Riccardo Targetti, magistrato-scrittore indaga sulla Milano anni Trenta - Affaritaliani.it

Libri & Editori

Riccardo Targetti, magistrato-scrittore indaga sulla Milano anni Trenta

Un altro magistrato, dopo Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo, per citare i più noti al grande pubblico, si affaccia sulla scena della narrativa. È Riccardo Targetti, milanese, classe 1952, Pubblico Ministero a Milano. Nella sua carriera si è occupato di processi contro la criminalità organizzata e successivamente di reati economici (bancarotte, falsi in bilancio, frodi fiscali, truffe in danno dello Stato). Negli anni '80 indagò sul crack del telefinanziere Giorgio Mendella; nel 1997 fu il grande accusatore di Pietro Schelinger, presidente della Banca Popolare di Milano.
In gioventù è stato un campione di nuoto, vincendo diversi titoli italiani (nello stile libero) e partecipando a varie competizioni internazionali, tra le quali è stata l'Olimpiade di Monaco del 1972, quella tristemente famosa per la strage degli atleti israeliani; strage alla quale  assistè in diretta.
Metamorfosi, la raffinata casa editrice milanese di Gianni Rizzoni e Francesco Bogliari, manda in questi giorni in libreria L'ultima via di uscita, giallo giudiziario di Targetti che mette in scena un caso criminale nella Milano fascista degli anni '30, dove le ragioni della Giustizia si piegano, strette fra esigenze di potere e consuetudini di malaffare. Al presidente del Tribunale di Milano giunge da Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri, la richiesta di riaprire la vecchia indagine sull'omicidio degli Oppendorff. La famiglia di ricchi industriali svizzeri era stata massacrata nel 1917 nel proprio appartamento milanese. I colpevoli, due balordi prontamente arrestati, erano stati processati e severamente condannati.
Perché allora l'esigenza di riaprire l'istruttoria vent'anni dopo? E perché affidarla a un giudice di basso livello come Arturo Ridolfi, "lo zoppo", un mutilato di guerra che si occupa quotidianamente solo di furti, risse e piccole truffe? Il caso degli Oppendorff, apparentemente semplice e chiaro, scatena una serie di reazioni inaspettate. Contrariamente alle attese, Ridolfi si rivela un giudice pignolo, testardo e capace. Non lo spaventa indagare, anche andando contro le regole non scritte del regime, negli ovattati ambienti vaticani, tra i fuoriusciti antifascisti di Parigi, nella Germania trionfante delle Olimpiadi hitleriane… Grazie anche all'intraprendenza del giovane brigadiere romano che lo assiste, Ridolfi apre uno squarcio su uno scenario molto più ampio e drammatico di quello che sembrava un semplice delitto per rapina.
Riccardo Targetti, esperto conoscitore di criminalità organizzata e reati finanziari, dimostra con uno stile chiaro, rigoroso e oggettivo, come sempre drammaticamente attuale rimane il conflitto tra le ragioni della Giustizia e le esigenze del potere.
Alla prossima edizione di Bookcity, che si svolgerà a Milano tra il 22 e il 25 ottobre, il romanzo sarà al centro di un dibattito su Giustizia e potere, con la partecipazione di autorevoli personaggi del mondo della Magistratura,  delle istituzioni e dei media.

Riccardo Targetti, L'ultima via di uscita, Metamorfosi Editore, pagine 232, € 18,00

 


Uno stralcio dal libro
"Che lingue conoscete Ridolfi, oltre alla nostra?" domandò il presidente del Tribunale, restando in piedi al fianco del giudice istruttore.
"Il francese lo parlo piuttosto bene e qualcosa di tedesco lo mastico. Sapete, qualche volta, nelle trincee, capitava di scambiare qualche parola col nemico."
"Allora leggete questo ricorso. È scritto da una cittadina svizzera, che è venuta appositamente a Milano e che potreste essere chiamato ad interrogare e non so se conosce bene l'italiano. Si chiama Erika Oppendorff, la figlia delle due vittime. All'epoca era una bambina e per fortuna, quando quei due manigoldi entrarono in casa, era ospite di compagne di scuola. Sostiene di avere le prove che qualcuno incaricò i due di ammazzare i suoi genitori."
"Vent'anni dopo?"
"Diciannove. Comunque, leggete tutto con attenzione e poi, se del caso, ne riparleremo. Badate, però, il caso ha riscosso l'interesse di autorevolissimi esponenti del Governo, che attendono da noi un esame celere e approfondito del ricorso... a prescindere dalla sua eventuale infondatezza" si alzò, per rendere noto al collega che il colloquio era terminato. "In ogni caso non fatevi ingannare dalla giovane età di questa signorina Oppendorff: è una ricca ereditiera e nel suo Paese il suo è un nome che conta."
Benazzi si diresse quindi alla porta, l'aprì e chiamò il commesso, pregandolo di accompagnare il dottor Ridolfi. Sull'uscio lo salutò con un sorriso di simpatia e un'amichevole stretta di mano, che gli lasciò il dubbio del perché mai il presidente del Tribunale, che non aveva mai frequentato e quasi mai visto, avesse inteso manifestargli tanta considerazione.