Politica

Elezioni 2022: strategie comunicative e tic dei leader in campagna elettorale

Di Lorenzo Zacchetti

Meloni che per la prima volta parte da favorita, Berlusconi carico a pallettoni come negli anni '90, Letta impegnato nel difficile equilibrio con gli alleati...

Elezioni politiche del 25 settembre: le scelte comunicative dei leader verso il voto

 

Verso il 25 settembre. La campagna elettorale è cominciata da poco, ma già sul piano comunicativo e strategico si notano alcuni posizionamenti decisamente interessanti. Tra stili personali, tattiche di propaganda e tic nervosi, vediamo come i principali leader stanno cercando di conquistare il voto degli italiani.

 

 

 

 

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Giorgia Meloni
Per la prima volta nella sua carriera, sta interpretando il ruolo della “lepre” in fuga e non dell'inseguitrice, ma lo sta facendo bene. Chi parte (stra)favorito dai sondaggi deve puntare tutto sulla misura e badare in primo luogo ad evitare gli autogol: bisogna parlare poco, ma nel contempo presidiare il territorio (e ad esempio lei lo fa con la promessa di eliminare il Reddito di Cittadinanza), mandare messaggi rassicuranti ed evitare le polemiche inutili.

È riuscita con determinazione a farsi riconoscere come candidata Premier dai suoi alleati del centrodestra, quindi può affrontare con serenità anche gli avversari. Chi parla di lei come figura poco gradita all'estabilishment internazionale omette di ricordare che dal 2020 è Presidente dei Conservatori Europei e che è già stata Ministro di questo Paese (dal 2008 al 2011 nel Berlusconi IV, con delega alla Gioventù). Non si sono registrati sommovimenti popolari, in nessuno dei due casi. Comunque, dovrà munirsi di una pazienza degna di Giobbe, perché qui al 25 settembre è lecito attendersi qualsiasi tipo di provocazione. Per il momento i toni sono abbastanza rilassati sull'antico tema del ritorno al fascismo, che in questa campagna pare non attecchire granché. In sostituzione, è già arrivata la polemica sul presunto cambio di fede calcistica dalla Lazio alla Roma. E si sa che la cosa nella Capitale è particolarmente scabrosa, lo sarebbe stata anche al contrario.

 

 

Matteo SalviniMatteo Salvini
 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo Salvini
La Lega non sta vivendo il momento migliore della sua storia, ma Salvini ne è consapevole e non si può dire che lo stia gestendo male. Se consideriamo che in politica vincere significa ottenere il massimo risultato possibile, alle condizioni date, allora dobbiamo concludere che i recenti giudizi nei suoi confronti sono stati un po' ingenerosi.

Certo, il sostegno al governo Draghi – e le contemporanee manifestazioni di dissenso – è costato parecchio in termini di consensi, ma la scelta di togliergli la fiducia per andare a elezioni è stata azzeccata, da un punto di vista tattico. Se Giorgia Meloni fosse rimasta da sola all'opposizione per altri sei mesi, avrebbe accumulato un vantaggio incolmabile, invece in questo modo Salvini può puntare a vincere le elezioni come seconda forza della coalizione e quindi tornare al Viminale con la strada spianata. Non a caso, i primi temi sollevati dalla Lega in campagna elettorale sono stati sicurezza e contrasto all'immigrazione, due cavalli di battaglia sui quali le critiche alla ministra Lamorgese non sono mai mancate.