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Esteri
Turchia:dopo l’accordo con la Libia,sfida l’Europa e cerca idrocarburi a Cipro

La nave per ricerche di idrocarburi Fatih, battente bandiera turca, salperà dalle coste del Mar Nero alla volta di Cipro venerdì prossimo 29 maggio, data non casuale perché anniversario della presa di Costantinopoli da parte delle truppe ottomane del Sultano Mehmet, detto appunto 'Fatih', il conquistatore.

Si tratta dell'ultimo atto di un braccio di ferro in corso nel mediterraneo orientale, "un piano espansionistico illegale", secondo la Grecia, "una legittima difesa dei diritti dei turchi dell'isola" secondo il presidente Recep Tayyip Erdogan.

La strategia turca dal 2017 a oggi ha visto la presenza fissa di almeno una delle quattro navi a disposizione del governo di Ankara, due delle quali dotate di piattaforma per trivellazioni, la già citata Fatih e la Yavuz, più altre due navi da ricerca, la Barbaros Hayrettin Pasa e la Oruc Reis. Una strategia che secondo la Grecia "mette a rischio la pace e la stabilità" nel mediterraneo orientale, ma su cui Ankara è decisa a non compiere alcun passo indietro.

Sulla disputa è intervenuta a più riprese l'Unione Europea, che ha condannato le ricerche turche al largo di Cipro, facendo valere la sovranità della parte greca dell'isola, membro dell'Ue, mentre la parte turca, una porzione con poco più di 300 mila abitanti fondata nel 1974, continua a essere riconosciuta esclusivamente da Ankara, che a sua volta non riconosce la parte greca dell'isola e rivendica diritti propri, oltre che per i turchi dell'isola.

Una impasse che continua a creare una frattura insanabile, con in ballo le licenze concesse a Eni, Total, Exxon e Qatar Petroleum dalla parte greca, atto legittimo secondo l'Ue, ma che secondo Ankara lede i diritti dei turchi dell'isola, destinati a rimanere esclusi dai profitti derivanti dagli idrocarburi.

La pandemia di coronavirus sembrava aver dato respiro al ripetuto botta e risposta dei mesi scorsi, quando Exxon e Qatar Petroleum hanno annunciato di aver posticipato il calendario delle ricerche al 2021, complice il crollo dei prezzi degli idrocarburi. Tuttavia l'accordo siglato a gennaio 2019 tra Israele, Grecia e Cipro turca per la costruzione del gasdotto EastMed, destinato a portare in Italia, via Grecia, tra i 9 e 12 miliardi di metri cubi l'anno di gas cipriota e israeliano grazie a una infrastruttura di circa 2 mila chilometri, rimane una ferita aperta per la Turchia, pronta a tutto pur di non rimanere esclusa dal progetto.

La mossa di Erdogan per evitare l'esclusione dall'accesso alle risorse di Cipro è stata la firma di due protocolli d'intesa con il governo libico del premier Fayez al Serraj. Il primo garantisce la giurisdizione turca su un pezzo di mediterraneo conteso da un lato appunto da Ankara e dalla parte turca di Cipro e dall'altro da Grecia e Egitto.

In sostanza Tripoli legittima Ankara ad accedere alle riserve di idrocarburi al largo dell'isola e nel prossimo futuro prevede l'ipotesi di un nuovo step con la costruzione di una base navale turca sulle coste libiche. Un accordo che risponde perfettamente alla necessità di Erdogan di reagire alle sanzioni dell'Europa per le trivellazioni compiute al largo di Cipro, ma anche dall'esclusione dal forum sulle riserve di gas nel mediterraneo orientale, cui hanno partecipato rappresentanti di Grecia, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Italia e dell'autorità palestinese.

L’accordo con Sarraj consente inoltre di sventare il rischio che un gasdotto che colleghi i giacimenti israeliani e ciprioti raggiunga l’Europa tagliando fuori la Turchia, perchè Eastmed dovrebbe passare necessariamente dal tratto di mare che Serraj ha "ceduto" a Erdogan. Per garantirsi questo risultato Erdogan ha anche migliorato sensibilmente i rapporti con l'Italia negli ultimi mesi, con il ministro Luigi Di Maio che non ha firmato il protocollo del Cairo al termine del forum di gennaio.

La collaborazione tra i servizi turchi e italiani nella liberazione della nostra connazionale prigioniera in Somalia, Silvia Romano, costituisce un altro piccolo, ma importante capitolo dei buoni rapporti tra il nostro Paese e Ankara, che ora punta sui buoni uffici con Roma per tentare una mediazione. Sul fronte libico Erdogan deve assolutamente evitare che il generale di Tobruk, Khalifa Haftar, sconfigga militarmente Sarraj, per evitare che il primo protocollo cada nel vuoto.

Da qui discende la ragione d’essere del secondo protocollo Ankara-Tripoli che invece concerne forme di cooperazione militare, che prevedono l'addestramento e la collaborazione dell'esercito turco e le forze di Sarraj, che dalla Turchia hanno già ricevuto blindati, blindati pesanti e droni nei mesi scorsi, mentre da gennaio i turchi sono impegnati direttamente sul campo nella difesa della capitale libica.

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