Draghi: un anno vissuto pericolosamente, tra bollette, Pnrr, spread e vaccini - Affaritaliani.it

Politica

Draghi: un anno vissuto pericolosamente, tra bollette, Pnrr, spread e vaccini

Di Lorenzo Zacchetti

Il bilancio dei primi 12 mesi del suo Governo è decisamente in chiaroscuro: oggi "Supermario" è un po' meno Super...

Governo Draghi: il bilancio dei primi 12 mesi

È passato solo un anno, ma sembra un’eternità. Il 12 febbraio 2021, Mario Draghi saliva al Quirinale per sciogliere la riserva ed accettare la salvifica missione affidatagli da Sergio Mattarella: mettere ordine nel guazzabuglio della politica italiana, prendendo il timone di un Paese terremotato dalla crisi di Governo innescata da Matteo Renzi. Annunciato come “il governo dei migliori”, il nuovo esecutivo nasceva con un mandato molto preciso: guidare l’attuazione del Recovery Plan e portare a compimento la campagna vaccinale. Quanto è diverso lo scenario di oggi, soprattutto dopo che le ambizioni quirinalizie dello stesso Supermario sono andate in fumo!

 

Sondaggio: Draghi ha perso il tocco magico? VOTA

 

Andiamo con ordine, partendo dalla campagna vaccinale. L’ex Presidente della Bce ha puntato tutto sul Generale Figliuolo, grazie al cui lavoro oggi abbiamo l'81,95% dei cittadini vaccinato con prima dose, mentre sulla terza dose ci si ferma al 60,41%. Contando anche il vaccino monodose e i guariti, conta su una protezione almeno parziale l'85,16% della popolazione italiana. Tutti i numeri della pandemia fanno presagire una svolta positiva, tranne uno, ma non certo irrilevante: l’elevato numero dei decessi suscita diversi interrogativi, anche in un Paese dall’età media avanzata come il nostro. Siccome nemmeno la scienza ha ancora saputo dare una spiegazione in merito, sospendiamo il giudizio.

In campo economico, nel tanto decantato carisma di Draghi si è riconosciuta la vera garanzia richiesta dall’Europa per fare dell’Italia il principale beneficiario del Recovery, ma la sua “messa a terra” è tutt’altro che assicurata, cosa che comincia a preoccupare. Sono ben 55 le riforme che serviranno per arrivare alla fine del percorso, un obiettivo decisamente poco agevole per un governo che ha davanti a se’ un solo anno di mandato residuo, con inevitabili scontri preelettorali nella maggioranza-Arlecchino che lo sostiene. 

Più in generale, la decantata concretezza di Draghi, leader postideologico, ha portato a un coro di peana per il +6,5% registrato dal nostro Pil su base annua. I numeri non mentono, ma vanno analizzati e contestualizzati. In primo luogo ha certamente inciso il drammatico calo dell’anno precedente (-9%), rispetto al quale la successiva crescita rappresenta un fenomeno di rimbalzo. Non ci si può limitare a guardare il numero indicato all’ultima riga del report, quando nel frattempo sfuggono di mano le partite fondamentali per il Paese reale.

Il riferimento è senza dubbio alle numerose aziende in difficoltà, un panorama che sta diventando drammatico a causa della crisi energetica che ha portato a livelli insostenibili le bollette sia carico delle famiglie che delle imprese. Per quanto il fenomeno sia mondiale, lo specifico italiano è determinato da una marcata dipendenza dalle importazioni, che si sarebbe potuta affrontare solo con una politica energetica degna di questo nome. Risolvere il problema forse no, ma certamente si poteva cominciare. Invece si è parlato molto di transizione ambientale (peraltro facendo poco) e quasi per nulla degli strumenti necessari per realizzare il cambiamento. Il mero 5% del Pnrr riservato al tema energetico difficilmente potrà essere risolutivo.    

In un quadro nel quale alcuni ministri tecnici (i famosi “migliori” di cui sopra) hanno fatto discutere più dei vituperati ministri politici, Draghi non è stato granché aiutato a soddisfare le enormi attese che avevano anticipato il suo avvento. Nemmeno i fan più accaniti e i giornalisti più genuflessi possono negare che proprio in quest’anno si sia tornati a guardare con timore l’andamento dello spread, passato in dodici mesi da 90 a 166 punti base. Una dinamica certamente influenzata da vari fattori e non certo imputabile al Premier, ma nel contempo l’ennesima riprova che non basta evocarne il nome per scacciare i fantasmi che ci turbano. E comunque è proprio nei giorni del possibile trasloco di Draghi al Quirinale che gli sbalzi sono diventati inquietanti.  

Il fatto che la sola idea che Draghi potesse lasciare Palazzo Chigi ha gettato nel panico tutti i partiti dice più dello stato di salute della politica che dell’effettiva efficacia di un Governo bacchettato da Mattarella per il poco spazio lasciato al Parlamento e da migliaia di studenti per le scelte sulla scuola. Eppure c’è ancora chi fa ironia sui Dpcm di Giuseppe Conte e i banchi a rotelle di Lucia Azzolina! Il dato di fatto è che i cicli politici sono sempre più brevi e massacranti per chi li attraversa da protagonista. “Il potere logora chi non ce l’ha”, diceva Giulio Andreotti, ma quella era la Prima Repubblica: tutt’altra storia, da tutti i punti di vista. Oggi il potere sembra davvero letale per chi lo detiene, anche se sei una sorta di supereroe come Draghi.

 

Leggi anche:

Franco "demolisce" il Superbonus: "Tra le truffe più grandi della storia"

Pnrr, Draghi s'impantana sui bandi green: dopo Colao primi guai per Cingolani

Quirinale, i costruttori vogliono Draghi Premier: "E' necessario per il Pnrr"

Lista Draghi alle elezioni 2023. Rumor choc terremota partiti e coalizioni