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“Rubare la notte” di Romana Petri vola verso il Premio Strega

Recensione di Rubare la notte (Mondadori) e breve intervista a Romana Petri, tra i cinque autori in gara per il Premio Strega 2023

Quando era in vita il nome di Antoine de Saint-Exupéry era già noto in tutto il mondo, ma non per gli stessi motivi di oggi. I suoi contemporanei lo chiamavano l’écrivain-pilote ed era diventato una sorta di leggenda vivente per il suo essere un personaggio straordinario, fuori dal comune, geniale e al contempo un po’ folle. Scrisse – a differenza di quanto si ricorda – molti romanzi e libri che ebbero un successo planetario, arrivando a vincere anche il Premio Femina nel 1931 per Volo di notte e altri importanti riconoscimenti; erano, per lo più, appunti rielaborati sul mondo dell’aviazione, la sua più grande passione insieme alla letteratura. Così, la celebrità la ottenne anche grazie ai racconti delle sue acrobazie in aria, svolgendo un mestiere che già di per sé suscitava fascino, figurarsi se il soggetto in questione era precipitato – salvandosi miracolosamente – qualche decina di volte, era solito disegnare e scrivere in volo, trascorse un periodo nel deserto africano per conto di una compagnia aeropostale e continuò a decollare anche quando tutti i permessi gli erano stati revocati.

A terra, poi, Tonio – come erano soliti chiamarlo gli amici – era ancora più spassoso e stravagante: intratteneva intere compagnie grazie ai suoi giochi di prestigio e alle storie al limite della realtà; passava di donna in donna facendo crescere la sua fama di amatore; si perdeva non di rado in pensieri tutti suoi, estraniandosi dal resto del mondo; amava mangiare e bere, il brivido della velocità, la terra d’origine e la famiglia, nonostante gli innumerevoli viaggi. È indubbio che un personaggio del genere dovette attirare su di sé l’attenzione generale più e più volte, fino a diventare egli stesso il protagonista dell’avventuroso romanzo della sua vita: per un suo autografo si era disposti a tutto, le donne gli cadevano ai piedi nonostante non fosse mai stato una bellezza, il suo carisma ineguagliabile riusciva a far capitolare sergenti, capi politici, imprenditori, uomini illustri, che alla resa dei conti gli concedevano sempre ciò che chiedeva. Non ultimo, Tonio era un conte di nobili natali e un fervente combattente, che prese parte alle principali guerre del suo tempo e le seppe raccontare come nessun altro prima di allora: al fascino dello scrittore e dell’aviatore si aggiungeva quindi quello dell’eroe militare con l’uniforme e il fondamentale compito di difendere la patria.

Rubare la notte
 

In tutto ciò, Il Piccolo Principe fu un elemento in più: un successo, certo, ma ben lontano da poter essere considerato l’elemento fondamentale che lo rendeva conosciuto ovunque, o a cui le persone associavano il suo nome. Nonostante fu il frutto di un lungo lavoro intellettuale, nella sua mente doveva essere un libro come gli altri, corredato di disegni e quindi forse più originale, ma non lo considerava sicuramente l’opera della sua vita né il suo capolavoro, primato che a sua detta spettava invece al successivo Cittadella. Non poteva sapere, Tonio, che a distanza di appena mezzo secolo dalla sua morte – la quale contribuì ad alimentarne la leggenda, dal momento che per molto tempo lo si ritenne scomparso nel nulla e soltanto nel 2004 i resti del suo aereo vennero ritrovati – il mondo intero avrebbe collegato il suo nome quasi esclusivamente a un titolo: Le Petit Prince.

Sul perché ciò avvenne, così come sulla spiegazione della fama postuma o della caduta nell’oblio di innumerevoli opere letterarie e di altrettanti autori, ci sarebbe da scrivere un intero libro. Intanto, in Rubare la notte, edito da Mondadori e da poco rientrato nella cinquina del Premio Strega 2023, l’autrice Romana Petri tenta di riportarne alla luce la figura ben oltre quel libricino illustrato che tutti noi abbiamo letto almeno una volta. Poiché quando accadono fenomeni editoriali del genere – Il Piccolo Principe è tra i libri più letti al mondo – tutto il resto tende ad essere dimenticato, a disperdersi nell’avanzare del tempo; solo che in questo caso “tutto il resto” è una storia incredibile che vale la pena di essere ricordata, come ha spiegato la Petri in un’intervista ad Affaritaliani.it.

“Ho scritto un romanzo su Saint-Exupéry soprattutto per liberarlo da Il Piccolo Principe (storia bellissima), che dopo la sua morte lo ha praticamente fagocitato. Volevo che chi lo ricorda ormai solo per quello sapesse che da vivo era stato uno degli scrittori francesi più amati nel mondo, che le sue opere erano tradotte ovunque e che soprattutto in America era una vera e propria leggenda. E poi perché come autore l’ho amato e studiato molto. Ha creato un nuovo umanesimo e un nuovo concetto di coraggio, come disse Gide nella prefazione a Volo di notte: un coraggio che non è più né atletismo, né giovanile incoscienza, bensì un coraggio che significa portare a termine un dovere accettato e ritenuto giusto. E perché non era un individualista ma un uomo che lottava per gli uomini, per la giustizia e sempre contro la violenza della guerra che vedeva come una malattia”.

