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Libri & Editori
Irène Némirovsky, ad agosto 2022 gli 80 anni dalla morte ad Auschwitz

Il signore delle anime

Nel corso del Novecento Irène Némirovsky era un’autrice alquanto letta e apprezzata non soltanto grazie ai volumi pubblicati dalle sue storiche case editrici, ma anche per i racconti e le storie che uscivano a puntate nelle riviste o nei quotidiani. È il caso di Il signore delle anime, che nel 1939 intratteneva i lettori del noto Gringoire. Solo in seguito divenne un libro e in Italia approdò – sempre grazie ad Adelphi, che possiede i diritti di tutti gli scritti dell’autrice – nel 2011, nell’edizione con la Donna con le carte in copertina, per essere poi seguito nel 2018 dal tascabile.

Il signore delle anime"Il signore delle anime" di Irène Némirovsky (Adelphi)

Ritornano alcuni temi cari all’autrice, in quel confronto serrato tra la psicologia borderline del protagonista e l’alta società parigina, pronta ad accettarlo nel suo ruolo di successo allo stesso modo in cui ne percepisce l’oscuro potere di leggere e forse influenzare le anime. Ma non è solo la contrapposizione tra l’io e gli altri a mantenere un filo conduttore con le opere precedenti – sebbene siano passati ben tre anni – bensì anche quel sentirsi per sempre immigrati, coloro a cui il passato non lascia mai la mano e il futuro sembra già scritto anche quando si tenta di cambiarlo in ogni modo.

Ed è proprio di destino che parla la voce del protagonista, Dario Asfar, giovane medico che si ritiene appartenere a una razza levantina, oscura, con un miscuglio di sangue greco e italiano. Il tema dell’introspezione psicologica prende qui la predominanza rispetto alla trama thriller/giallistica dei primi romanzi, ma non decade quel sentimento proprio dell’autrice riferito a un percorso già scritto, a un’esistenza non del tutto dominata dal proprio controllo, sia per quanto riguarda l’oscuro Jean-Luc sia per quel che concerne i personaggi inquietanti che gravitano attorno alla sua orbita, in cerca di qualcuno che possa liberarli dalle loro più terribili fobie, paure inspiegabili, turbe psichiche.

I cani e i lupi

Tra i libri di Irène Némirovsky che qui vi proponiamo I cani e i lupi è quello che apparse per ultimo, pubblicato in Francia nel 1940 e scritto dall’autrice nei due anni precedenti. Si nota, leggendolo, un cambiamento di stile e di interesse, nonché un avvicinamento a quelle tematiche che diverranno ancora più care alla Némirovsky in Suite francese; cadono anche i filtri fino ad allora utilizzati per delineare i propri protagonisti, perché questa è una storia esplicitamente scritta per parlare del popolo ebraico, di cui ella stessa è parte. Sparisce anche l’ambientazione parigina fino ad allora tanto cara alla giovane Irène per tornare alle origini, a Kiev, città in cui la scrittrice è nata. Vero è che la seconda parte del romanzo, quella in cui i due protagonisti Ada e Harry diventano adulti, si svolge ancora una volta nell’amata Parigi, che per la Némirovsky sembra essere sempre il punto di arrivo di qualunque viaggio, indipendente dal luogo di partenza.

I cani e i lupi"I cani e i lupi" di Irène Némirovsky (Adelphi)

Ecco allora delinearsi un ritratto vero e sincero del popolo ebraico, che non può essere considerato né orgoglioso né antisemita, soltanto realistico; il tutto caratterizzato da quella nota nostalgica, malinconica e fatalista che è ormai segno di riconoscimento di tutta l’opera della Némirovsky. Ancora una volta, in quest’ultimo romanzo pubblicato in vita, si sente tutto l’incombere del destino, quasi fosse un qualcosa che l’autrice già percepiva sulla propria pelle; e infatti così fu, perché di lì a poco i lupi arrivarono davvero e distrussero tutta quella delicata bellezza che lei aveva saputo descrivere così bene nei suoi libri. In Italia il volume è stato pubblicato da Adelphi nel 2008 e in versione tascabile nel 2013.

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