Food
Ribot: dal 1975 una griglia da Gran Premio

Niccolò Frediani, terza generazione, alla guida di un locale storico ma sempre attuale
La carne non è solo la regina del Ribot, ma rappresenta tutti i componenti della famiglia reale. Dagli antipasti in avanti.
Dal 1975 in questo piacevole angolo milanese, nei pressi dell'Ippodromo, si celebra la grande tradizione della "Ciccia" per dirla alla toscana.
Niccolò Frediani, terza generazione della famiglia che qui arrivò appunto negli anni sessanta, guida con professionalità e simpatia il ristorante, ma soprattutto ci mette quella passione e quella cura che piacciono molto, che fanno la differenza e consentono al cliente di affezionarsi.
A partire dagli antipasti che potrete scegliere da un sontuoso buffet, davvero un piacere per la vista e per il palato, avventurandovi con gusto tra ottime mozzarelle, bufala e treccine, burrata speciale, prosciutti e salumi di solida tradizione e provenienza. Inoltre pomodorini ripieni, parmigiana, melanzane fritte. Polpette di diversi impasti, ottime a temperatura ambiente e da non perdere le piccole scodelle di zuppa fredda. Se preferite restare al tavolo, vi sarà servito l'antipasto misto Ribot, piena sintesi del gran tavolo interno.
Parlando dei primi vi suggerisco, come il passaparola tra i clienti decreta da oltre quarant'anni, il "Maccherone Montalcino" con ragù di manzo, uvetta e pinoli. Uno di quei grandi classici, come i derby che si correvvano all'Ippodromo. Una ricetta della nonna davvero passata di mano in mano e di casseruola in casseruola.
Grande atmosfera al Ribot, sia nell'accogliente giardino che riesce davvero a protarti fuori città, che nelle sale interne, calde e comode, con le pareti arredate da centinaia di quadri, immagini e fotografie che celebrano e narrano il mondo dei cavalli, delle corse, del galoppo.
E l'immagine di Ribot, la più bella, quella tanto cara al papà di Niccolò, è diventata una preziosa scultura che svetta al centro della sala. Un omaggio alla tradizione, alla famiglia, ma sopratutto alla passione che qui si sente davvero tramandata di generazione in generazione.
Podio, dicevamo, per la carne.
Come entrèe vi suggerisco il tris di tartare, tra cui quella di toro, gustosa e saporita, e il filetto di maiale marinato a crudo, da non perdere.
A seguire fidatevi dello chef Fabio e seguite i suoi suggerimenti, io ho gustato la Costatona dello Chef, un chilo di costata Bavarese, frollata 30 giorni, tempo importante ma capace di dare grande struttura. Lo ha scoperto Niccolo a Londra, dove la carne è cosa seria, da un butcher pre-brexit, che la frollatura più lunga era non solo possibile, ma preferibile.
Ma non ho saputo resistere neppure al Filetto “Danish Crown” con Patate e Salsa Bernese dello Chef e mi sono tenuto un desiderio per la prossima serata da Ribot: la Costata di “Femmina Bavarese” con Patate al Rosmarino.
Se poi ne avete voglia la cotoletta alla milanese con l'osso, è fatta a dovere.
Chiusura felice con i dessert che arrivano al tavolo in un piatto rotondo con piccoli assaggi, ottima formula.
La carta dei vini è importante ma equilibrata per incontrare tutte le passioni dai grandi Toscani, a bollicine d'autore e bianchi di livello.
La cantina di Niccolò d'altronde dimostra che oltre al cibo, i vini sono materia conosciuta e declinata con la medesima passione da questo imprenditore-oste che è stato capace di rendere attuale e coerente un ristorante ed una cucina che in altri casi hanno visto il segno del tempo. Da Ribot no, il tempo trascorre invece piacevole e sereno.
Avanti così Niccolò e, ne sono sicuro, da lassù il tuo papà è orgoglioso di te.