Politica
Colpa della sinistra catto-comunista. Così l'abile Salvini ha preso il potere
Per quanto sia raffigurato dai media progressisti - Repubblica in testa - come l'Uomo forte, il Fuhrer o Duce del XXI°, il leone che sbrana la gazzella pentastellata, Matteo Salvini, non è altro che il prodotto di una sinistra catto-comunista, aventiniana, con poche e vecchie idee, che ballano tra la vocazione maggioritaria e il sessantottismo d'antan, senza un leader autorevole e un gruppo dirigente credibile ed affidabile.
Salvini è l'espressione viva, piaccia o non piaccia, di un vuoto d'idee e di strategia di chi, prima della sua ascesa, ha governato, per qualche lustro, il Paese o di persona - Romano Prodi, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni - o per interposta persona: l'economista della Bocconi e senatore a vita, Mario Monti che era - lo è ancora? - ben inserito nei piani alti del Potere finanziario, la Goldman Sachs e la Trilateral Commission, un gruppo di studio non governativo e non partitico fondato nel lontano 1973 da David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e da altri dirigenti e notabili, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski.
Sono rimasto impressionato dal rapporto della Trilateral Commission che ha avuto la collaborazione al livello più elevato degli Usa, dell’Europa, del Giappone. La conclusione […] è la seguente - denunciò in quegli anni l'acomunista Riccardo Lombardi - il sistema tende all'autoritarismo, pure se non al fascismo (perché questo probabilmente costa troppo). Quindi la persuasione che nel sistema capitalistico moderno è insita una spinta repressiva antidemocratica, connessa al sistema, riceve una conferma cosciente, una confessione ad alto livello, da questo documento.
Una sinistra che - non solo in Italia - nasconde ostinatamente il suo 'lato oscuro', come coraggiosamente evidenziato dall'economista greco, Yanis Varoufakis: ogni volta che siamo riusciti a mettere le mani sulle leve del potere, il tutto è degenerato abbastanza rapidamente. Non immeditamente, non dappertutto. Ma abbiamo costruito i gulag per i nostri compagni, ci siamo pugnalati l'un l'altro, come è successo nel 2015 con il governo Syriza di cui facevo parte. Quindi, a meno che non siamo autocritici come sinistrorsi e progressisti, a meno che non si tenga costantemente d'occhio il lato oscuro, a meno che non si superi l'ambizione personale e una certa tendenza al settarismo, avremo fallito nel nostro ruolo storico, proprio come abbiamo fallito nel periodo di mezza guerra, dove c'è stato il trionfo completo dell'oscurità, il nazismo [...] Abbiamo molti scheletri nell'armadio, dobbiamo essere vigili contro le nostre tendenze all'autoritarismo e al settarismo.
Una sinistra che - non solo in Italia - si frammenta e si divide, di recente Podemos, che ha perso le credenziali culturali e politiche minime per proporsi come forza di alternativa e anche di opposizione. C'è insomma un pauroso vuoto ideale che astutamente ed abilmente Salvini, come altri omologhi populisti di destra in Europa, ha colmato e colma sempre più, ben sfruttando l'insufficienza e l'approssimazione dell'attuale maggioranza - Di Maio e gruppo magico - che domina e condiziona tuttora il M5S, ad eccezione forse del Presidente della Camera, Roberto Fico.
Se si alza lo sguardo al di là delle Alpi si scopre che la sinistra europea (socialisti, socialdemocratici, progressisti, post comunisti) si avvia all'appuntamento di fine maggio per rinnovare il Parlamento europeo, è tutt'altro che unita e coerente e, come sostiene ancora Varoufakis, civilizzata.
Non resta che piangere...e affidarsi al solito, abusato combinato giudiziario-mediatico per decretare la vita o la morte di un governo - un tempo bastava una manifestazione delle tute blu a Piazza San Giovanni! - liberamente eletto dal voto popolare: è una prassi che con la Politica - un qualcosa fatto da uomini per il benessere psico-fisico di milioni e mlioni di uomini a prescindere dal colore della pelle, degli occhi e della lingua parlata, e non per sè e il proprio gruppo magico - non c'azzecca nulla.