Esteri
Silvia Romano, "Pagheremo la cambiale a Erdogan. Italia marginale in Libia"
Di Alberto Maggi

Caso Silvia Romano, intervista a Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Ue e nuovo responsabile Esteri del partito di Giorgia Meloni
Come ha vissuto la notizia della liberazione di Silvia Romano? Ci sono stati molti messaggi di solidarietà, anche da esponenti del suo partito come Rampelli, Storace e Crosetto...
Un sollievo, è una ragazza italiana che torna a casa, rapita da terroristi senza scrupoli. Siamo felici per lei e la sua famiglia.

Carlo Fidanza
Come tutti ho ricevuto centinaia di messaggi. Tanti italiani sono arrabbiati ma alla politica spetta il dovere di distinguere le vicende personali dal resto. Io non discuto la scelta di solidarietà che ha fatto Silvia, tanti giovani l’hanno fatta in passato, anche a destra, e l’Italia ha una storia nella cooperazione internazionale. E c’è differenza tra aiutare i bambini keniani e speronare le vedette della Guardia di Finanza come Carola Rackete.
Insomma non tutti i cooperanti sono uguali...
E non tutte le ONG. E su questo peraltro si deve fare chiarezza subito. Questa Onlus, quindi nemmeno una ONG, di Fano che ha mandato allo sbaraglio Silvia Romano nel Kenya più profondo a un passo dalle zone sotto il controllo jihadista, esponendo l’Italia agli occhi del mondo, sembra avere responsabilità gravissime. Mi auguro che l’inchiesta possa accertarle e, più in generale, credo sia giunto il tempo di responsabilizzare queste organizzazioni: siamo felici se ci aiutate a realizzare concretamente il principio “aiutiamoli a casa loro” ma questo deve avvenire in condizioni di massima sicurezza. Ne va dell’incolumità dei cooperanti e dell’interesse nazionale italiano.
Tornando a Silvia Romano, ha fatto molto discutere la sua conversione all’Islam...
A meno che non emergano riscontri diversi durante l’inchiesta, a me oggi Silvia Romano pare prima di tutto vittima di una costrizione psicologica inimmaginabile, durante la quale probabilmente è stata portata ad accettare una realtà talmente pesante da essersene poi convinta, con le buone o con le cattive. E non riesco a credere alla “libera conversione” della ragazza, è difficile essere liberi quando sei prigioniera di uno dei gruppi terroristici più efferati al mondo, quando sai che non essere più considerata “infedele” può salvarti la vita. Il problema sta nell’impatto pubblico di quella conversione.
E nell’immagine della ragazza che scende dall’aereo in ambiti somali...
Quell’immagine è un messaggio devastante. La conversione forzata è una pratica abituale dei fondamentalisti, ne sanno qualcosa le donne yazide in Siria o le ragazze nigeriane rapite da Boko Haram. Tornare sul suolo occidentale vestita come una donna di Al Shaabab - non semplicemente come una donna somala, c’è differenza - e dopo il pagamento di un riscatto racconta al loro mondo che l’Islam ha vinto. E chi festeggia questo messaggio di sottomissione, raccontando la favola della libera scelta, o non capisce o è complice.
Le è piaciuta la gestione del governo?
No, è stata una gestione irresponsabile. Aver consentito, per smania di visibilità propria, lo sbarco di Silvia vestita così davanti alle telecamere di mezzo mondo era proprio il messaggio che non bisognava dare. Così come bisognava evitare che trapelassero voci sul riscatto pagato: è passata l’idea che rapire un italiano sia un buon affare perché alla fine l’Italia pagherà. Così si mettono in pericolo migliaia di italiani in tutto il mondo. I riscatti si sono sempre pagati, ma certe cose si fanno e non si raccontano. E magari poi si mandano i corpi speciali a fare pulizia e recuperare il maltolto. Ci auguriamo che ciò avvenga.
Le voci sul riscatto pare siano uscite da ambienti turchi...
Si, e questo è l’altro grande problema, senza sottovalutare il ruolo del Qatar sempre più influente. L’intervento decisivo dei servizi turchi rischia di trasformarsi per noi in una enorme cambiale da pagare a Erdogan. Non solo e non tanto nel Corno d’Africa dove purtroppo l’Italia è marginale da anni nonostante la nostra storia coloniale, ma anche e soprattutto in Libia dove Ankara manovra il governo di Al Sarraj che noi sosteniamo senza più contare molto, nonostante i nostri legami storici con quella terra. E nel frattempo, con l’accordo Turchia-Libia, Erdogan si è accaparrato ulteriori pezzi di Mediterraneo con conseguente danno economico ed energetico per noi.
Qual è la morale di questa storia?
Che la sinistra e il M5S hanno trasformato una vittima in un’icona, hanno festeggiato questa sconfitta come se avessimo vinto i mondiali. Magari anche cinicamente per distrarre gli italiani da aziende in crisi e lavoratori senza cassa integrazione. E hanno fatto peggio, esponendo una ragazza distrutta alla rabbia popolare e l’Italia al trionfo dei jihadisti. Un danno enorme.