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Esteri
Usa, tiene a giugno il mercato del lavoro ma la recessione è alle porte

Usa, cresce a giugno l'occupazione

“Cresce l’occupazione americana a giugno con una disoccupazione al 3,6% e 384000 posti di lavoro in più” sono queste le buone indicazioni del Dipartimento del Lavoro statunitense. Un trend che di fatto è risultato in controtendenza alle previsioni negative degli analisti finanziari. La crescita dell'occupazione è stata superiore alle attese e il tasso di disoccupazione, vicino a quello di prima della pandemia, ha dimostrato che il mercato del lavoro è ancora solido. Sembra in tal modo allontanarsi la minaccia, almeno per il momento, di una recessione economica. Mentre rimane ancora alta, anzi da record, l’inflazione al 8,6%. I sussidi di disoccupazione si sono mantenuti praticamente stabili ( solo un leggero aumento) e hanno fatto registrare il 3,6% di tasso di disoccupazione. Un livello considerato generalmente come di piena occupazione.

Usa, leggera crescita anche dei salari

Anche i salari hanno fatto registrare un trend positivo: 5,1% a giugno contro il 5,3% di maggio. Tutti i dati del mercato del lavoro hanno così cancellato le previsioni degli analisti. Prevedevano infatti a giugno un rallentamento nei nuovi posti di lavoro: tra i 270.000 il New York Times, 268.000 la Reuters per finire con i 265.000 di Bloomberg. Questo fermento del lavoro sembrerebbe indicare che le imprese vogliono trovare lavoratori qualificati in più pur mantenendo quelli che già hanno. L’attuale trend positivo sul lavoro conferma comunque una certa dicotomia tra la voglia di crescere e la paura di entrare in recessione. Di fronte all’inflazione ormai a livelli storici e la crescita dei tassi di interesse i licenziamenti si sono solo concentrati sui settori tecnologici, in particolare sulle start-up. Tuttavia, nonostante questa ventata di ottimismo sull’occupazione alcuni segnali indicano che ci si sta avvicinando ad una probabile recessione. Rallentano i consumi con i ribassi nelle materie prime, cala la domanda di immobili residenziali e pure la costruzione di nuove case. Un generale raffreddamento dell’economia globale, rilevato subito da Wall Street, che ha chiuso uno dei peggiori semestri da oltre 50 anni.

 

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