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Politica
Craxi, la figlia Stefania: “Avrebbe potuto ancora indicarci la rotta”

"Avrebbe avuto 87 anni. Un’età di tutto rispetto ma nella quale in molti possono ancora godere dell’affetto della propria famiglia e dei propri cari, dell’amore dei figli e dei nipoti. Eppure, Bettino Craxi, è scomparso a soli 65 anni vent’anni fa, in una terra “straniera ma non estranea”, ucciso dalla menzogna e dalla falsità ancor prima che da una malattia acuita dal dolore (e dalla scarsità delle cure) dell’esilio", spiega la figlia Stefania ad Affaritaliani.it.  "Craxi, che oggi sarebbe un ottuagenario, è stato spazzato via dalla vita pubblica a soli 59 anni, un’età in cui ancora molto e tanto avrebbe potuto dare al suo Paese, che ha servito con onore e con risultati – politici e di governo - di tutto rispetto, pur in frangenti complessi della storia internazionale".

Bettino Craxi ape
 

"Nel giorno del suo compleanno è doveroso ricordarlo non tanto e non solo per i ruoli ricoperti ma per le sue idee di progresso e civiltà, per il suo sincero impegno in favore della libertà, della democrazia, dei diritti di popoli oppressi dalla guerra, dal bisogno e dalla fame. Infatti, da Est a Ovest, passando dal Sudamerica al Mediterraneo, l’impegno di Craxi in favore della pace e della libertà non conobbe confini e remore ideologiche. Lottò tanto contro la destra reazionaria e golpista che contro il totalitarismo comunista e, sulla base di questa ispirazione liberale e democratica ha sostenuto - politicamente ed economicamente - l’opposizione al franchismo, i democratici cileni, i perseguitati dai colonnelli greci, il dissenso in URSS e nei paesi della “cortina”, l’azione di Walesa e di Solidarnosc in Polonia e molti altri ancora, svolgendo un ruolo decisivo nella vicenda degli “euromissili” e contrastando il disegno sovietico di “finlandizzare” l’Europa", sottolinea Stefania Craxi.

"Se in Italia Craxi si batté contro il terrorismo rosso e nero (provando inascoltato a salvare la vita di Aldo Moro), si spese per una grande riforma delle Istituzioni, appoggiò in modo deciso l’azione del generale Della Chiesa e, da presidente del Consiglio, difese la “sovranità” nazionale promuovendo una stagione di crescita e di sviluppo che portò il Paese nel G7, in sede comunitaria contribuì in maniera determinante alla costruzione di un’Europa unita, senza che ciò gli impedisse di cogliere con grande anticipo gli aspetti contraddittori emergenti nei Trattati e nella loro gestione concreta. È questa la grande lezione che Bettino Craxi lascia in eredità. Una lezione di futuro di chi ebbe la capacità di guardare alla politica con le lenti della storia. Se una falsa rivoluzione e una campagna di mistificazioni senza precedenti non avesse portato alla sua morte prematura, probabilmente, ancor oggi, saprebbe scrutare l’orizzonte e indicarci una rotta", conclude la figlia di Bettino Craxi.

 

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