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"Una stanza fatta di foglie": scoprire le origini dell'Australia

Tra verità storica e fantasia, un romanzo scritto egregiamente che ci porta a scoprire le origini dell'Australia

Prima di tutto, entrando in libreria di questo romanzo edito da Neri Pozza colpisce la copertina: bellissima, con decorazioni floreali verde e arancio su uno sfondo nero. Subito dopo il titolo: Una stanza fatta di foglie. Ci si chiede quale possa essere questa stanza che sembra avere qualcosa di magico in sé e che ruolo abbia giocato nella storia che stiamo per iniziare a leggere, ma bisognerà attendere quasi la metà del libro per scoprirlo. Ha a che fare con una donna, un uomo, l’amore e la libertà, sebbene non siano questi i temi fondamentali del nostro racconto: Una stanza fatta di foglie è infatti il resoconto della vita di Elizabeth Macarthur, moglie di uno dei primi inglesi che emigrò in Australia e qui riuscì a fare una piccola fortuna, come mai sarebbe stato possibile in patria. È ciò che accadde a molti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, tuttavia pochi ebbero la fortuna di ritrovarsi al fianco una moglie come Elizabeth, capace di assecondare i turbolenti umori del marito e al contempo di realizzarsi come donna indipendente, con una propria volontà.

Giocando con i fatti storici che si intrecciano alla fantasia, l’autrice Kate Grenville ha lavorato sodo per ricostruire le vicende di un personaggio femminile oggi molto popolare e stimato in Australia, di cui tuttavia si sa ben poco. Di lei abbiamo le lettere che lasciò al marito, ai figli e che inviò nel Continente, ma siamo anche consapevoli del fatto che quelle missive passavano sotto il controllo – e probabilmente la censura – di molti occhi. Di conseguenza, come sempre accade quando si tratta del lato femminile di una storia, bisogna chiamare in causa l'immaginazione per ricostruire pensieri, sentimenti e aspirazioni, poiché le cronache ufficiali a noi pervenute riguardano soltanto il versante maschile.

Di certo, sappiamo che Elizabeth non fu una donna come tante. Sebbene l’inizio della sua vita appare piuttosto sfortunato e mal gestito (con un padre morto giovane, una madre assente e un matrimonio riparatore, dove l’amore non era minimamente contemplato), la signora Macarthur seppe affrontare incinta il lungo viaggio verso l’Australia e, una volta sbarcata, ebbe la costanza e la pazienza di aspettare il momento giusto per far emergere la propria personalità in un mondo maschilista, ma pur sempre ricco di opportunità.

Si deve a lei, ad esempio, la decisione di importare le pecore della pregiata razza merino con l’intenzione di avviare un commercio di lana in tutto il mondo; il suo piano ebbe successo e di fatto Elizabeth fu la prima donna imprenditrice oltre oceano. Le vicissitudini della vita, talvolta avverse ma altre volte propizie, le permisero di ottenere a poco a poco una certa libertà dall’inquieto marito, che non soltanto era una presenza soffocante in casa, ma si lasciava trasportare dagli eccessi e da un orgoglio fuori del normale, fino a presentare le forme di una vera e propria malattia. Se da una parte per Elizabeth non fu facile passare così tanti anni accanto a un uomo del genere, dall’altra il suo progressivo allontanarsi da lei e dalla famiglia le permise di ricavare un luogo nel mondo tutto per sé, dove sentirsi davvero a casa, più di quanto non fosse mai accaduto nella sua Inghilterra. E forse, le consentì anche di scoprire l’amore in età adulta, sebbene di ciò non abbiamo alcuna prova certa, poiché non emerse mai nulla dalle cronache e dalle carte personali.

Una stanza fatta di foglie, realizzato grazie al sostegno dell’Aboriginal and Torres Strait Islander, della Darug Custodian Aboriginal Corporation e del Metropolitan Local Aboriginal Land Council, è un libro ben fatto che fa luce su una storia ancora poco narrata, ovvero gli esordi dell’Australia come la conosciamo oggi, quando i primi coloni – spesso criminali, ladri e uomini senza scrupoli – decisero o furono costretti ad abbandonare la propria terra natìa per dirigersi verso l’ignoto. Se in un primo momento la zona in cui si stabilirono era una distesa di terra brulla che non aveva risorse necessarie neppure per sfamare la scarna popolazione, a poco a poco alcune menti geniali, come quella di Elizabeth, seppero avviare nuovi commerci, introdurre allevamenti e coltivazioni, esplorare luoghi nell’entroterra scoprendo paradisi incontaminati.

Molto interessante a tale proposito è il rapporto tra gli europei e gli aborigeni, caratterizzato per lo più da battaglie e incomprensioni, massacri e ritorsioni. Tuttavia, vi furono anche alcuni personaggi – come la nostra Elizabeth Macarthur o l’astronomo Dawes – che tentarono la via del dialogo, cogliendo il potenziale di una collaborazione invece di una contrapposizione e intuendo anche quanto gli occidentali avessero da imparare da quei popoli così diversi da loro. Si trattò però di casi sporadici, in quanto di fatto l’avanzata degli inglesi in Australia determinò un genocidio quasi al pari della conquista dell’America.

Accurato, agevole, in stretto collegamento con i fatti di una storia poco conosciuta ma reso ancora più accattivante dall’uso della fantasia e dalla penna agile dell’autrice, Una stanza fatta di foglie non può che essere amato da chi apprezza il romanzo storico e ha un debole per le donne capaci di precorrere i tempi, audaci e in grado di percepirsi come esseri dotati di una coscienza propria, ben al di là dei mariti a cui erano legate. Vivamente consigliato.

 

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