Se è vero che Antoine era un gigante – anche fisicamente parlando – che sprigionava coraggio, voglia di vivere, allegria, mille idee pronte a rincorrersi in una mente vivacissima, ci sembrerà allora strano scoprire, leggendo Rubare la notte, quanta infelicità e insoddisfazione si nascondesse nel cuore di quell’omone sempre pronto a far divertire gli altri, a combattere contro le ingiustizie, ad ammaliare le belle donne, a partire per nuove imprese. A volte, però, nelle braccia di quelle ammiratrici si rifugiava solo per ricevere sostegno, tenerezza, comprensione; dire “amore” sarebbe troppo, perché forse non amò mai davvero neppure sua moglie Consuelo, con la quale ebbe un rapporto travagliato sino alla fine dei propri giorni. Da adulto, il conte bambino continuò in realtà a rincorrere inutilmente la figura perfetta e immensamente amata della madre Marie, a cui rimase legato nonostante la distanza, le divergenze, la morte di due fratelli e un padre. La sua non fu affatto un’infanzia tranquilla e serena, eppure nei suoi ricordi lo divenne, perché – come Petri fa dire a Tonio nel libro – è “un po’ quello che succede a molti bambini. Vivono un’infanzia, ma non è mai una. Ne vivono sempre un’altra parallela che abbelliscono come vogliono e finiscono per credere in quella. Anche quando diventano grandi. Tutti vogliono ricordare un’infanzia felice”.

La verità è che il grande, leggendario, impavido Antoine de Saint-Exupéry non divenne mai veramente adulto, o per lo meno non nel modo in cui siamo abituati a pensare la maturità. In lui i sogni ad occhi aperti, che si trovasse su un letto dolorante o tra le nuvole del cielo, restavano sempre più veri della realtà. E soprattutto rimpianse sempre il passato, rincorrendo una felicità che continuava a sfuggirgli, non declinandosi mai al presente, neppure negli anni giovanili: “Non erano fantasmi quelli che vedeva intorno a sé, ma il suo mondo felice dell’infanzia, quello che, ai tempi, non si era nemmeno accorto fosse così felice, anche perché già allora era terrorizzato dal passare dei giorni e viveva il meglio nella consapevolezza che non sarebbe durato. Niente durava, era per questo che poi i ricordi erano così formidabili”.

In Rubare la notte l’escamotage che Romana Petri trova per mantenere vivo aepalpabile quel filo che sempre lo legò al passato è l’inserimento qua e là nel romanzo di lettere fittizie scritte da Tonio a sua madre; ve ne sono in realtà anche altre destinate alla moglie, o a qualche amante a cui era particolarmente legato – sembra che talvolta spedisse la stessa lettera appassionata a più destinatarie cambiando solo il nome in cima –, tuttavia la figura della mamma Marie restò per sempre nella sua visione di uomo mai realmente cresciuto, intriso di nostalgia, la principale interlocutrice e custode dei suoi sentimenti. E questi ultimi, nel profondo, erano costituiti da una persistente malinconia. “Vi dico una cosa che ho notato ultimamente. Nessuno tra i lettori del Piccolo principe si è accorto che quel ragazzino non sorride mai. Ci credete che me ne sono accorto io stesso da poco? (…) Riesco dunque a nascondere così bene la mia vera natura? Solo voi, fin da quando ero bambino, non facevate altro che dirmi: «Tonio, perché quel faccino così triste? Fai un sorriso alla mamma». E io sentivo di dover compiere un’impresa eroica, e mi impegnavo per voi. So di avervi regalato i miei sorrisi più innamorati”.

Rubare la notte retro
 

Che Rubare la notte, pubblicato da Mondadori a febbraio del 2023, sia nella cinquina finalista dello Strega è senza dubbio un risultato importante che gli fa onore e ne innalza la celebrità di fronte ai lettori. Tuttavia, già da prima il romanzo aveva iniziato a regalare non poche gioie alla sua autrice, che per esso ha speso molte energie. Ha raccontato la Petri ad Affaritaliani.it:In breve tempo questo libro mi ha dato tante soddisfazioni. Prima tra tutte la magnifica copertina della pittrice Rita Albertini. È magica. Quando mi è arrivato il libro a casa ho avuto l’impressione che avesse addosso un mantello. Il pubblico lo sta apprezzando e durante le presentazioni ricevo domande davvero interessanti. Ma soprattutto vedo un’attenzione particolare a questo mirabolante personaggio, a questo uomo extra-ordinario che ha amato il volo, sua madre, sua moglie, anche altre donne, ma sempre con l’unico scopo di volare e volare e volare. Mi sto accorgendo che Tonio resta molto in chi legge Rubare la notte. Credo sia per la sua autentica nobiltà d’animo. Perché era un po’ pazzo, ma di una bontà e generosità disarmanti”.

Infine, interrogata su cosa significherebbe per lei, dopo una lunga e generosa carriera, portare a casa l’ambito Premio Strega, Romana Petri ha risposto così: “Beh, sarebbe una grandissima soddisfazione. Ho dedicato la vita intera a questo lavoro. Ho pubblicato 26 libri, e questo vuol dire aver rinunciato (con grande piacere) a molto svago. In fondo, scrivere è per me un po’ come il volo per il mio amato Tonio. Ho vissuto così, in compagnia dei miei tanti personaggi”

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