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Medicina
Cuore e cervello tornano alla vita dopo la morte: la straordinaria scoperta

Così vengono recuperate le funzioni molecolari e cellulari di diversi organi di maiali, dopo un'ora dalla morte

Organi di un corpo morto che tornano a funzionare, anche se solo in parte, dopo il decesso. È quanto emerge dallo studio di un gruppo di ricercatori di Yale, pubblicato su Nature, che evidenzia come siano state ripristinate alcune funzioni molecolari e cellulari di diversi organi (cervello, cuore, reni e fegato) di maiali morti da poco (circa un'ora). Benché non sia ancora possibile applicare la stessa tecnica agli uomini, la si potrebbe usare – sperano i ricercatori – per aumentare la disponibilità di organi per il trapianto e nelle terapie contro i danni provocati da ictus e attacchi cardiaci. 

L’importante risultato è frutto di un lungo lavoro. Già tre anni fa, lo stesso gruppo, guidato dal professore di Neuroscienze Nenad Sestan, era riuscito a riattivare i neuroni del cervello di 32 maiali a 4 ore dopo la morte. Ora, grazie al sistema OrganEx, l’effetto viene applicato a tutto il corpo dei mammiferi. "Questo esperimento è una continuazione di quello del 2019 e conferma la possibilità di un parziale ripristino degli organi dopo la morte. Abbiamo dimostrato che le cellule non muoiono così velocemente come si pensava e che possiamo ripararle a livello molecolare", spiega David Andrijevic della Yale University.

Vita dopo la morte: "Non è questo lo scopo, pensiamo ai trapianti"

OrganEx è composto da un sistema di pompe collegato al corpo del maiale e da un fluido, definito "perfusate", che viene introdotto nell’animale. "È una sorta di sangue artificiale, acellulare, contiene tredici composti chimici che contrastano l'infiammazione e la coagulazione e che prevengono la morte della cellula", spiega un altro degli autori, Zvonimir Vrselja.

Con questo sistema, cuore, cervello, fegato e reni hanno recuperato parzialmente alcune funzioni, ma ancora non è chiaro se la riattivazione sia sufficiente per consentirne l’uso nei trapianti. "L'applicazione sull'uomo è molto, molto, lontana nel tempo – sottolinea Stephen Latham, altro membro del gruppo - Dobbiamo prima studiare diversi aspetti dell'esperimento. Il nostro obiettivo non è invertire la morte o ricreare la vita e non vogliamo aprire il dibattito sulla morte cerebrale. Il nostro scopo è salvare degli organi e quindi delle vite umane".

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