sul piano simbolico, strategico o operativo? Quali sono gli obiettivi di Putin in questo momento?
“Sicuramente la Bielorussia rientra pienamente nella sfera di influenza russa. Tra l’altro, l’anno scorso la Russia ha modificato la propria dottrina nucleare per aumentare la capacità di deterrenza e per poter utilizzare il proprio dispositivo bellico, in particolare l’arsenale nucleare. Lo spostamento di testate atomiche e di ordigni così importanti all’interno del territorio bielorusso è un messaggio diretto allo schieramento Atlantico.
Serve soprattutto ad aumentare la profondità securitaria della Russia, per rimarcare che, se l’Ucraina si sta spostando verso l’Occidente, la Bielorussia non può essere considerata un terreno di contesa, ma resta strettamente legata alla Russia, considerata un bastione difensivo da trasformare potenzialmente anche in offensivo in caso di scontro frontale tra le due parti”.
In caso di escalation militare, quale ruolo potrebbe assumere l’Italia? È più verosimile una partecipazione attiva oppure una posizione di contenimento e mediazione?
“Penso che l’Italia cercherà e dovrebbe cercare di portare avanti il dialogo e un’iniziativa diplomatica, come ha fatto immediatamente dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022. In quel periodo, l’Italia aveva presentato, attraverso il Ministero degli Esteri, un documento per incentivare il dialogo tra le due parti. Poi questa iniziativa è stata lasciata un po’ da parte, ma l’obiettivo dell’Italia rimane quello di evitare un conflitto, che sarebbe deleterio per tutte le parti coinvolte e trasformerebbe il continente europeo in un inferno bellico.
Tuttavia, in un potenziale caso di conflitto, l’Italia sarà probabilmente obbligata a inviare truppe, che comunque sono già presenti sul fronte orientale. Pensiamo, ad esempio, al supporto logistico, tecnico e materiale fornito da alcuni caccia italiani presenti in territorio polacco all’interno dello schieramento NATO, che hanno contribuito all’abbattimento di droni”.
Quale sarà la possibile reazione degli Stati Uniti a seguito di questi eventi? È ragionevole attendersi un intervento o una risposta concreta da parte loro?
“Penso che l’obiettivo primario di Washington sia quello di cercare di smorzare i toni dello scontro. Nei prossimi giorni, gli Stati Uniti tenderanno a rendere la situazione il più possibile distensiva, in parte come avvenuto quando, nel 2022, alcuni detriti di missili russi o ucraini erano caduti in territorio polacco, poco dopo l’invasione russa del 24 febbraio.
Per gli Stati Uniti, la competizione strategica a livello planetario con la Cina è prioritaria, e quindi il quadrante indo-pacifico è centrale. Il conflitto russo-ucraino è certamente importante, ma secondario rispetto a questo. Tuttavia, l’impero informale che gli Stati Uniti hanno creato in Europa è fondamentale per garantire ancora l’egemonia planetaria americana, un’egemonia però fortemente contrastata prima di tutto dalla Cina e anche dalla Russia”.