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Politica
Centro tra matrimonio e divorzio. Se Toti guadagna Renzi perde Brugnaro
Luigi Brugnaro e Giovanni Toti

Partito di centro tra stop and go. E a Palazzo si scommette sul divorzio Toti-Brugnaro

Tra stop and go, il partito di centro prova a prendere il largo. Ci sono giorni in cui sembra quasi fatta e altri, come oggi, in cui gli ardori e le belle speranze sono più sopiti. La verità è che le parole di Luigi Brugnaro, cofondatore insieme a Giovanni Toti di Coraggio Italia, nell'intervista a QN di ieri, hanno lasciato il segno. Il sindaco di Venezia non ci ha girato intorno ed è andato subito al sodo: "Queste fughe in avanti di Giovanni Toti e di Gaetano Quagliariello verso Matteo Renzi mi sembrano un po' premature, non ho apprezzato questo comportamento di alleanze che nascono a cena e poi casomai muoiono nell'arco di un mattino", ha detto, ribadendo un altro punto fermo e cioè l'ancoraggio al centrodestra.

Un avviso ai naviganti in piena regola, insomma. Tant'è che alla Camera, fonti centriste vicine al dossier, dietro garanzia di anonimato, si sbilanciano e a arrivano a prevedere un divorzio inevitabile tra Toti e Brugnaro: "Se non un divorzio, una separazione consensuale", affermano. "Una cosa è certa - dicono ancora -: se al Senato il gruppo di Italia viva e gli esponenti della componente che fa capo al governatore ligure e al senatore Gaetano Quagliariello si federeranno, questo primo passo darà la stura alla separazione".

Non solo, è la convinzione diffusa tra chi tifa partito di centro, "ma sbloccherà anche i moderati che ci sono in tutti i partiti, rispondendo finalmente a una domanda forte tra i cittadini". Sarà, ma qualche dubbio è legittimo. Soprattutto se si mettono in fila i "no, grazie" registrati negli ultimi tempi, da Carlo Calenda ad Antonio Tajani, mentre un democristiano di lungo corso come Gianfranco Rotondi oggi proprio lancia via social la convocazione del primo congresso di "Verde è popolare".
 

Partito di centro, che aria tira dalle parti di Coraggio Italia e Italia viva?

Comunque, tornando al proposito di Renzi e Toti di federarsi al Senato, al momento non ci sono date cerchiate in rosso per formalizzare questo primo step. Una brusca frenata indotta proprio dalle parole di Brugnaro? Alcuni centristi ne sono convinti: "Ora è il momento della prudenza". Ma c'è anche chi lancia il cuore oltre l'ostacolo e parla di ineluttabilità: "E' un passo che è già nelle cose. E' solo questione di tempo. Altrimenti il centro muore prima di nascere". Non manca infine chi tra le fila di Coraggio Italia aggiunge un tassello in più all'analisi e dice: "C'è anche da considerare l'attuale presa che il sindaco Brugnaro ha sulle truppe parlamentari. Dopo la vicenda dello Statuto e del 2 per mille, si stanno riducendo. Insomma, neppure la stabilità economica che il sindaco è in grado di garantire al partito fa più da collante come all'inizio…".  

La matassa comunque rimane difficile da sbrogliare.  E dalle parti di Italia viva che aria si respira? Anche qui fonti vicine al dossier smentiscono "ritardi e accelerazioni. Non ci sono né gli uni e né gli altri, ma per una ragione molto semplice; non c'è nessun calendario". Che si dialoghi, poi, "non è una notizia dirompente. Rapporti ottimi con tutti, inclusi Toti e Brugnaro. In generale - aggiungono -, noi siamo aperti alle interlocuzioni con coloro che non sposano la linea Landini-Conte da un lato e quella Meloni-Salvini dall'altro".

Una fonte qualificata di Iv, interpellata da Affaritaliani, infine, taglia corto: "La nostra attenzione, al momento, è rivolta all'assemblea di Iv del 26 febbraio a Roma. Noi siamo concentrati su Italia viva. L'obiettivo è far crescere il partito". Magari per accrescerne il peso e l'appeal anche in funzione di un progetto di centro?  Può darsi. Nel frattempo non si escludono nuovi innesti tra le file renziane, come pure si vocifera a Palazzo. 

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