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Pippo Baudo, Mario Maffucci: "Era insuperabile nella comunicazione e nel restituire la complessità in semplicità"
Intervista all'ex responsabile dell’intrattenimento di Rai1

Pippo Baudo
"Il programma più riuscito? Novecento. Trasmissione che univa cultura e spettacolo. Pippo era coltissimo. Forse il meno riuscito fu Partita doppia"
Oggi il saluto finale al teatro delle Vittorie, al suo teatro delle Vittorie, poi domani per Pippo Baudo ci sarà il funerale in Sicilia, nella sua Militello in Val di Catania alle 16 nella Chiesa di Santa Maria della Stella. Tanti sono stati i messaggi di cordoglio in questi giorni a seguito della sua scomparsa. Oggi aggiungiamo la testimonianza di una persona che lo conosceva molto bene, avendoci lavorato per un lungo periodo insieme.
E’ stato per un lunghissimo periodo il responsabile dell’intrattenimento di Rai1. Con Mario Maffucci sono nati e cresciuti appuntamenti da decine di milioni di telespettatori. Dal Pavarotti intenational a Miss Italia, dai tanti Festival di Sanremo ai mitici sabati sera di Fantastico. In quel periodo il Re incontrastato del piccolo schermo era Pippo Baudo, scomparso sabato scorso. Affaritaliani sentito Maffucci per chiedergli un ricordo del grande presentatore siciliano.
Qual è stata la sua reazione alla notizia della scomparsa di Pippo Baudo?
La notizia che Baudo non c’è più mi coinvolge per tutti gli anni che ho lavorato con lui e mi emoziona sul serio. A Pippo devo tanto per la mia formazione nello spettacolo.
Qual era il punto centrale della professionalità di Baudo?
Pippo era straordinario nel capire quanto un personaggio, una situazione, un momento di spettacolo potesse interessare il pubblico. Era un maestro nel dare ritmo nell’intrattenimento. Lui è stato il primo a condurre e a realizzare la promozione dello show in diretta. Prima di allora lo spettacolo veniva rigorosamente registrato.
Il metodo Antonello Falqui
Esattamente. Si passa dunque dalla perfezione assoluta, ma in qualche modo un po’ algida, ad uno spettacolo, magari con qualche imperfezione tecnica, ma fresco e di indubbio coinvolgimento.
Con Pippo arriva il trionfo della diretta
Per un certo periodo siamo stati gli unici in Europa a fare spettacoli di questo tipo. Io che ero il dirigente editoriale di Rai1 ho visto colleghi venire dalla Danimarca, dalla Germania e da altri paesi europei per vedere come si faceva e per imparare da noi.
Che periodo era?
Il periodo di Fantastico, il 5, il 6 e il 7, i tre Fantastici più celebri diretti e condotti da Pippo in diretta dal teatro delle Vittorie in Roma.
In che cosa eccelleva Baudo?
Pippo era insuperabile nella comunicazione e nel restituire la complessità in semplicità. Questo è un talento che hanno pochissimi. Con un rischio, soffrì molto quando ad un certo punto la sua Tv fu ritenuta superficiale. Eppure lui era molto colto, laureato, diplomato al conservatorio musicale. Sapeva tanto di musica e non solo di quella leggera. Sapeva inoltre molto e bene di politica e di sport. Aveva una grande memoria e una acuta curiosità.
Qual era il metodo di lavoro di Baudo?
Era un lavoratore infaticabile e maniacale nei dettagli. La sua bottega di lavoro, che io ho frequentato per anni, era severa. Conosceva i suoi limiti che recuperava con la collaborazione dei suoi autori che sceglieva con molta cura. Non si capitava per caso nella redazione di Baudo. Si arrivava solamente con precise motivazioni culturali e professionali.
Fuori dal lavoro com’era Pippo?
Nei momenti di relax era un vero compagnone, si rideva e scherzava tantissimo. Uomo di assoluta intelligenza e grande ironia.
Ci fu poi il passaggio in Fininvest del 1987, di cui però si pentì subito
Ritenne sbagliato il suo passaggio in Fininvest. Che pagò non solo con la restituzione del famoso palazzo del Tg5, ma anche con lo stop per svariati mesi e poi con il parcheggio nel pomeriggio di Rai3 con Giorno dopo giorno che gli fece fare Biagio Agnes prima di riportarlo sulla rete ammiraglia.
Ricordiamo tutti la famosa querelle con l’allora Presidente Rai Enrico Manca sulla sua Tv ritenuta nazional popolare, cosa ricorda di quel periodo?
La mia sensazione è che avesse deciso da tempo di lasciare la Rai. Faceva fatica a digerire certi atteggiamenti diciamo estremamente burocratici di alcune strutture aziendali. Ricordo il suo dispiacere per delle rimostranze fatte dall'ufficio del personale su alcune sue ricevute di rimborso spese. Poi, sempre mia impressione, credo abbia cavalcato la celebre frase del presidente Manca, che pure lo aveva ferito molto, per giustificare in qualche maniera verso il pubblico la sua decisione di lasciare la Rai. Per altro la famosa domanda alla finale di Fantastico 7 fu fatta dall’allora direttore di Sorrisi e canzoni, testata vicina a Fininvest.
Ricorda una frase che gli confessò in tutti gli anni in cui avete lavorato insieme e che in qualche modo lo rappresenta maggiormente?
Lui è tra i 4 mostri sacri della Tv insieme a Mike, Corrado e Tortora. Il suo mantra era: “quando si accende la luce rossa della telecamera quello è il momento più intenso della mia vita.” Poi partiva come un treno e portava a casa il programma.
Ci racconta un episodio del vostro cammino professionale?
Fra tutti i mostri della tv nessuno come lui faceva la diretta. Io l’ho visto in qualche modo beffare Marco Pannella. In una puntata di Serata d’onore dal teatro Verdi di Montecatini Terme lo face mettere in una determinata posizione della platea, dicendo ai fonici di insonorizzare solo il palco e metà della platea, l’altra metà no. Di Panella non arrivò nessuna traccia ai telespettatori, nonostante fosse venuto per contestare l’avvento in Rai delle sponsorizzazioni che stavamo testando proprio in quell’occasione.
Come ha conosciuto Pippo Baudo?
Dopo la riforma della Rai del 1975 fui assegnato dal direttore di Rai1 Emmanuele Milano all'intrattenimento della prima rete vicino a Giovanni Salvi. Iniziai così a lavorare con Pippo Baudo che già era una colonna della Rai.
Ha qualche aneddoto divertente da raccontarci?
Ricordo una volta che eravamo in ascensore nel palazzo di viale Mazzini io e Marco Zavattini. All'epoca conducevamo Apriti sabato nel pomeriggio di Rai1. Si aprirono le porte dell'ascensore ed entrarono Pippo con Alida Chelli, all'epoca sua compagna. Ricordo che la Chelli disse a Pippo: " loro si che conducono un bel programma, non come te". Facemmo tutti una grande risata.
Il programma più riuscito e quello meno riuscito di Baudo ed in particolare del vostro sodalizio professionale?
Il più riuscito è stato Novecento. Trasmissione che univa cultura e spettacolo. Pippo era coltissimo. Forse il meno riuscito fu Partita doppia.
Che tipo di rapporto aveva Pippo con la figura del dirigente Rai?
Di grande rispetto. Non abbiamo mai avuto veri litigi. Gli rimproveravo solo gli sfori orari. Sui contenuti editoriali era difficile toccare palla con lui e comunque erano sempre perfetti.
Domanda in qualche modo obbligatoria per chiudere questa chiacchierata, eredi di Baudo?
No, non ne vedo.
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