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Politica
CasaPound si schiera con Paragone. Attacca la svolta moderata di Meloni

CasaPound sta con Paragone. Critiche alla Meloni

Alle prossime elezioni del 25 settembre non vedremo più il simbolo della tartaruga di CasaPound, che dal 2013 era stato sempre presente.

Infatti, il non superamento dello sbarramento del 3% nel 2018- si erano fermati allo 0,95%- ha fatto cambiare strategia a Gianluca Iannone (fondatore anche della band ZetaZeroAlfa), leader della formazione di estrema destra.

Si è deciso di appoggiare Gianluigi Paragone e la sua Italexit e di favorire comunque una politica di “infiltrazione” negli altri partiti di destra, un po’ come ha teorizzato e fatto Marco Pannella con la sua strategia di “inseminazione” dei radicali nelel altre formazioni politiche.

La dirigente laziale Carlotta Chiaraluce sarà certamente candidata.

Tra l’altro, l’accordo tra CasaPund e Italexit ha fatto saltare quello tra Italexit e Alternativa (fondato dall’ex grillino Pino Cabras), entrambi “no green pass”.

C’è poi da dire che il portavoce di CP Simone Di Stefano ha lasciato la casa madre per fondare insieme a Mario Adinolfi (ex Pd), Alternativa per l’Italia. Invece il fratello Davide è rimasto in CasaPound con un ruolo di primo piano.

Inizialmente si era parlato di un passaggio di Simone Di Stefano direttamente in Fratelli d’Italia, ma la svolta atlantista di Giorgia Meloni ha bloccato tutto.

Ora CasaPound ha deciso di appoggiare Paragone nel suo partito “anti – sistema” e contro la “dittatura sanitaria” che però nasce tarato dall’eccessiva volatilità politica del fondatore, prima della Lega, poi addirittura dei Cinque Stelle, alleati strutturali del Partito democratico. C’è il sospetto che Paragone percorra le vie dell’opportunismo politico.

Il rapporto tra CasaPound Fratelli d’Italia è complesso e articolato.

Simone Di Stefano mi disse -in una intervista proprio per Affari che feci a lui qualche anno fa- che si ricordava benissimo quando andò ad aprire la porta della buia sezione di Colle Oppio dell’MSI e si trovò di fronte questa “ragazzetta” minuta ma già molto determinata, che voleva far politica nel Fronte della Gioventù.

Da allora spesso le strade di CP e FdI si sono incontrate per poi allontanarsi.

La stessa cosa accadde tra CasaPound e la Lega di Salvini -a partire dal 2014- tramite la mediazione di Mario Borghezio (allora al Parlamento Europeo), ma poi litigarono e la cosa non ebbe seguito.

Casa Pound ora critica la svolta moderata di Giorgia Meloni e la sua supposta acquiescenza alla “sinistra” che vuole fare gli esami del sangue a tutti sul grado di antifascismo.

Ma per governare non ci vuole solo ampio consenso, bisogna anche mediare con i propri alleati e qualche volta con i propri nemici, certo senza vendere l’anima al diavolo se no si cade nel dimaismo più smaccato.

In questo senso il prezzo da pagare è stata la svolta atlantista, ma è condizione imprescindibile per entrare nel novero dei possibili leader accettati internazionalmente per una grande democrazia occidentale come è l’Italia.

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