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John Elkann tra Ferrari e Juve: coesione, lavoro, vittorie
Dopo il trionfo WEC in Bahrain, John Elkann chiede una Ferrari coesa anche in F1 e rilancia l’ambizione della Juventus: tradizione, unità e fame di vittorie.

Alla presentazione delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, John Elkann ha scelto di parlare non solo di sport nazionale, ma del suo doppio orizzonte:
Ferrari e Juventus. La cornice olimpica diventa il luogo ideale per ribadire una cultura del lavoro che va oltre i singoli risultati. E il primo risultato è fresco: «Abbiamo vinto il campionato del mondo endurance in Bahrain, sia costruttori sia piloti: quando la Ferrari è unita, ottiene grandi cose». È la fotografia di una squadra capace di trasformare la fatica di un anno in una notte di gloria.
Il trionfo nel WEC convive con il rammarico di Interlagos in Formula 1. Elkann non addolcisce: «I nostri meccanicistanno di fatto vincendo il campionato con pit stop e prestazioni; i nostri ingegneri hanno migliorato la macchina. Il resto non è all’altezza». Il messaggio scorre chiaro: servono piloti concentrati a guidare, a parlare meno, perché il secondo posto in classifica non è un miraggio ma un obiettivo a portata, se la squadra resta serrata come nel mondiale endurance.
La direzione tecnica non cambia: «In Vasseur abbiamo un team principal dedicato. È stato confermato in estate». Qui ritorna la parola chiave di queste settimane, coesione: quella che ha permesso alla Ferrari di resistere nelle difficoltà e di capitalizzare nel momento decisivo. Trasferire questa disciplina collettiva in F1 è la vera posta in gioco: il dettaglio fa punti, i punti fanno campionato. I meccanici che limano millesimi al box, gli ingegneri che aggiornano la vettura gara dopo gara e i piloti chiamati a pensare prima di tutto alla Ferrari: è questa la grammatica che Elkann vuole rendere stabile.
Quando il discorso vira sul calcio, l’orizzonte resta identico: unità e ambizione. «Abbiamo attraversato momenti difficili con la Juventus. Il nostro è il rapporto più duraturo: nasce con Edoardo Agnelli, passa per Gianni e Umberto, arriva ad Andrea e alle nuove generazioni, molto juventine». La continuità è un patto: «È importante che la Juventus vinca. Un allenatore con l’esperienza di Spalletti è l’esempio di ciò che serve: competenza e leadership». Le porte restano aperte a azionisti e sponsor, ma su una condizione non negoziabile: «Il nostro rapporto non va messo in discussione». Dalle prove del 2006 a quelle del 2022, la traiettoria, dice Elkann, è sempre la stessa: «Ne usciamo più forti».
Nel riflesso di Milano Cortina c’è quindi un’Italia che si prepara a misurarsi con il mondo, e un’idea di impresa che si misura sui fatti. La Ferrari ha dimostrato che una squadra unita può vincere dove conta, l’endurance, e che in F1 la strada passa da disciplina e silenzio operativo. La Juventus è chiamata a fare lo stesso: consolidare l’identità, trasformare le difficoltà in carattere, tornare a rendere normale ciò che i tifosi considerano naturale, vincere. È un invito misurato e, allo stesso tempo, esigente. Perché, come ripete Elkann, «quando la Ferrari è squadra, noi vinciamo». E quando la Juventus ritrova il suo DNA, il risultato è scritto nella storia.
Nel giorno in cui l’Italia accende la miccia verso il 2026, il filo conduttore è uno solo: meno rumore, più lavoro; meno dichiarazioni, più prestazioni. Dalla pista al campo, dall’endurance al campionato, è la stessa mappa: coerenza, responsabilità, ambizione. Il resto sono dettagli. Decisivi, come sempre.
