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Clima, giovani sempre più preoccupati: oltre il 70% contro la politica europea

La politica in tema di inquinamento e contrasto alla crisi climatica, per oltre il 70% di giovani europei, non farebbe abbastanza. Condurre azioni di governo senza tener presente la grande sfida del nostro secolo- secondo le nuove generazioni- comporterebbe solamente a ulteriori danni economici. Un quadro allarmante che emerge dall'indagine realizzata da Ipsos. Un sondaggio realizzato per #ClimateOfChange, la campagna di comunicazione europea guidata da WeWorld – organizzazione italiana che difende da 50 anni i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo inclusa l’Italia – che punta a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a cambiare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale.

 Il test, lanciato in occasione della Giornata Mondiale della Terra, motra risultati sorprendenti. Nel panorama europeo la sfiducia nei confronti delle agende politiche comuni è alta: oltre il 75% dei giovani ritiene infatti che i governi abbiano "priorità sbagliate", per il 74% la politica tende a "non ascoltare la gente comune”, mentre per il 72% la mancanza di azioni climatiche e politiche mirate potrebbe diventare presto un problema "pericoloso" e un atto "irresponsabile". Il 46% di loro considera infatti il cambiamento del clima uno dei problemi più gravi al mondo, al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia di Covid-19. Solo l'8% dei giovani europei si considera negazionista. 

Tensione paura anche sul fronte nazionale. Ben il 54% dei giovani- oltre quindi la metà- si dichiara "preoccupata" per la crisi in corso. Una sensazione che- come evidenzia il sondaggio- non è però fine a sé stessa: "i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento, otto su dieci potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica". 

Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld, spiega che "anche l’emergenza da Covid-19 in corso ci dimostra, ora più che mai, come la crisi ambientale e i fenomeni globali siano interconnessi: la relazione con i fenomeni migratori è complessa, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili. E’ necessario agire con urgenza per affrontare le questioni strutturali con un approccio basato sul rispetto dei diritti umani e garantire la partecipazione ai processi decisionali delle donne, spesso le più colpite dalle crisi ma allo stesso tempo capaci di diventare protagoniste del cambiamento nelle proprie comunità". 

Per Natalia Lupi di WeWorld, responsabile del progetto, "cambiare l’Europa è possibile solo se diventa una priorità di tutte e tutti. Non solo vogliamo coinvolgere i giovani in un processo di consapevolezza ma vogliamo renderli protagonisti del cambiamento. È per questo che la campagna prevede, tra le altre attività, anche la possibilità di firmare una petizione che verrà consegnata durante la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la COP27, alla Presidente della Commissione Europea von der Leyen per richiedere interventi immediati nelle politiche globali. Tra i 4 punti della petizione anche la richiesta di un coinvolgimento formale dei giovani nella politica: solo in questo modo potrà partire un vero e proprio clima di cambiamento".

 

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    inquinamento crisi climatica europa giovani





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