Auto e Motori
Motus-E sul Pacchetto Auto UE: basta alibi, serve politica industriale
Motus-E accoglie il nuovo Pacchetto Auto UE: archiviato il dibattito sul 2035, serve pragmatismo e un vero piano industriale per competere nell'era elettrica.


Il 16 dicembre 2025 segna uno spartiacque fondamentale per il settore automobilistico europeo.
Con la presentazione a Strasburgo del nuovo Pacchetto Auto UE, la Commissione Europea ha ridefinito i confini del dibattito sulla transizione ecologica. La reazione di Motus-E, l'associazione che raggruppa gli stakeholder della mobilità elettrica in Italia, non si è fatta attendere ed è netta: è finito il tempo delle discussioni sulla data di scadenza del motore termico, è ora di concentrarsi sulla sopravvivenza e il rilancio dell'industria.
Fabio Pressi, presidente di Motus-E, accoglie le novità con un approccio estremamente pragmatico. L'appello lanciato è chiaro: "Basta alibi". Per troppo tempo, secondo l'associazione, il dibattito pubblico e politico si è avvitato in modo ossessivo sulla data del stop 2035, distogliendo l'attenzione dalle vere urgenze. La priorità, ora che il quadro regolatorio è stato chiarito, deve essere una politica industriale seria, priva di ideologie e focalizzata sulla competitività della filiera europea in un mercato globale sempre più aggressivo.
Target 2035 rivisto: ossigeno per la filiera, ma la rotta è tracciata
Uno dei punti cardine del nuovo pacchetto è la revisione del target al 2035. La Commissione ha modificato l'obiettivo iniziale: non più il 100% delle vendite di nuove auto e van a zero emissioni, ma una riduzione complessiva delle emissioni del 90%. Il restante 10% potrà essere compensato attraverso meccanismi di flessibilità, come l'utilizzo di acciaio verde europeo nella produzione.
Secondo Pressi, questa modifica "darà il giusto ossigeno a una parte della filiera automotive", permettendo un adattamento più graduale per alcuni comparti. Tuttavia, il presidente di Motus-E mette in guardia da facili entusiasmi o errate interpretazioni: "Chi pensa che ciò possa tradursi in un rallentamento del processo di elettrificazione commette un errore pericolosissimo". La traiettoria tecnologica globale è ormai definita e irreversibile. I dati citati da Motus-E sono inequivocabili: se nel 2015 si vendeva un'auto elettrica ogni 100, oggi nel mondo quasi un'auto su quattro è full electric. Pensare di poter arrestare questo processo con una lieve flessibilità normativa significherebbe ignorare le centinaia di miliardi di investimenti già allocati dai costruttori globali verso la mobilità a batteria.
Innovazione e Rapporto Draghi: le priorità per salvare il lavoro
"Non si sfugge al progresso". Con questa frase lapidaria, Pressi sottolinea l'urgenza di guardare avanti. Per salvare i posti di lavoro e mantenere la centralità dell'Italia e dell'Europa nel settore, l'unica via è accelerare sull'innovazione. Motus-E richiama esplicitamente quanto sostenuto nel rapporto Draghi, indicando tre priorità assolute su cui concentrare gli sforzi: batterie, digitalizzazione e intelligenza artificiale.
Non investire massicciamente in questi ambiti vorrebbe dire, secondo l'associazione, "lasciare campo libero al resto del mondo in un comparto a dir poco strategico". La competizione non è più solo sulla meccanica, ma sul software e sull'accumulo di energia. L'Europa deve dimostrare di poter reggere il passo con i giganti asiatici e americani, e può farlo solo attraverso un piano strategico condiviso per il rilancio della filiera automotive estesa.
Semplificazioni e fondi: un giudizio "positivo con riserva"
Analizzando le proposte della Commissione in materia di supporto all'industria, il giudizio di Motus-E è "positivo, ma con riserva". Vengono accolte con favore le intenzioni di semplificare le normative e sostenere la filiera delle batterie, ma l'associazione chiede concretezza. "Bisognerà passare velocemente dalle parole ai fatti", avverte Pressi.
Il timore è che le risorse messe in campo possano rivelarsi esigue o, peggio ancora, difficilmente accessibili. Fino ad oggi, critica Motus-E, i meccanismi UE per il supporto industriale si sono rivelati troppo rigidi, fallendo nel tenere in giusta considerazione i reali costi operativi e le esigenze di produzione delle aziende. Serve, dunque, un cambio di passo nella gestione dei fondi: strumenti fruibili, rapidi e adatti allo scopo. L'Unione Europea deve guardare alle premialità e alle collaborazioni internazionali, rendendo operativi schemi di supporto coerenti e strutturati che valorizzino le produzioni locali.
Flotte aziendali e il ruolo marginale degli e-fuel
Il Pacchetto Auto tocca anche il tema del cosiddetto "fleet mandate" per le auto aziendali e la spinta verso le piccole auto elettriche. Per Motus-E la direzione è giusta, ma l'obiettivo non potrà essere raggiunto senza adeguati strumenti di incentivazione. Il tema della fiscalità delle flotte aziendali è cruciale, specialmente in Italia, dove l'intera filiera chiede da tempo una revisione delle norme per favorire il ricambio del parco circolante business.
Chiarezza viene fatta anche sul ruolo dei biocarburanti avanzati ed e-fuel. Pressi smorza gli entusiasmi di chi li vede come la salvezza del motore endotermico di massa. Il loro compito primario, spiega, sarà quello di alimentare navi e aerei, settori difficili da elettrificare. Per le auto, il loro contributo sarà limitato alla decarbonizzazione di una quota residuale, anche a causa dei costi elevati per i consumatori e dei volumi di produzione ancora incerti. Bisogna essere onesti con il mercato su questi aspetti per non creare false aspettative.
L'appello all'Italia: sbloccare il Fondo Automotive
Motus-E rivolge un appello diretto al Governo italiano. "Archiviata l’impasse sul quadro comunitario, ciascuno Stato membro deve fare adesso la propria parte". L'Italia, osserva Pressi, ha speso molte energie per chiedere una revisione delle normative europee. Ora che "sostanzialmente il 2035 non c’è più" come vincolo assoluto, è tempo di agire.
La situazione nazionale presenta criticità urgenti: il Fondo Automotive, già ridotto lo scorso anno, è attualmente fermo in attesa del Dpcm che ne regoli l'utilizzo. Motus-E chiede piani concreti per: promuovere l'innovazione, stimolare la domanda di veicoli elettrici (sia per privati che per aziende), formare i lavoratori per le nuove competenze richieste e, non ultimo, espandere la rete di ricarica. "Non possiamo permetterci di rimanere indietro sulle nuove tecnologie se vogliamo proteggere un’industria che può e deve continuare a essere un orgoglio nazionale", conclude Pressi. Il messaggio è forte: il tempo degli alibi è scaduto, ora serve la politica industriale.
