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Politica
Coronavirus, arrivano le mascherine. Si possono produrre in deroga alle norme

L’Italia è duramente colpita dall’emergenza Coronavirus ma le mascherine protettive risultano introvabili.

Mancano in alcuni casi anche tra gli operatori sanitari. Anche il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed ha presentato un esposto all'Ispettorato del lavoro e alla Procura della Repubblica lamentando “la persistente grave carenza di dispositivi di protezione”, in particolare di mascherine.

I Paesi europei si sono chiusi a riccio, limitando l’esportazione di tale materiale medico. Una situazione a dir poco drammatica.

 

“Il Veneto potrebbe produrre le mascherine ‘made in Veneto’” aveva detto il governatore Luca Zaia pochi giorni fa, cercando una soluzione e aggiungendo: “chi ha la mascherina fa bene a utilizzarla. Purtroppo non ce ne sono e anche noi stiamo comprando da Sud Africa, America latina, India, Cina ma le difficoltà sono moltissime, le compriamo per rifornire i nostri sanitari. Voglio ricordare che tutti i Paesi del mondo non trovano mascherine, ci stiamo attrezzando per vedere se possiamo produrre qualcosa di alternativo”.

 

Diverse ore fa circolava insistente la notizia che un’impresa veneta, la Grafica Veneta, volesse produrle e che il Mise, ministero dello Sviluppo Economico, ne impedisse l’attività.

La notizia è erronea, sia perché non è il Mise ad autorizzare la produzione sia perché nel decreto di ieri, il Cura Italia, vista la situazione straordinaria, autorizza a produrle senza avere prima ottenuto l’omologazione passando dai laboratori di certificazione.

 

Dopo diverse telefonate di verifica, sia alla Regione Veneto che al Mise oltre che a Grafica Veneta (quest’ultima non rilascia dichiarazioni ufficiali), possiamo rassicurare i lettori che l’annuncio del governatore del Veneto, Luca Zaia, è andato in porto.

Il dispositivo medico, introvabile in questo momento, ha spinto Fabio Franceschi, capo di Grafica Veneta, ad avviare una linea di produzione nel suo stabilimento. L’azienda padovana di Trebaseleghe e leader a livello europeo nella stampa di libri si è messa “a disposizione per poter fornire alla cittadinanza degli schermi protettivi che possano aiutare a limitare il contagio durante gli spostamenti di primaria necessità”. Si è parlato di una produzione imponente, di circa 2 milioni di “mascherine” al giorno anche se Grafica Veneta avrebbe sempre fatto riferimento a “schermi protettivi” per bocca e naso e non a vere e proprie “mascherine”. Vedremo se il decreto faciliterà in ogni direzione, verso la produzione di mascherine, l’attività del bravo imprenditore italiano.

 

Per il Cura Italia è consentito produrre sia le chirurgiche sia i dispositivi di protezione individuale in deroga alle vigenti norme.

Le imprese produttrici “dichiarano che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla vigente normativa. Entro e non oltre 3 giorni dalla citata autocertificazione le aziende produttrici devono altresì trasmettere all’Istituto superiore di sanità ogni elemento utile alla validazione delle mascherine chirurgiche oggetto della stessa”. 

L’iter normale sarebbe invece un altro. Il soggetto che rilascia le licenze è un ente che si chiama Accredia che rilascia le autorizzazioni ai laboratori che danno la vera e propria marcatura di omologazione. Il Mise invece vigila su Accredia.

 

Se c’è una critica da fare al governo non è tanto su questo esempio, indirizzatosi verso una soluzione virtuosa, quanto sulle tempistiche con le quali si è adottata questa strada come dovrebbe essere intrapresa anche per gli altri aspetti dell'emergenza Coronavirus: bypassare ogni aspetto della burocrazia perché si sta cercando di salvare vite umane.

 

 

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