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Politica
Elezioni: Francia e Italia premiano gli estremi, eppure si guarda al centro
Matteo Renzi e Beppe Sala (IPA)

Sala, Renzi e (forse) Calenda e Di Maio cercano un... centro di gravità permanente

Un notevole astensionismo, la maggior parte dei consensi alle posizioni più nette (tanto a sinistra quanto a destra) e il centro sempre più schiacciato, con il fantasma dell’ingovernabilità che già si avvista all’orizzonte. Ma stiamo parlando della Francia o dell’Italia?

I punti di contatto tra il nostro scenario politico e quello dei mai troppo amati cugini d’Oltralpe sono piuttosto evidenti. In Francia Macron assiste impotente alla crescita della sinistra rivitalizzata da Melenchon, ma nel contempo viene pressato anche da destra con l’impennata del Rassemblement National, che schizza da 8 a 89 seggi. Per i macronisti di Ensemble! l’alleanza con uno dei due non è un’opzione praticamente e quindi la recente rielezione del presidente rischia di essere azzoppata dal rinnovo del Parlamento, che ha il potere di approvare le leggi. Certo, la Costituzione francese consente al Governo di convertire in legge un proprio progetto senza ulteriori avvalli (art. 49 comma 3), ma difficilmente questo strumento può bastare per arrivare serenamente a fine mandato.

Sarà quindi molto complicato per Macron continuare a guidare la Francia col suo stile moderato e vagamente postideologico: i suoi connazionali lo hanno confermato all’Eliseo più perché Le Pen fa ancora troppa paura che per reale soddisfazione verso il suo operato, ma alle politiche hanno preferito toni decisamente più radicali, sia in una direzione che nell’altra.

E’ esattamente lo stesso dato politico emerso sia dalla recente tornata elettorale italiana (amministrative e referendum), sia dai sondaggi che da tempo indicano Fdi e Pd come i due partiti in lotta per il primato dei consensi, con tutti gli altri a dividersi le poche briciole rimanenti. Stiamo parlando delle due forze politiche più nette nella posizione sul governo Draghi: tanto contraria Meloni quanto a sostegno Letta. Chi invece è stato ondivago è stato fortemente punito. Certo, ormai da tempo manca sullo scenario politico nostrano una convincente offerta politica di centro, ma è difficile capire quali siano le cause e quali siano le conseguenze.

C’è davvero spazio per una sorta di “nuova Dc”? Sala, Gelmini, Carfagna, Calenda (che nega), Renzi e forse anche Di Maio paiono pensarla così, visto che stanno ragionando su un progetto neocentrista (e poi anche ambientalista, ma questo ormai lo dicono tutti). Magari altri (come Giorgetti) potrebbero seguirne la strada in futuro, in caso di sviluppi positivi. Certamente c’è da rifletterci attentamente, visto che in questo quadro di aperta sfiducia nei confronti della politica tradizionale le uniche eccezioni riguardano le posizioni più radicali, con tanti saluti ai toni rassicuranti e paludati di chi preferisce collocarsi nel mezzo.
 

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