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Elezioni, l'Italia tripolare
Gli italiani si son desti e hanno deciso per i politici
Anche questo secondo turno delle amministrative è passato e ci sono vincitori e vinti nonostante la solita cortina fumogena di chi ha perso.
Ormai l’Italia è tripolare, e tra destra e sinistra non è nato affatto quel “centro” che Fini, Rutelli e Casini pensavano di fare nel 2012: l’antica rabbia italica, il movimentismo populista, quello che diede origine al fascismo del 1919 ha preso il posto dei moderati e si è installato stabilmente nell’elettorato dando voce soprattutto alla sua componente “sociale” in chiave nazionale.
Questo fenomeno, sia ben chiaro, non è certo solo nostrano, anzi viene da fuori e i segnali sono stati la Brexit e la vittoria di Donald Trump negli Usa.
Tornando ai fatti nostri la dinamica sociale che sottende il quadro politico è chiara. C’è un centro - destra diviso nei vertici ma unito alla base, un centro - sinistra che ormai non “vende” più, i Cinque Stelle che pur presenti hanno subito la prima vera battuta d’arresto nella corsa al potere, una sinistra - sinistra evanescente a cui Pisapia e D’Alema non paiono aver portato nulla, anzi forse hanno tolto qualcosa.
Dicevamo del centro - destra.
C’è, ed ha vinto domenica anche se Salvini e Berlusconi rappresentano un quadro agli antipodi.
Lepenista il primo merkeliano Ppe il secondo, il diavolo e l’acquasanta. È vero che il profumo della vittoria fa miracoli ma sarebbe bene porsi il problema prima che divenga difficilmente gestibile perché l’elettorato politico, come si sa, è diverso da quello delle amministrative.
Berlusconi comunque emerge come federatore saggio e accorto anche se Salvini traina la vittoria.
Per quanto riguarda Grillo il Movimento c’è anch’esso ma la classe politica è completamente evanescente, impreparata e improvvisata, incapace di gestire l’ordinario figuriamoci lo straordinario.
I fatti di Torino crocifiggono per la prima volta Chiara Appendino e quello che sta accadendo a Roma con Virginia Raggi è sotto gli occhi di tutti. Quello che non si capisce di Grillo è perché non tiri dentro qualcuno di esperienza politica e soprattutto istituzionale che potrebbe anche essere Antonio Di Pietro che con la sua IdV è stato un po’ l’incubatore dei Cinque Stelle.
Un punto chiaro è che comunque c’è più sintonia tra Cinque Stelle e la destra che con il Pd. Sono proprio i voti fluidi di “destra” che stanno unendo virtualmente, quando serve, due dei tre poli a danno del rimanente. Lo si è visto a Roma lo scorso anno e lo si è visto, ad esempio, a Genova in questo.
Per quanto riguarda il Pd Renzi è in evidente difficoltà dovuta soprattutto ad un atteggiamento di chiusura che è stato percepito dall’elettorato come arroganza. Renzi se vuole ritornare in pista deve liberarsi dei vari “gigli magici” e di una certa retorica radical - chic che si è dimostrata perdente in tempi di crisi. L’errore di Renzi è stato nel volere afre tutto da solo senza aiuti di sorta; un compito improbo per chiunque.