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Campania, rinasce col bio l’anfiteatro romano di Capua
Fonte Wikipedia

Santa Maria Capua a Vetere è una cittadina che rievoca immediatamente nella memoria collettiva la criminalità organizzata, che qui ha da decenni ha ormai creato una sorta di proprio feudo. Nel piccolo comune della provincia di Caserta, pochi forse sanno che oltre ai problemi con la criminalità,  ospita il secondo più grande anfiteatro romano dopo il Colosseo. Ha un posto di grande importanza nella cultura classica e moderna, e nell'immaginario collettivo a livello mondiale, per essere stato il luogo da cui il gladiatore Spartaco guidò nel 73 a.C. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma negli anni immediatamente precedenti il primo triumvirato.

Lo schiavo che divenuto gladiatore e, costretto a combattere nel famosissimo anfiteatro (il primo di epoca romana, modello per il Colosseo), decise di ribellarsi alla vita inumana a cui lo costringeva il suo padrone, Lentulo Batiato, e si mise alla testa di una rivolta e per due anni non diede pace ai romani. Purtroppo questo splendido monumento è stato per decenni lasciato al degrado più completo, a causa della mancanza di fondi. Poche migliaia di visitatori all’anno, per un monumento che nella parte sotterranea, visitabile, mantiene ancora la sua conformazione originale, al contrario del più celebre anfiteatro di Flavio.

Nel 2013 Enrico Amico, titolare di una delle aziende biologiche e biodinamiche nella zona più grandi d’Italia, Amico bio, insiema al cugino, Enrico Zarzaca, ha vinto un bando europeo per la gestione del luogo ai privati. E investendo hanno centrato l’obiettivo di fare economia e portare allo stesso tempo i turisti al sito archeologico facendo salire le visite dalle 9 mila del 2013 alle circa 75 mila attuali.

E non solo: quello nelle rovine è sorto uno dei ristoranti del progetto Amico Bio, nati dall'idea dei due cugini, Zarzaca ed Amico, dove si offrono verdure, cereali, legumi, paste, risotti, e tutti i piatti della tradizione mediterranea. Una specialità è la pizza a lievitazione naturale, realizzata usando solo prodotti genuini e nostrani quali olio extravergine Amico Bio, mozzarella di bufala, pomodorini e verdure Amico Bio. Nel ristorante, poi, c'è un barbecue dove sulla brace prodotta dalla legna da frutto aromatica si cuociono il maialino nero casertano e la marchigiana.

Come ci spiega Amico il ristorante è diventato anche una mensa per il comando della polizia di zona ( a 4,8 euro a pasto), con grande gioia dei poliziotti, certo non abituati a simile qualita nel cibo di una mensa, riuscendo cosi a creare una sorta di indiretta protezione al luogo dalla ingombrante presenza della criminalità, che mal digerisce una ingerenza dell'iniziativa privata sul territorio, senza la loro “approvazione”.

"Prima del nostro arrivo, questa piazza era un crocevia dello spaccio, in preda al degrado più totale. Noi lo abbiamo ripulito, abbiamo dotato la pizza di illuminazione e di telecamere. E questo chiaramente ci ha attirato le attenzioni di qualcuno che evidentemente non aveva gradito” racconta Amico, spiegando di aver ricevuto diverse intimidazioni compresa una bomba nella canna fumaria del ristorante. Ma i guai, come  racconta sempre l'imprenditore agricolo, non sono arrivati solo dalla criminalità, ma anche dalla stessa amministrazione comunale che ha denunciato per abuso edilizio i due su locali di proprietà della soprintendenza, che ha determinato tre anni di vicenda giudiziaria in perfetto stile kafkiano.

“Abbiamo dato vita ad un posto che stava morendo ma le difficoltà sono state tantissime, nessuno ci ha dato una mano. Abbiamo fatto tutto noi e i risultati cominciano a vedersi. Ma l’amministrazione comunale non ha fatto niente. Basti pensare che la recente serie televisiva su Spartaco è stata girata in Australia, e i produttori hanno messo Capua in montagna, un falso geografico incredibile. Ma nessuno ha avuto da dire nulle, e chiaramente non è stata fatta nessuna operazione di marketing per sfruttare comunque una simile occasione di pubblicità indiretta”.

All'interno del ristorante con spettacolare ed unica vista sui resti dello splendido anfiteatro, campeggiano alcuni busti e reperti scoperti negli ultimi scavi realizzati, creando una meravigliosa commistione fra il cibo e la cultura. Ma anche questi sembra aver urtato la suscettibilità della soprintendenza che lamenta l'inadeguatezza del luogo per simili reperti.

"Gran parte dei reperti trovati sono stati inviati a Bari, dove mi dicono, saranno lasciati abbandonati in un apposito locale. Dubito che possano avere la stessa cura che noi dedichiamo a quelli che esponiamo nel locale.” Dice sconsolato Amico, che in questi giorni sta anche facendo i conti, in qualità di presidente della Demeter, la società di certificazione del biodinamico, suo malgrado con la dura e sterile polemica scatenata per il DDL sull'agricoltura biologica, di recente approvato dal Senato: "Evidentemente è il mio destino quello di dover sempre lottare per fare qualcosa di buono. Sul biodinamico si sta facendo una polemica pretestuosa di cui davvero non si capisce il fine. Si accusa di fare stregoneria ed esoterismo chi adotta le pratiche sostenibili del biodinamico, che comportano il massimo utilizzo sostenibile del suolo,che è il vero problema ambientale di questo secolo.” 

Su questa polemica scatenata dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, che accusa appunto la volontà di dare fondi pubblici ad un'agricoltura, come quella biodinamica, le cui pratiche non avrebbero alcuna evidenza scientifica, Enrico Amico però tiene a sottolineare un particolare: "E’ assolutamente falso che il ddl approvato al Senato determina fondi aggiuntivi per la biodinamica. Noi prendiamo gli stessi contributi dal 1992 che ottiene l’agricoltura biologica. E non facciamo nessun esoterismo, ma solo una agricoltura che è attenta al perfetto equilibrio fra natura ed intervento umano. E la commissario dell agricoltura europea, Janusz Wojciechowski ha chiesto un mio intervento sul tema, in occasione della presentazione della presentazione delle due strategie Farm to fork e biodivesìrsity”. 

Sulla polemica forse meglio non entrare troppo nel dettaglio, ma insomma a vedere come è riuscito, in poco tempo, molto meritoriamente a rimettere in sesto un monumento di tale importanza in preda al più completo abbandono da anni, c’è da stare abbastanza tranquilli sulle sue capacità di curare anche le proprie terre.

 

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